Pratica della tecnica del Caviardage

Dal punto di vista sociologico, l’uso del caviardage nella poesia sociale può essere visto come una forma di resistenza culturale. La poesia, in quanto arte, ha sempre avuto la capacità di fungere da specchio per la società, rivelando le contraddizioni e le ingiustizie che la caratterizzano. Tuttavia, mentre la poesia tradizionale tende a denunciare il disagio sociale o a raccontare storie di sofferenza, il caviardage va oltre, proponendo una forma di “trasformazione” del dolore e della difficoltà. La riflessione su questi temi, piuttosto che rimanere ancorata alla mera denuncia, diventa uno strumento di empowerment.

La scrittura poetica e il disegno sono due forme artistiche che, quando combinate, offrono un potente mezzo per esplorare e trasformare le emozioni, specialmente quelle legate a esperienze difficili o traumatiche. Per tale motivo mi auguro guadagni sempre più attenzione nelle scuole l’uso del caviardage, una tecnica che mira a “cancellare” gli aspetti negativi attraverso la scrittura e l’arte, creando così storie di speranza e rinascita. Questa tecnica offre agli scrittori stessi la possibilità di “reinventare” il negativo, ma dato il suo potere di penetranza, può essere davvero funzionale se usata nelle scuole.

Andiamo alla pratica!

Inizialmente, viene spiegato il concetto di caviardage agli studenti. Si sottolinea l’importanza di questa tecnica come strumento per reinterpretare la scrittura esistente, eliminando parole in eccesso e lasciando solo quelle che evocano significati profondi e rilevanti. L’insegnante propone una riflessione sul potere del linguaggio e sul suo utilizzo come mezzo di resistenza e trasformazione. In gruppo, si sceglie un testo poetico che tratti il tema della violenza di genere o del trauma. Il testo dovrebbe essere in grado di stimolare la riflessione e la discussione tra gli studenti. La lettura collettiva del brano stimola la comprensione e l’interpretazione condivisa, creando un punto di partenza per l’attività. Ogni studente è invitato a scegliere, all’interno del testo, quali parole cancellare e quali mantenere. Questo processo richiede attenzione e consapevolezza, in quanto ogni parola è selezionata con l’intento di rivelare nuovi significati o di esprimere emozioni che altrimenti potrebbero rimanere silenti. Gli studenti possono anche decidere di spostare o aggiungere parole per completare la loro nuova composizione poetica.

Il concetto di “cancellatura” non si riferisce solo a una correzione o a un annullamento fisico del negativo, ma a un processo psicologico ed emotivo che permette agli studenti di distaccarsi dalla negatività della loro esperienza.

Per integrare ulteriormente la riflessione, agli studenti viene chiesto di realizzare un disegno che rappresenti il racconto contenuto nella poesia che hanno creato. Questo permette di utilizzare il linguaggio visivo per esprimere emozioni che potrebbero risultare difficili da verbalizzare, completando così il processo di elaborazione del trauma. La scrittura poetica, combinata con il disegno, diventa così uno strumento per riscrivere la propria storia, rimuovendo i contorni del dolore e sostituendoli con quelli di una prospettiva più positiva. Successivamente, il gruppo si riunisce per un’attività di riscrittura collettiva, dove gli studenti collaborano alla composizione di una poesia che riassuma le riflessioni emerse durante il processo di caviardage. Ogni studente contribuisce con un verso o una parola che ritiene significativa, unendo così i diversi contributi in una sola composizione corale. Al termine dell’attività, gli studenti sono invitati a spiegare perché hanno deciso di cancellare certe parole, e cosa le parole selezionate rappresentano per loro. Questa discussione è fondamentale per il processo di elaborazione, in quanto permette agli studenti di confrontarsi sulle emozioni suscitate dalla scrittura e di comprendere più a fondo il potere del linguaggio. Viene poi avviata una riflessione finale sul trauma causato dalla violenza di genere, sulle difficoltà incontrate nella rielaborazione del testo e sulle sfide emotive durante il processo di scrittura. La discussione finale si concentra anche sul potere della comunicazione e del linguaggio, sottolineando come la scelta delle parole possa influenzare il modo in cui percepiamo e affrontiamo le esperienze traumatiche. Gli studenti riflettono su come il linguaggio non solo descriva, ma anche trasformi la realtà, diventando uno strumento per la liberazione e la consapevolezza.

Questo approccio, che combina la poesia, la riflessione e il disegno, è stato proposto come una tecnica per trasformare il dolore in crescita, in una sorta di catarsi che consente alla persona di superare il trauma e di rinascere a una nuova visione di sé. La relazione tra caviardage e catarsi è un tema centrale, poiché entrambi offrono un percorso di rielaborazione e superamento, utilizzando il linguaggio come strumento di liberazione emotiva e mentale.

La relazione tra caviardage e catarsi trova una sua applicazione nelle esperienze di trauma, in cui entrambi i processi svolgono una funzione terapeutica e trasformativa. La scrittura, il disegno e l’arte, attraverso il caviardage, fungono da strumenti di “purificazione” simili alla catarsi aristotelica, ma con una specifica attenzione alla rinascita dopo il trauma. Il trauma, che può essere di natura sociale, psicologica o emotiva, può essere rielaborato in un percorso che parte dalla sofferenza per giungere alla crescita e alla ricostruzione di sé.

Nel caviardage, gli individui vengono incoraggiati a “riscrivere” la loro storia di dolore in modo che essa non resti legata esclusivamente alla sofferenza, ma possa evolversi verso una nuova narrazione di speranza, cambiamento e rinnovamento. Proprio come la catarsi permette di “purificare” l’anima attraverso l’esperienza emotiva, il caviardage permette di “purificare” il trauma attraverso la creazione artistica e la rielaborazione delle emozioni negative.

Questa “rinascita” e “ricostruzione” dopo il trauma è un tema centrale nel lavoro educativo e terapeutico con i giovani, specialmente nelle scuole, dove i ragazzi affrontano diverse sfide emotive, sociali e familiari. Il caviardage offre una via per riscrivere, disegnare e trasformare esperienze dolorose in opportunità di crescita e sviluppo personale.

Esistono diversi autori e testi che trattano tematiche legate all’uso della scrittura creativa, della catarsi e dell’arte come metodo terapeutico per il cambiamento sociale, simili al concetto di caviardage di cui abbiamo parlato. James Pennebaker è uno dei principali ricercatori nel campo della scrittura terapeutica, un approccio che esplora come la scrittura possa essere utilizzata per affrontare il trauma, liberare le emozioni represse e migliorare la salute mentale e fisica. Il suo libro «Opening Up: The Healing Power of Expressing Emotions» (1997) è un’opera fondamentale che si basa su anni di studi scientifici, dimostrando come il semplice atto di scrivere delle proprie emozioni possa portare a significativi benefici psicologici. La relazione tra il concetto di scrittura terapeutica proposto da Pennebaker e quello di caviardage, pur se non ufficialmente connessi da un punto di vista accademico, può essere tracciata attraverso l’analisi dei loro obiettivi comuni: entrambi cercano di trasformare il negativo in positivo e di favorire un processo di guarigione interiore attraverso l’espressione emotiva.

In conclusione, la tecnica del caviardage si è affermata come uno strumento educativo potente e versatile in ambito scolastico, soprattutto per il supporto e l’elaborazione di situazioni difficili e traumi. Grazie alla sua capacità di favorire l’espressione emotiva in modo creativo e sicuro, il caviardage aiuta gli studenti a esplorare le proprie emozioni e a riflettere su esperienze difficili, promuovendo un ambiente scolastico inclusivo e supportivo.

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Yuleisy Cruz Lezcano

Yuleisy Cruz Lezcano, nata a Cuba, vive a Marzabotto, Bologna. Laureata in scienze biologiche e scienze infermieristiche e ostetricia presso l’Università di Bologna, ha pubblicato numerosi libri e conseguito riconoscimenti e premi. Collabora con blogs letterari italiani, di America Latina, Spagna e con il giornale letterario del Premio Nabokov. Il suo ultimo libro “Di un’altra voce sarà la paura” (2024, Leonida edizioni) è stato presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino edizione 2024.

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