La debacle Dem e la vittoria di Trump

Le elezioni americane hanno visto un ritorno trionfale di Donald Trump, una vittoria che ha scatenato indubbiamente un’ondata di riflessioni e autocritiche all’interno del Partito Democratico

Malgrado sondaggi inizialmente favorevoli e una crescente polarizzazione del dibattito politico, i Dem hanno perso terreno in diverse aree cruciali, portando alla sconfitta nelle presidenziali e alla perdita di seggi in Parlamento. Ma quali sono stati gli errori principali che hanno condotto a questa debacle?

Il rosso fuoco della mappa pubblicata da The City NYC, rappresenta bene tutte le aree della progressista New York che si sono spostate a destra e hanno preferito votare per Trump quest’anno rispetto al 2020. Più sono rosse, più si sono spostate a destra, anche se non significa che siano ancora in maggioranza: New York rimane ancora democratica.

C’è però una fetta di popolazione newyorkese della classe media che ha virato, che è esausta di pagare per servizi che non può ricevere perché spesso non è povera abbastanza da averne diritto, nonostante al tempo stesso non sia così ricca da non averne bisogno. E oltre alle tasse, il costo degli appartamenti che cresce, le spese che aumentano, le bollette di gas ed elettricità che sono un colpo al cuore ogni mese.

Il partito democratico ha dato questa fetta di elettorato per scontato, nelle grandi città, per almeno due decenni. Mappe come questa, e ci sono altri esempi in altre città liberal come Philadelphia, stanno urlando al partito che dovrebbe essere lì a rappresentare queste persone, che forse sarebbe giunto il momento di tornare a fare qualcosa per loro, senza parlare del problema Fentalyn che sta sconvolgendo la vita di molti. 

Uno dei principali errori strategici dei Democratici è stato infatti esattamente questo. 

Sottovalutare ciò che l’americano vuole, desidera, anela fortemente: la capacità economica, la sicurezza, l’indipendenza, non il sussidio. Non l’immigrazione selvaggia. Non la mancanza di tutela personale per strada. C’è voglia di polso duro e fermo. 

Ed è stato questo l’errore: sottovalutare il radicamento e l’impatto del messaggio di Trump, soprattutto nelle aree rurali e tra la classe media. Il voto popolare lo dimostra. Nonostante il calo di consensi tra alcuni gruppi demografici, il movimento trumpiano ha dimostrato una resistenza e una capacità di mobilitazione superiori alle aspettative. I Democratici, invece, hanno puntato su temi ritenuti più universali, come la giustizia sociale, le donne e la sostenibilità ambientale, la politica “Woke” che, sebbene importanti, non hanno saputo catturare pienamente le preoccupazioni economiche e lavorative degli elettori meno urbanizzati.

Balle di fieno bardate in sostegno a Trump a Willard, Missouri | via Shutterstock

Hanno investito meno risorse in aree rurali e industriali, dove il malcontento per la situazione economica è maggiore.

Tematiche lontane dal sentire comune, perché chi soffre della propria condizione sociale si sente alienato da temi come il cambiamento climatico e la questione dei “ diritti”, percepiti come primari rispetto alla sicurezza sociale ed economica.

Inoltre, la decisione di Joe Biden di ritirarsi tardivamente dalla corsa ha impedito lo svolgimento di primarie, facendo apparire la candidatura di Harris come una scelta calata dall’alto, senza un processo democratico interno.

L’assenza di una leadership forte e unitaria come la sua, scesa in campo all’ultimo minuto per coprire una voragine dopo il ritiro di Biden, gettata in pasto ad una campagna elettorale che valeva un minimo di nordista, ha ulteriormente indebolito il messaggio dei Democratici. A differenza del Partito Repubblicano, che ha mostrato una coesione intorno alla figura di Trump, i Dem si sono presentati inoltre divisi tra l’ala progressista e quella moderata. Questo ha creato una mancanza di visione chiara, rendendo difficile per gli elettori identificarsi con un messaggio coerente.

Lo Scarso Coinvolgimento della Base Giovanile e delle Minoranze è un altro aspetto da considerare. 

I Dem hanno sempre avuto un ampio supporto tra i giovani e le minoranze, ma questa volta non sono riusciti a motivarli come in passato. Il mancato impegno nella creazione di un messaggio veramente inclusivo e ispirazionale ha fatto sì che molti potenziali elettori rimanessero disinteressati o disillusi.

Molti giovani e rappresentanti di minoranze hanno percepito una mancanza di azioni concrete in questi quattro anni di reggenza Biden sui temi più cari, come la riforma del sistema educativo e della polizia, e la campagna non ha sfruttato appieno le nuove piattaforme social e i canali digitali per coinvolgere i giovani in modo significativo.

I Temi Chiave di Trump sono stati Sicurezza e Economia, temi importanti, impellenti. 

I Democratici invece hanno investito molte energie su questioni che, sebbene altrettanto importanti, non risuonavano con l’urgenza percepita dagli elettori sulle questioni economiche e di sicurezza. Trump, d’altro canto, ha saputo manipolare il discorso sulla “law and order” e sugli interessi economici degli americani medio-bassi, offrendo risposte semplici e dirette, ha capitalizzato su timori legati alla criminalità e alla sicurezza delle città, attirando elettori preoccupati dalla narrativa sul crimine. Il messaggio repubblicano è riuscito a convincere molte persone che Trump avrebbe favorito un rilancio economico post-pandemia, sottolineando una politica “America First” che ha fatto presa sugli elettori di classe media.

Le elezioni, inoltre, sono state caratterizzate da una massiccia diffusione di accuse, notizie false e teorie del complotto da parte della sinistra, che anziché essere impegnati a difendere i propri valori, addossavano all’avversario. 

La vittoria di Trump è stata una chiara sconfitta per il Partito Democratico, che si è trovato impreparato a rispondere al carisma e alla comunicazione diretta del suo avversario. Per recuperare, dovranno fare un profondo esame di coscienza e ridefinire le proprie priorità, focalizzandosi su un messaggio più coeso e vicino ai bisogni concreti degli elettori americani. Non bastano i vip e le personalità del mondo dello spettacolo, tra l’altro ben lontani dalle problematiche dei cittadini di classe medio bassa, e soprattutto lontano dagli stili di vita che molti oggi hanno al di sotto della media di anni fa, ma occorre tornare a dialogare agli elettori con un approccio più realistico e inclusivo. E soprattutto non puntare sul demonizzare l’avversario, ma ritrovarsi a ascoltare e dialogare per riguadagnare la fiducia degli americani e a evitare una nuova debacle nelle prossime elezioni.

Senza un programma chiaro e dettagliato, rischia di perdere la propria identità, presentandosi come una forza anti-Trump piuttosto che una forza politica con una visione autonoma e propositiva, soprattutto in un contesto di crisi economica e incertezza, come quella in cui versa l’America post Covid, dove i cittadini e le imprese cercano soluzioni, non scontri ideologici. 

La retorica aggressiva rischia di apparire sorda alle preoccupazioni reali e di generare un distacco tra il partito e i cittadini. Le persone vogliono ascoltare proposte concrete che abbiano un impatto diretto sulla loro vita quotidiana e che possano risolvere problemi come il costo della vita, l’accesso al lavoro e la qualità dell’istruzione. 

Non ha pagato incentrare il programma elettorale sulle donne, l’aborto, I diritti civili e l’immigrazione.

È populismo. Serve altro. 

Picture of Antonella Gramigna

Antonella Gramigna

Giornalista toscana con esperienza nel settore enogastronomico, luxury brand e politica internazionale. Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Comunicazione Politica, promuove il Made in Italy e collabora con gli Stati Uniti. Scrive per stampa e web, con focus sull’atlantismo.

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