C’è un legame solidissimo tra l’Italia e gli USA, che affonda le sue radici e trova la sua motivazione nei flussi migratori di fine ‘800, inizi ‘900. Tra gli italiani in cerca di fortuna e libertà nel Nuovo Continente c’erano pure i miei bisnonni, Vincenzo e Tommasina. Dopo qualche anno, raggiunta la stabilità economica, sono tornati in Patria, così le loro figlie ed i loro figli sono nati sia in America che in Italia, tutti nel Novecento; da oltre un secolo, vite e relazioni della mia famiglia si intrecciano al di qua ed al di là dell’oceano, esistenze che devono tutto al coraggio di Vincenzo e Tommasina.
Oggi l’Italia è teatro di un fenomeno inverso, almeno nei grandi numeri. Oltre 5,3 milioni di stranieri vivono nel Belpaese, quasi il 10% della popolazione. Solo nel 2024, più di 217.000 hanno ottenuto la cittadinanza. Ma il percorso per diventare italiani è ancora molto lungo per i cittadini non comunitari: dieci anni di residenza, un reddito stabile, conoscenza della lingua italiana e una fedina penale pulita.
Sul tema, però, ci sono due novità recenti: un Referendum imminente, che ci chiama a votare per facilitare l’acquisizione della cittadinanza agli stranieri che vivono nel nostro Paese; una riforma approvata, che sta ridisegnando profondamente l’accesso alla cittadinanza per chi ha origini italiane e vive fuori dai confini.
È entrata in vigore sabato scorso, infatti, la nuova legge sulla cittadinanza, L. n. 74 del 23 maggio 2025, che introduce procedure più snelle e tempi certi per ridurre le lunghe attese, ma allo stesso tempo rafforza i controlli sui requisiti dei richiedenti attraverso un maggiore uso delle banche dati. La riforma riguarda sia la naturalizzazione che l’acquisizione per matrimonio e garantisce maggiore efficienza, sicurezza e uniformità nazionale nei processi. Le modifiche si applicano alle nuove domande e, in parte, anche a quelle già pendenti, con ulteriori dettagli operativi che saranno definiti da prossimi decreti ministeriali. La cittadinanza per discendenza (ius sanguinis) sarà riconosciuta automaticamente solo per due generazioni: potrà ottenerla solamente chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia. A questo si aggiunge che i figli di cittadini italiani otterranno automaticamente la cittadinanza se nascono in Italia oppure se, prima della loro nascita, uno dei loro genitori “cittadini” ha risieduto almeno due anni continuativi in Italia. Tra gli obiettivi principali c’è quello di ridurre le lunghe attese nei consolati dove oggi le richieste si contano a centinaia di migliaia ed i tempi possono superare i dieci anni, ma non meno importante è il fine ultimo di contrastare gli abusi e la “commercializzazione” dei passaporti italiani.
Per chi mantiene legami culturali e familiari con l’Italia, la nuova legge punta ad offrire una procedura più snella e chiara. Chi si rifaceva a discendenze più lontane, però, potrebbe restare escluso e, per questo, sono nate tante discussioni e polemiche, anche in Parlamento.
Questa riforma restrittiva sullo ius sanguinis arriva in un momento particolare, dato che, l’8 e 9 giugno, gli italiani saranno chiamati a votare, tra gli altri quesiti, anche per una proposta di modifica storica: ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza richiesto agli stranieri che provengono da Paesi extra UE per ottenere la cittadinanza. Una misura che potrebbe interessare subito oltre 2 milioni di persone residenti in Italia da almeno cinque anni, già integrate nella vita sociale, economica e culturale del Paese.
Il cambiamento avrebbe effetti concreti sin da subito: quasi 915.000 studenti stranieri frequentano oggi le scuole italiane, e il 65% è nato in Italia. Molti di loro vivono da sempre in Italia, ma non sono ancora cittadini. Il risultato? Barriere burocratiche, meno opportunità educative ed un tasso di abbandono scolastico doppio rispetto ai coetanei italiani.
È difficile trovare un equilibrio di tempi e requisiti quando si gioca con le esistenze di milioni di esseri umani, oggi come due secoli fa. Ogni italiano, con il prossimo Referendum, è chiamato a contribuire a queste scelte importanti per il nostro Paese: anche tu che vivi oltreoceano, come Vincenzo e Tommasina più di cento anni fa.