Dante: antidoto contro la paura una serata con Ann Goldstein

‘How can you not fall in love?’. Reagisce così, istintiva e innamoratissima Ann Goldstein, traduttrice riconosciuta a livello internazionale, dopo aver letto le prime righe della Divina Commedia in italiano. 

Nell’incontro di ieri, 20 marzo, alla libreria Rizzoli, ha partecipato a una puntata del programma radiofonico ‘Person Place Thing’ condotto da Randy Cohen dove, per l’appunto, viene richiesto a ogni ospite di scegliere una persona, un luogo e una cosa dei quali parlare. Nell’atmosfera intima e informale della libreria, Goldstein, che per l’occasione sceglie Dante, Roma e la sua grammatica latina del Liceo, colpisce per la delicatezza delle sue parole, per il sorriso che le si apre in volto ogni volta che si parla d’Italia, per quella riservatezza d’altri tempi che dovrebbe essere d’esempio a molti. Non lascia mai tuttavia che le sue parole, asciutte e precise, rimangano vuote, come puro esercizio estetico: le riempie infatti di ricordi, di esperienze, di vita densissima che ha saputo scrivere e riscrivere attraverso le opere dei grandi della nostra letteratura. Se vogliamo parlare di traduttori come scrittori, sono certa che Camilleri la definirebbe una ‘scrittrice di cose’, più che di parole. 

Nella sua lunga carriera ha tradotto Pasolini, Leopardi, Primo Levi, e la tetralogia napoletana di Elena Ferrante, amatissima, quasi osannata, qui negli States. Un ruolo non semplice il suo, ruolo che spesso—ripescando le parole dei più importanti teorici della tradizione—le richiede di farsi invisibile, di negoziare, di scegliere il cosa e come di una lingua ricca e sfaccettata come la nostra. 

È evidente: Ann Goldstein ama il suo lavoro. È altrettanto evidente però che è estremamente consapevole delle difficoltà che questo comporta. A un giovane ragazzo che a fine intervista le chiede quali consigli darebbe a chi vuole diventare traduttore professionista, infatti, risponde—senza mai perdere il sorriso—‘Bè, consiglierei di trovarsi anche un altro lavoro’. 

C’è una lingua impossibile da non amare, quindi, e un altrettanto impossibile—quantomeno difficile e temerario—tentativo di portarla in altre lingue. Eppure, questo amore non l’ha mai frenata nel buttarsi senza remore nel complicato mondo della traduzione. Credo che la scelta di Dante per parlare di un tema così contemporaneo come il mercato del lavoro sia quantomai azzeccato, soprattutto per parlare a quei giovani che spesso si fanno bloccare dai finti grandi che dicono loro ‘È impossibile!’. Dante infatti, come racconta entusiasta la Goldstein, ci insegna con l’esempio che riconoscere la paura, affrontarla e parlare della paura stessa è il primo passo per vincerla, ed è proprio da quel primo passo che tutti quanti sono partiti. 

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Veronica Gianello

Veronica Gianello è Adjunct Professor di Italiano presso la City University of New York, dove svolge un dottorato in Comparative Literature all’interno dell’Italian Specialization del Graduate Center di Manhattan. Si occupa di letteratura di confine, ecoscrittura e geo-fiction. Il suo ultimo lavoro ‘Bodies in between: (dis)activating borderlands in Netflix’s Curon’, è stato presentato a NeMLA 2024.

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