Crisis Management, dai tavoli alle soluzioni: come si salva la reputazione di un’azienda

Dalle linee guida dei professionisti alle procedure che funzionano davvero: cosa fanno le aziende quando devono rispondere in fretta a un problema, e come si organizzano per evitare di commettere errori

Gestire una crisi aziendale significa attivare processi e strategie per preservare l’immagine di un’impresa da eventi imprevisti. Problemi interni, denunce di sfruttamento del lavoro, fughe di dati, polemiche esplose sui social: qualunque sia la causa, la risposta deve essere tempestiva e ben coordinata.

Secondo le best practice di settore, la prima mossa consiste nel definire un piano di gestione: stabilire chi prende le decisioni, chi comunica con la stampa e chi verifica le informazioni in arrivo. Una struttura chiara aiuta a evitare contraddizioni e ritardi, che di solito peggiorano il quadro generale.

Monitorare i canali di informazione e i social network è il passo successivo. Individuare voci, segnalazioni o dibattiti che riguardano l’azienda consente di capire l’origine del problema e la sua portata. Senza una mappatura continua, si rischia di reagire troppo tardi o in modo impreciso.

In presenza di accuse, le aziende più organizzate convocano un “tavolo di crisi”, coinvolgendo dirigenti responsabili (l’amministratore delegato, l’ufficio legale, responsabile comunicazione, area HR, il responsabile della security) e, se necessario, consulenti esterni. Tale gruppo elabora una strategia condivisa che copre l’intero ciclo di vita della crisi: dall’analisi dei fatti fino alla chiusura dell’emergenza, passando per le comunicazioni verso i media o le autorità.

Non sempre le imprese sono strutturate per un tavolo di crisi formale: in alcuni casi si tratta di multinazionali che sanno già come impostare il protocollo, in altri bisogna costruire la procedura da zero, con telefonate ed e-mail dove si cerca di mettere ordine nel caos.

Soltanto in poche realtà di grandi dimensioni è effettivamente previsto un tavolo di crisi codificato, ma molto spesso le imprese, pur essendo gigantesche, non hanno previsto la procedura per l’apertura di un tavolo di crisi. Ma sia nelle imprese più organizzate, sia in quelle prive di procedure definite, la metodologia di intervento ruota attorno agli stessi principi: analizzare i fatti, valutare le responsabilità, costruire una comunicazione chiara e avviare soluzioni concrete e prevedere azioni di mitigazione.

Che l’azienda abbia già un tavolo di crisi definito o meno, l’approccio cambia sensibilmente: se esiste una procedura, ci si attiene a un iter ben delineato, già rodato e condiviso; se invece non è presente, occorre costruirlo ex novo insieme al cliente, analizzando le dinamiche interne, definendo ruoli e responsabilità e delineando un percorso di intervento su misura.

Tra i problemi più frequenti che emergono durante una crisi, ci sono le informazioni contraddittorie all’interno dell’azienda, la mancanza di un portavoce autorevole e l’assenza di documenti che possano smentire accuse o chiarire responsabilità. In questa fase, ogni testimonianza va raccolta con la massima precisione, perché basterebbe un’informazione sbagliata a far crollare la credibilità di tutto il gruppo di lavoro.

Secondo le linee guida condivise dai professionisti del settore, è fondamentale procedere al fact-checking interno prima di diramare comunicati ufficiali. Verificare l’accuratezza delle informazioni evita che l’azienda smentisca o confermi aspetti non del tutto chiari, rischiando di alimentare ulteriori sospetti.

Il passo successivo è definire la strategia comunicativa: individuare quali canali si useranno per parlare all’esterno (media, social, comunicati interni) e adottare un tono aderente alla realtà dei fatti. Se ci sono responsabilità, vanno ammesse e illustrate le soluzioni in corso; se invece le accuse sono prive di fondamento, una replica accurata e ben documentata contribuisce a ristabilire la verità.

Ogni crisi ha una durata variabile. Nei casi più rapidi, bastano alcuni giorni per placare il clamore e rassicurare gli interlocutori. Quando, invece, i problemi segnalati hanno radici profonde, può servire un lavoro più lungo, che coinvolge riforme organizzative e un controllo ulteriore da parte di enti esterni o organismi di vigilanza.

Al termine dell’emergenza, gli esperti consigliano di effettuare un’analisi post-crisi per capire cosa abbia generato l’evento e quali aspetti debbano essere migliorati. Alcune aziende introducono nuove procedure interne, mentre altre potenziano i canali di ascolto dei dipendenti, rendendoli più trasparenti e sicuri.

Se emergono problemi reali, l’azienda può riconsiderare l’intera filiera o i processi di controllo qualità. Questo passaggio dimostra che si è disposti a imparare dagli errori, magari riducendo la probabilità di rivivere situazioni simili.

Per le realtà che non dispongono di un tavolo di crisi formale, la consulenza esterna può essere decisiva: chi ha già affrontato situazioni complesse apporta un know-how difficile da costruire in tempi brevi. Ciò permette di approntare un sistema di monitoraggio, individuare le figure chiave e accelerare le procedure di intervento.

L’adozione di buone pratiche di crisis management non serve soltanto a “spegnere un incendio”, ma a rafforzare la struttura dell’azienda per il futuro. Anche le imprese più grandi e visibili, come dimostrano casi noti, possono essere colte impreparate; per questo, l’esperienza di chi opera in prima linea risulta preziosa per prevenire e gestire emergenze di ogni tipo.

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Carmine Spatolisano

Carmine Spatolisano, nato a Milano nel 1970, è il CEO di Telejnform, azienda a conduzione familiare fondata dal padre. Ha sempre cercato di innovare tecnologicamente i contenuti dei servizi dell’azienda, sviluppando le piattaforme nandonline.com e telejnform.com, che forniscono analisi economiche e reputazionali su aziende in tutto il mondo. Fin dal 2016, ha realizzato un servizio di Due Diligence su terze parti, anticipando quanto previsto dalla direttiva europea sui diritti umani e la sostenibilità ambientale n. CS3D del 29.05.2024.

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