New York è una città enorme, fatta di luci, grattacieli e frenesia, ma anche di angoli nascosti e quartieri che sfuggono al turismo di massa. Anche chi vive qui da anni può ancora scoprire luoghi segreti, e Hudson Heights è uno di questi. Sezione di Washington Heights, tra il fiume Hudson e Fort Washington giusto a nord della 178ma strada, è un rifugio di pace, storia e panorami mozzafiato, lontano dal caos di Midtown ma ancora incredibilmente connesso alla grande energia di Manhattan.
La breve storia di Uptown Manhattan
Un tempo geograficamente separata dal resto di New York, l’estremità settentrionale di Manhattan era un’oasi bucolica per i ricchi della città. Le sue colline, le sue foreste secolari e le spettacolari vedute sul fiume Hudson la resero una meta ambita per le sontuose tenute della Gilded Age.
Ma nel XX secolo l’arrivo della metropolitana cambiò tutto, collegandola rapidamente al resto della città. Gli eleganti palazzi Art Déco attirarono immigrati: prima gli irlandesi, poi un mix di ungheresi e polacchi durante la Prima Guerra Mondiale. Con l’ascesa del nazismo, migliaia di ebrei tedeschi trovarono qui rifugio, tanto che il quartiere fu soprannominato Frankfurt-on-the-Hudson. Negli anni ‘50 seguirono greci e russi e negli anni ‘60 e ‘70 la zona, soprattutto quella ad est della Broadway, divenne il cuore della comunità dominicana negli Stati Uniti. Negli anni ‘80 e ‘90, la crisi del crack portò criminalità e degrado. Ma la zona ad ovest della Broadway è sempre stata diversa dal resto di Washington Heights.
Nel 1989, lo storico ebreo Steven M. Lowenstein scrisse:
La maggiore distanza sociale si trovava nella zona a nord-ovest, appena a sud di Fort Tryon Park, che era e rimane la sezione più prestigiosa… Questa differenza era già evidente nel 1940, è continuata inalterata nel 1970 ed era ancora percepibile nel 1980.
Il nome Hudson Heights iniziò a diffondersi negli anni ‘90 per identificare la zona e distinguerla dal passato fortemente tedesco e dal resto di Washington Heights, fortemente degradato. Oggi è una delle zone più sicure e ricercate della città, un angolo che, con la sua storia ricca, le sue viste spettacolari sull’Hudson e la sua atmosfera quasi europea, rappresenta una vera e propria gemma da esplorare. La esploreremo con un percorso che da sud verso nord tocca i punti salienti di questo affascinante quartiere di New York dalla fermata 175 dell’A train fino alla 190.
La Stazione degli autobus del George Washington Bridge: un pezzo di Italia nascosta
La stazione degli autobus del George Washington Bridge è un punto di transito fondamentale per New York, con un traffico giornaliero di circa 2000 passeggeri e 1000 autobus, ma quasi nessuno sa che fu progettata dal celebre ingegnere italiano Pier Luigi Nervi – noto per opere come il Pirellone di Milano e lo Stadio Flaminio di Roma. La struttura, uno dei pochi edifici che progettò fuori dall’Italia, fu inaugurata nel 1963 per sostituire le aree di carico degli autobus sui marciapiedi, è costruita con imponenti travi in cemento armato, il cui design, visto dall’alto, ricorda le ali di una farfalla.
Il George Washington Bridge: il gigante d’acciaio
Inaugurato nel 1931 con un’unica carreggiata, il George Washington Bridge ha visto l’aggiunta di un secondo livello nel 1962, diventando l’unico ponte sospeso al mondo con 14 corsie. Con oltre 105 milioni di veicoli che lo attraversano ogni anno, è il ponte più trafficato del pianeta. Progettato dall’ingegnere svizzero Othmar Ammann, il ponte non fu inizialmente concepito per esibire la sua struttura in acciaio, ma con il tempo divenne un’icona dell’ingegneria moderna. Ammann lasciò un’impronta indelebile su New York, progettando anche il Verrazzano-Narrows Bridge, il Bronx-Whitestone Bridge e il Lincoln Tunnel. Di notte, il ponte si illumina in modo spettacolare, mentre in occasioni speciali – tra cui il Martin Luther King Jr. Day e il Giorno dell’Indipendenza – ospita la più grande bandiera americana a sospensione libera del mondo.
La Little Red Lighthouse: Una Storia da Favola
Sotto l’imponente struttura del ponte si trova un gioiello nascosto: la Little Red Lighthouse, l’unico faro rimasto sull’isola di Manhattan. Originariamente costruito nel 1880 a Sandy Hook, New Jersey, il faro fu trasferito nel 1921 a Jeffrey’s Hook, un pericoloso punto di navigazione sull’Hudson. Con l’arrivo del ponte nel 1931, le sue luci resero il faro superfluo, portandolo alla dismissione nel 1947. Quando nel 1951 si parlò di smantellarlo, il celebre libro per bambini The Little Red Lighthouse and the Great Gray Bridge di Hildegarde Swift e Lynd Ward mobilitò l’opinione pubblica per salvarlo. Oggi, il faro è un’attrazione amata, celebrata ogni anno con un festival a settembre, che include letture del libro e visite guidate. Un piccolo simbolo di resistenza e identità nel cuore della città che non dorme mai.
Da Paterno Castle a Castle Village: Un Sogno Italiano a New York
Prima che sorgesse il complesso residenziale di Castle Village, il sito ospitava il sontuoso Paterno Castle, costruito tra il 1905 e il 1916 per volontà di Charles Paterno. Il castello, ispirato a un luogo italiano che lo aveva colpito profondamente quando era ragazzino, era un capolavoro di lusso e ingegneria.
L’enorme residenza di quattro piani comprendeva 35 stanze, un vialetto sotterraneo che lo collegava a Riverside drive, giardini all’italiana, una piscina interna con acqua filtrata dall’Hudson, una cantina per la coltivazione di funghi, una biblioteca, una sala da ballo con vista sul fiume, un bagno turco e un organo di incredibile valore programmato per suonare automaticamente a determinati orari, incluso il mattino presto per svegliare il proprietario.
Sebbene la facciata dell’edificio fosse di ispirazione medievale, l’interno presentava uno stile eclettico: il salotto era arredato in stile Luigi XV, la sala da pranzo in stile coloniale e la biblioteca presentava elementi asiatici. Metà del tetto era dedicato a un giardino pensile con una grande serra e un solarium. All’esterno, la proprietà comprendeva giardini all’italiana, serre, colonnati, fontane e pergolati.
Nel 1938, con la crescente urbanizzazione della zona, Paterno demolì il castello per costruire Castle Village, riconoscendo la crescente domanda di appartamenti di lusso immersi nel verde. Progettato dall’architetto George F. Pelham Jr., il complesso di cinque torri fu tra i primi a impiegare il cemento armato, e il loro design richiama le torri fortificate medievali.
Hudson View Gardens: una comunità giardino a Manhattan
Nel 1924, prima della demolizione del castello, Paterno realizzò un altro ambizioso progetto: Hudson View Gardens, complesso in stile Tudor, nato come alternativa alla fuga della classe media verso i sobborghi. Progettato dall’architetto George F. Pelham e dal paesaggista Robert B. Cridland, Hudson View Gardens fu concepito come una “comunità giardino”, con ampi spazi verdi e viste panoramiche sull’Hudson e su Bennett Park. Composto da 15 edifici, oggi riconosciuto come un’importante testimonianza storica e, dal 2016, è iscritto nel National Register of Historic Places.
Bennett Park: da campo di battaglia a parco cittadino
Questo angolo verde di Upper Manhattan ha una storia legata alla Guerra di Indipendenza Americana. Durante il conflitto, il generale George Washington e le sue truppe si accamparono su una collina strategica chiamata Fort Washington per monitorare l’avanzata degli inglesi. Dopo la sconfitta nella battaglia del 16 novembre 1776, i britannici presero il controllo del fortino.
Nel 1856, sul sito di Fort Washington venne costruita la prima casa privata e di seguito la proprietà venne venduta a James Gordon Bennett Sr., il quale la utilizzò come residenza estiva. Successivamente, i discendenti di Bennett donarono il terreno alla città, che nel 1913 creò il parco, dedicato a onorare il campo di battaglia della guerra. Oggi, nel parco è presente una replica di un cannone della Guerra di Indipendenza.
Una curiosità: Bennet Park è il punto naturale più alto di Manhattan, con i suoi 265 piedi (circa 81 metri) sopra il livello del mare, punto segnato da una targa commemorativa sopra una collina di scisto.
Edifici in stile Art Deco: eleganza e semplicità
Alcuni degli architetti che hanno progettato gli edifici lungo il Grand Concourse nel Bronx, noto per la presenza di innumerevoli ed eleganti edifici déco’, hanno lavorato anche in questa zona della città. Passeggiando per il quartiere si notano caratteristiche comuni, elementi tipici dello stile, tra cui finestre angolari, scale antincendio bombate, decorazioni esterne fatte da alternanze di mattoni rossi, bianchi e neri, e ingressi un livello sotto la strada. Tra gli edifici piu’ significativi, veri e propri gioielli Deco’, ci sono 570 Fort Washington Avenue e 720-730 Fort Washington Avenue.
Cabrini Shrine: le reliquie della patrona degli emigrati italiani
Francesca Saverio Cabrini (2), conosciuta anche come Madre Cabrini, nacque il 15 luglio 1850 a Sant’Angelo Lodigiano, in Italia. Da sempre dedita all’assistenza degli orfani, nel 1880 fondò le Suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, con l’obiettivo di supportare i bisognosi, soprattutto i bambini orfani. Nel 1889, Madre Cabrini si trasferì negli Stati Uniti, dove fondò scuole, ospedali e orfanotrofi, dedicandosi instancabilmente al benessere e alla cura degli immigrati italiani. La sua opera le valse la canonizzazione nel 1946, rendendola la prima cittadina americana a essere proclamata santa. Nel 1950, fu proclamata patrona degli emigranti, riconoscendo il suo impegno a favore degli emigranti italiani in America. Recentemente, nel 2024, è stato prodotto il film “Cabrini”, diretto da Alejandro Gómez Monteverde, che ha riscosso un grande successo qui negli Stati Uniti, contribuendo a rinnovare l’interesse per Madre Cabrini e per la sua eredità, che continua a ispirare coloro che lavorano a supporto dei bisognosi in tutto il mondo. Pochi sanno che le reliquie di Madre Cabrini sono custodite nella chiesa St. Cabrini Shrine a Fort Washington.
Fort Tryon Park e il Museo dei Cloisters
John D. Rockefeller Jr. acquistò il terreno, finanziò la costruzione del parco, acquisì l’arte e gli artefatti per i Cloisters e poi donò tutto ai newyorkesi. Rockefeller incaricò Frederick Law Olmsted Jr. di progettare il parco, quindi non dovrebbe sorprendere per chi conosce Central Park, progettato da Olmsted Sr., trovare qui una grandissima similitudine, con la grossa differenza però che questo parco si trova su uno dei punti più alti di Manhattan e offre viste mozzafiato sul Fiume Hudson e sul GW Bridge. All’interno del parco c’è l’Heather Garden con una varietà incredibile di piante che in tutte le stagioni garantisce un’esperienza visiva unica.
Il Museo dei Cloisters, sede distaccata del Metropolitan Museum of Art, è il gioello indiscusso di Fort Tryon Park. Donato da John D. Rockefeller Jr., il museo è stato progettato per esporre la collezione di arte medievale che Rockefeller aveva acquisito dal collezionista d’arte George Grey Barnard. Il museo è una replica di un monastero medievale e incorpora parti di veri chiostri romanici e gotici provenienti da cinque monasteri medievali europei. Utilizzando archi, resti di colonne e frammenti di rovine, Charles Collens, che progettò la Riverside Church, riuscì a unire tutti questi elementi in una struttura unificata, che spazia dal romanico al tardo gotico.
Il museo ospita oltre 2000 opere d’arte e manufatti medievali europei. Una delle opere più notevoli è la serie di arazzi dell’Unicorno, un insieme di sette arazzi che Rockefeller acquistò nel 1922 per circa un milione di dollari.
La Billing Estate e le Arcades
C.K.G. Billings, il presidente in pensione della People’s Gas Company e Coke Company di Chicago, iniziò la costruzione della sua tenuta a Manhattan nel 1901. Le incredibili viste sul fiume Hudson, la presenza di una natura ancora selvaggia e il suo amore per le corse di cavalli lo spinsero a trasferirsi nel nord di Manhattan, dove poteva essere vicino alla Harlem River Speedway, che un tempo operava su quello che oggi è l’Harlem River Drive. La tenuta di Billings, Tryon Hall, completata nel 1907 era originariamente destinata a essere la sua residenza estiva e, a parte la grande villa di 21 stanze in stile Luigi XIV, includeva una pista da bowling, una piscina coperta riscaldata, scuderie per sessanta cavalli e un osservatorio per ammirare la vista panoramica sul fiume che arrivava addirittura fino alla Statua della Libertà.
Nel 1913 venne iniziata la costruzione della strada d’ingresso che Billings aveva richiesto fosse a bassa pendenza, affinché i suoi cavalli potessero camminarvi in sicurezza. Per realizzare la visione di Billings fu necessario la consulenza di un ingegnere militare e l’impiego di piu’ di 100 operai che in un anno intagliarono la roccia creando una strada a S con una pendenza di soli 6 gradi. Con il granito rimosso, gli operai costruirono la muraglia di contenimento in stile romano e l’arco-viadotto, le Arcades. In realtà, questi archi sono gli unici resti della tenuta Billings, insieme alla casa del custode. Nel 1917, solo 9 anni dopo il completamento della costruzione, Billings vendette la proprietà a John D. Rockefeller Jr.
Rockefeller pianificò di trasformare la proprietà in un parco per la città e acquistò anche il terreno dall’altra parte del fiume Hudson, nel New Jersey, oggi il Palisades Park, per preservare la splendida vista. Ma il piano di Rockefeller non si concretizzò immediatamente. Si trovò infatti di fronte a molte opposizioni quando si venne a conoscenza del suo progetto di demolire la magnifica tenuta. Alcuni newyorkesi proposero di utilizzare l’edificio come residenza del sindaco o come museo cittadino, ma Rockefeller si rifiutò di scendere a compromessi e il progetto rimase in standby per molto tempo. La villa, insieme a inestimabili opere d’arte e altri oggetti all’interno, andò comunque distrutta in un incendio nel 1926.
L’elegante strada d’ingresso della tenuta C.K.G. Billings, situata vicino all’attuale sede dei Cloisters, è ancora esistente e ben visibile dalla Henry Hudson Parkway e porta ad una terrazza che offre una vista sul fiume da Fort Tryon Park. Anche la casa del custode della tenuta è ancora in piedi, ora utilizzata dal Dipartimento dei Parchi di New York come deposito.
Hudson Heights: A train Uptown, fermata 175
Là dove il fiume Hudson s’incontra con il cielo, e il verde dei parchi si mescola alla storia, si trova un luogo che non è solo un rifugio visivo ma un viaggio nel passato. Hudson Heights rappresenta una New York segreta, spesso sconosciuta anche agli stessi newyorkesi, un angolo nascosto che racconta storie e meraviglie lontane dai soliti itinerari turistici. Tra i suoi panorami spettacolari e le sue strade tranquille, si cela una parte della città che ha preservato il fascino di un tempo, con edifici storici, parchi incantevoli e angoli silenziosi che narrano secoli di storia. Ma da Midtown basta prendere la metropolitana A in direzione Uptown ed in poche fermate ci si ritrova letteralmente in un altro mondo. New York, per chi sa cercare, è una città da scoprire, al di là delle luci di Times Square e delle vie affollate di Manhattan, ma solo se si è pronti ad andare oltre il frenetico ritmo della città e le solite mete turistiche.