Piazza Municipio non trova pace. Ancora calde le polemiche sotto le ceneri (letteralmente) della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, ed ecco arrivare un nuovo spettacolo di critiche e sfottò con l’ultima installazione di Gaetano Pesce.
Non siamo all’orecchio di Heidegger né alla mano di Michelangelo, ma piuttosto ai loro antipodi: la nuova opera di Gaetano Pesce appare debole nell’estetica e grossolana nella realizzazione, povera nel concetto e nella visione. Le intenzioni dell’artista, scomparso il 3 aprile 2024, sembrano smarrite, irriconoscibili e distanti dalla sua storia. Forse, questo distacco è dovuto al fatto che Gaetano Pesce non ha potuto seguire personalmente la realizzazione dei bozzetti di questa installazione, a cui lavorava dal 2022 e che gli stava particolarmente a cuore. L’ironia involontaria la rende una vera ‘pulcinellata,’ pur essendo lontana dalla visione distintiva dell’artista, architetto e designer di fama mondiale. Realizzare l’opera senza il contributo di Pesce è stato come affidare un testo degli Iron Maiden agli Elio e le Storie Tese: il risultato sembra ben diverso da quello immaginato. Famiglia, curatrice e studio di fabbricazione sono stati inondati di domande, ma, ahimè, le risposte non convincono.
L’opera, esposta fino al 19 dicembre, non poteva mancare di far discutere per la sua forma allusiva. Come la Venere di Pistoletto, anche questo Pulcinella ha già fatto il pieno di critiche, ma ha catturato anche sguardi curiosi e divertiti dei turisti, che tra un selfie e una battuta non hanno perso l’occasione di immortalare l’installazione. Luca Bertozzi, collaboratore di Pesce, ha confermato che l’opera è stata realizzata fedelmente seguendo le istruzioni lasciate dall’artista, nonostante qualche osservazione sui “bottoni” mancanti e, naturalmente, sull’ormai famoso “profilo fallico” che ha fatto impazzire il web.
“Tu si ‘na cosa grande”, svelata in Piazza Municipio, ha subito attirato l’attenzione del pubblico, scatenando commenti tra il sarcastico e il divertito. Curata da Silvana Annichiarico, l’opera, parte del progetto Napoli Contemporanea, è l’ultimo omaggio di Pesce alla città. Composta da due sculture in dialogo, l’installazione fonde la tradizione napoletana con la sua estetica inconfondibile: da un lato un cilindro metallico alto 12 metri, reinterpretazione stilizzata dell’abito di Pulcinella, dall’altro un cuore rosso di 5 metri trafitto da una freccia. L’amore per Napoli che l’opera doveva esprimere? I visitatori non ne hanno colpa se non riescono a trovarlo.
Non sono mancate polemiche anche sui costi: 225.381 euro per 71 giorni di esposizione. A qualcuno è parso troppo, ma forse il peccato originale è che l’opera… è costata troppo poco! L’ultima opera di Pesce avrebbe meritato molto di più, non solo in termini di budget, ma anche di cura artistica, attenzione ai dettagli e fedeltà alla poetica della mente creativa, purtroppo scomparsa.”