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Vino dealcolato: la richiesta cresce a causa del nuovo Codice della Strada

Negli ultimi tempi, il vino dealcolato sta registrando un aumento significativo della domanda, e uno dei motivi principali è legato alle recenti normative del Codice della Strada. Queste leggi, sempre più severe nel contrasto alla guida in stato di ebbrezza, stanno spingendo molte persone a cercare alternative al vino tradizionale, senza però rinunciare al piacere della convivialità.

Cosa dice il nuovo Codice della Strada?

Le recenti modifiche al Codice della Strada prevedono sanzioni più rigide per chi guida sotto l’effetto dell’alcol. In particolare:

  • Tolleranza zero per i neopatentati, autisti professionisti e conducenti di mezzi pesanti. Per queste categorie, il limite consentito di alcol nel sangue è pari a 0 g/l.
  • Limiti sempre più bassi per tutti gli altri conducenti. Superare la soglia di 0,5 g/l può comportare multe salate, sospensione della patente o persino il ritiro della stessa.

Queste normative non solo incentivano comportamenti più responsabili alla guida, ma stanno anche modificando molto le abitudini dei consumatori nei momenti di socialità, favorendo prodotti come il vino dealcolato.

Queste feste appena trascorse stanno offrendo dati molto interessanti riguardo il consumo di vino e alcolici in generale: si è bevuto molto meno. I ristoratori hanno cantine piene, e sono preoccupati. 

L’alternativa ideale è il vino zero alcool? Il vino dealcolato è una bevanda che conserva il gusto e il profilo aromatico del vino tradizionale, ma con un contenuto alcolico inferiore allo 0,5%, praticamente irrilevante per il tasso alcolemico. Questa caratteristica lo rende perfetto per chi vuole godersi un bicchiere di vino senza incorrere in rischi legati alla guida. Inoltre permette di mantenere intatta l’esperienza sociale legata al consumo di vino, che sia durante una cena, un evento aziendale o un incontro tra amici.

Un mercato in crescita, iniziato a timidi passi ani fa. 

Oggim, con le nuove normative, il Codice della Strada sta influenzando non solo i consumatori, ma anche i produttori di vino, che sempre più spesso ampliano le loro linee di produzione includendo versioni dealcolate. Questo segmento, un tempo di nicchia, sta ora attirando grandi investimenti, con un focus sulla qualità e sull’innovazione tecnologica per offrire prodotti che soddisfino le aspettative dei consumatori.

Il vino dealcolato non è solo una moda, ma una risposta concreta a esigenze reali dettate da nuove normative e da una crescente consapevolezza sociale. Con le restrizioni del Codice della Strada, diventa una scelta intelligente e responsabile per chi non vuole rinunciare al piacere di un bicchiere di vino, ma vuole farlo in totale sicurezza. È un simbolo di come tradizione e innovazione possano convivere, adattandosi alle necessità di un mondo in continua evoluzione.

Ma è corretto chiamarlo “Vino”?

È un tema controverso e molto discusso tra le categorie di riferimento quali enologi, produttori, giornalisti di settore e Somelier, regolamentato da normative specifiche, sia a livello europeo che nazionale. In generale, il vino dealcolato non può essere tecnicamente definito “vino” secondo le normative vinicole tradizionali, poiché il vino, per definizione, deve contenere una determinata quantità minima di alcol (generalmente non inferiore al 9% vol. in Europa, salvo eccezioni regionali).

Le normative: cosa dice la legge?

Le regolamentazioni europee sul vino (Regolamento UE n. 1308/2013, ad esempio) definiscono il vino come un prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica dell’uva o del mosto, con un contenuto alcolico non inferiore al 9% vol. Il vino dealcolato, avendo un contenuto alcolico inferiore allo 0,5%, non rientra in questa definizione legale.

Per questo motivo il prodotto viene generalmente etichettato come “bevanda a base di vino dealcolato” o “vino parzialmente dealcolato”, ma non può utilizzare esclusivamente il termine “vino”. I produttori devono indicare chiaramente in etichetta che si tratta di un prodotto dealcolato, per evitare confusione con il vino tradizionale.

Cosa cambia per i consumatori?

Questa distinzione è più che altro tecnica e legale, ma ha un impatto importante sulla percezione del prodotto. I puristi del vino potrebbero non considerare il vino dealcolato come “vero vino”, vedendolo piuttosto come un prodotto derivato, ed i consumatori che cercano un’alternativa senza alcol apprezzano comunque il fatto che il vino dealcolato conservi parte delle caratteristiche aromatiche e organolettiche del vino originale.

No, il vino dealcolato non può essere ufficialmente chiamato “vino” nella maggior parte dei casi, se non accompagnato da termini esplicativi come “dealcolato” o “parzialmente dealcolato”. Tuttavia, dal punto di vista del consumatore, resta una valida alternativa per chi cerca il piacere del vino senza alcol, anche se il prodotto, per legge, appartiene a una categoria distinta.

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Antonella Gramigna

Giornalista toscana con esperienza nel settore enogastronomico, luxury brand e politica internazionale. Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Comunicazione Politica e un Master in orientamento e promozione alla salute, promuove il Made in Italy e collabora con gli Stati Uniti. Scrive per stampa e web, con focus sull’atlantismo.

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