Chiara Ferragni e il “Pandoro Gate”

E così 200.000€ possono davvero risolvere tutto?

Chiara Ferragni, la regina indiscussa del marketing personale e del glamour, ha fatto parlare di sé per il cosiddetto “Pandoro Gate”. Tutto nasce dal prezzo del suo pandoro di lusso, venduto a 72€, un prodotto che ha suscitato polemiche feroci online: critiche per il costo elevato, accuse di elitismo e il classico dibattito sull’eterno divario tra chi può permettersi un prodotto firmato e chi no. E poi la storia dei soldi in beneficenza, che sembravano includere tutto il ricavato delle vendite ma, “errore” di comunicazione, in realtà coprivano – ampiamente – una donazione effettuata in precedenza. Per placare le polemiche, Ferragni ha deciso di donare 200.000€ alla Fondazione TOG (Together to Go), da anni impegnata nel supporto ai bambini con gravi disabilità neurologiche.

Con questo gesto, l’influencer ha cercato di trasformare una polemica commerciale in un atto di beneficenza. Un esempio, forse, di come il privilegio possa essere messo a servizio del bene comune. Tuttavia, rimane la domanda: è giusto risolvere così le polemiche?

Un gesto generoso o una strategia di marketing?

La donazione è indubbiamente significativa, soprattutto considerando l’impatto concreto che una cifra del genere può avere per una fondazione come TOG. Tuttavia, non è da trascurare il tempismo. La mossa arriva nel pieno della tempesta mediatica, quando il nome di Ferragni era sulla bocca di tutti per motivi tutt’altro che nobili. Questo solleva interrogativi sull’autenticità del gesto. È stata un’iniziativa genuina per aiutare i più bisognosi o una strategia calcolata per spegnere il fuoco delle critiche e proteggere il valore del suo brand?

D’altronde, Chiara Ferragni non è nuova a un sapiente uso della comunicazione per costruire e difendere la propria immagine pubblica. Ogni sua mossa, dai post sui social ai progetti imprenditoriali, sembra progettata al millimetro per massimizzare la visibilità e il consenso. In questo caso, la beneficenza è servita anche a ribaltare la narrativa: da “simbolo di consumismo sfrenato” a paladina di una causa sociale importante.

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La polemica sul pandoro a 72€ è emblematica di un tema più ampio: il dibattito sul lusso e sull’accessibilità. È davvero scandaloso che un prodotto firmato abbia un prezzo così alto? Probabilmente no. Il lusso, per definizione, non è pensato per essere accessibile a tutti. Compriamo prodotti costosi per ciò che rappresentano: uno status, un’idea di esclusività, un marchio che racconta una storia. Il problema, forse, sta nella narrazione che circonda questi prodotti: il pandoro di Ferragni è stato presentato come un simbolo di beneficenza, ma il prezzo lo rende inaccessibile a chi, di fatto, potrebbe voler contribuire a quella causa.

In altre parole, c’è una tensione evidente tra il messaggio altruistico che l’iniziativa voleva trasmettere e la realtà economica di un prodotto che solo pochi possono permettersi.

Quanto è giusto tutto questo?

La questione si riduce a una riflessione più profonda sulla responsabilità delle figure pubbliche. È giusto che un’influencer con milioni di seguaci possa “risolvere” una polemica con una cifra generosa? Forse sì, se consideriamo l’impatto positivo che quei soldi avranno. Ma è altrettanto giusto chiedersi se questi gesti non siano anche il sintomo di un sistema che premia il privilegio e le strategie di facciata.

Chiara Ferragni ha trasformato una crisi d’immagine in un’opportunità per fare del bene, e per questo merita un plauso. Tuttavia, rimane l’amaro in bocca per la facilità con cui il dibattito sul prezzo di un pandoro si è trasformato in un circo mediatico, in cui una donazione di beneficenza diventa parte dello spettacolo. È giusto chiedersi se, in un mondo sempre più dominato dalla comunicazione e dal potere delle élite, gesti come questo siano davvero un atto di generosità o l’ennesimo modo per confermare un sistema che favorisce chi è già in cima alla piramide.

Alla fine, non è tanto una questione di 72€, né di 200.000€. È una riflessione su come vogliamo che il privilegio venga usato. Ferragni ha fatto del bene, ma ci ha anche ricordato quanto il potere della comunicazione possa, ancora una volta, risolvere tutto con un colpo di scena perfetto.

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Antonella Gramigna

Giornalista toscana con esperienza nel settore enogastronomico, luxury brand e politica internazionale. Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Comunicazione Politica, promuove il Made in Italy e collabora con gli Stati Uniti. Scrive per stampa e web, con focus sull’atlantismo.

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