La New York Public Library, simbolo del sogno americano e dell'estetica storica USA

The American Sogno

Costruita in primis per consolidare le biblioteche di Astor e di Lenox, mi verrebbe da pensare che la New York Public Library fungesse da forte simbolo non tanto di quello che l’America era in quel periodo storico, quanto quello che l’America poteva diventare

Si dice che qui, tempo fa, correvano i cervi. Era un posto selvaggio e incontaminato, abitato solamente dalla popolazione indigena che coltivava la terra e cacciava nei boschi folti ed estesi. È difficile immaginare che solo 500 anni fa esistesse un mondo così bucolico appena fuori le porte da dove sono seduto adesso nella New York Public Library.

500 anni sembrano pochi rispetto al senso di eternità che trasmettono queste colonne imponenti che sostengono altissimi soffitti decorati di cieli affrescati, azzurri ed infinti.  Come un tempio romano, è una struttura che secondo l’immaginario contemporaneo sembra essere da sempre esistito, ma la realtà è che è stata edificata poco più di 100 anni fa dagli architetti John Merven Carrère e Thomas Hastings. Un ottimo esempio dell’interpretazione americana dello stile beaux-arts, nel suo stile la New York Public Library parte da una base neoclassica francese per fondere influenze rinascimentali e barocche. L’esito è un luogo che trasmette un senso di solidità, di permanenza e di sicurezza.

Osservo intorno a me gli elementi decorativi che adornano la sala di lettura e noto le varie correnti artistiche dalle quali sono state riprese: palme etrusche, colonne greche e romane, motivi a grottesca.  Migliaia di anni di storia riproposti in una sala di Midtown Manhattan nel 1911, prima ancora che gli Stati Uniti d’America festeggiassero i loro 150 anni di storia. 

Mi piace pensare che le scelte di Carrère e di Hastings e soprattutto dei loro benefattori – tra cui, Andrew Carnegie – non fossero motivate semplicemente dalle tendenze artistiche del periodo, ma che ci fosse anche una scelta filosofica dietro. Costruita in primis per consolidare le biblioteche di Astor e di Lenox, mi verrebbe da pensare che la New York Public Library fungesse da forte simbolo non tanto di quello che l’America era in quel periodo storico, quanto quello che l’America poteva diventare: insomma, l’immagine di un sogno collettivo. Trascorsi 100 anni, quel sogno è diventato realtà. 

Se nei suoi migliaia di anni di Storia, l’Italia ha sviluppato un raffinato linguaggio artistico per comunicare attraverso simboli ed allegorie figurative, nei suoi pochi secoli di storia, gli Stati Uniti hanno fatto un lavoro simile, seppure accelerato (ma non per questo meno valido). In questi 248 anni, gli Americani hanno perfezionato l’arte del sogno: quella capacità di trovare motivazione non in quello che è stato, ma in quello che potrebbe essere.  I Founding Fathers hanno sognato il futuro di un Nuovo Mondo libero e svincolato dai poteri della Corona inglese. Ondate infinite di immigrati da tutto il mondo hanno sognato un futuro migliore in questo paese; con il duro lavoro e una ferrea fiducia nelle loro possibilità, molti di loro sono riusciti a realizzarlo. La stessa New York Public Library, con la sua raffigurazione novecentesca dell’antichità, manifesta l’implicito sogno dei suoi mecenati: che anche gli Stati Uniti potessero raggiungere la grandezza della Roma Antica. A forza di crederci, gli Americani sono riusciti a trasformare questo sogno in realtà.

Certo, si potrebbe dire che l’America ha fatto una cosa unica, facilitata da un nuovo inizio in una nuova frontiera del mondo. In confronto, l’Italia ad esempio, figlia della sua storia plurimillenaria, e con il peso dei suoi anni addosso, non potrebbe mai permettersi questo vantaggio. Ci sono problemi dei quali è tanto difficile individuare l’inizio quanto immaginare una fine. È un paese troppo diviso. E poi ci sono gli Italiani: corrotti, poco disciplinati, allergici al lavoro. Così si potrebbe dire, ma si sbaglierebbe. 

In questi ultimi anni, lavorando nel settore dell’artigianato artistico italiano ho avuto il piacere di conoscere molte persone che nonostante le loro origini distanti dall’America e dalla sua arte del sogno, condividono il suo stesso spirito. Le loro influenze saranno sicuramente diverse, ma è la fiducia che danno ai loro sogni che, simile ai Founding Fathers, ai milioni di immigrati che si sono realizzati in America, e allo stesso Andrew Carnegie ed i suoi architetti, gli illumina la strada verso la creazione di qualcosa di grande.

Sono queste le persone che, grazie alla loro prospettiva insolita, piuttosto che accettare l’Italia per come è sempre stata – i suoi problemi compresi – lavorano quotidianamente per creare l’Italia che potrebbe essere: un luogo dinamico e vivo che, piuttosto che cedere al peso dei suoi anni, trae ispirazione da essi per immaginare, e creare un futuro diverso. Sono, o almeno dovrebbero essere, un esempio per tutti noi.

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Salvatore Ambrosino

Salvatore Ambrosino nasce a New York nel 1990 . Nel 2013 ha conseguito un Master's Degree in Italian Studies presso Villa La Pietra (Firenze), la sede italiana della New York University. Attualmente vive tra New York, Firenze e Roma e porta avanti la sua attività imprenditoriale, L’Arte Nascosta (www.lartenascosta.com) - un’azienda fondata nel 2020 per facilitare al consumatore moderno l’ accesso alle botteghe di Maestri Artigiani italiani.

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