In una città come Firenze, una capitale mondiale dell’arte che nei suoi due millenni di storia ha visto nascere innumerevoli talenti artistici, non è facile per un creativo emergere, tanto meno per un artigiano; fortunatamente ogni tanto succede.
Sono veramente pochi i talenti che incarnano il giusto equilibrio tra artista e imprenditore tanto da guadagnare la considerazione di esperti, intenditori e studiosi. Uno di questi è Paolo Penko, un maestro orafo di Firenze che dall’inizio della sua carriera è riuscito a tessere la sua storia personale di artista e artigiano nello sconfinato tessuto storico-culturale della sua amata città. Mentre il resto del mondo rincorreva un futuro sempre più automatizzato (e come naturale conseguenza, sempre meno artigianale), Maestro Penko, con il suo approccio alcune volte controcorrente, altre audace e dirompente, in questi quarant’anni si è distinto come uno degli artigiani più autorevoli di Firenze, che ora inizia a farsi un nome anche sul palcoscenico internazionale.
Il Newyorkese - Numero 4: L'arte di ispirare il mondo
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Acquista su AmazonNel 1985 Paolo Penko ha preso le redini del negozio di numismatica del padre e insieme a sua moglie Beatrice lo ha convertito in bottega orafa, dandogli un’impronta per quell’epoca innovativa, la prima di tante scelte lungimiranti che avrebbero contraddistinto la loro carriera. In quegli anni fare l’artigiano non aveva assolutamente lo stesso appeal di oggi, ed era infatti consuetudine che il laboratorio artigianale fosse collocato lontano dall’occhio pubblico, spesso nel retrobottega se non addirittura dislocato in un’altra parte della città. Paolo e Beatrice sono stati i primi nel centro storico di Firenze a decidere di mettere il banco di lavoro in piena vista dei suoi clienti, così svelando le antiche tecniche della tradizione orafa locale, che praticavano quotidianamente per realizzare le loro creazioni.
Fin da subito, Paolo ha individuato nella tradizione storico-artistica fiorentina la sua musa più grande e nei decenni a seguire si è fatto un nome per i suoi molteplici omaggi alla storia di Firenze: creazioni che includono addirittura fedeli riproduzioni dei simboli di potere della famiglia Medici (gli originali dei quali sono stati persi ormai da secoli), come la corona granducale di Cosimo I de’ Medici o il diamante detto “il Fiorentino”, che nel XVII secolo fu montato a gioiello su commissione degli stessi Medici. Insomma, se si dovesse identificare l’orafo fiorentino più importante e prestigioso dei nostri tempi, si potrebbe nominare senza ombra di dubbio il Maestro Paolo Penko.
Oltre a questo, il traguardo più importante di Paolo e Beatrice è certamente il fatto di essere riusciti a tramandare la loro stessa passione per l’oreficeria ai figli, Alessandro e Riccardo, che da qualche anno seguono le loro orme. È grazie a questo che nel 2024 la Bottega Orafa Paolo Penko ha celebrato uno dei suoi successi più grandi con l’uscita del film Conclave, per il quale ha realizzato più di cinquecento gioielli, tra cui croci cardinalizie, anelli e gemelli da polso, proiettando così (letteralmente) le creazioni artistiche della famiglia Penko sui grandi schermi in tutto il mondo.
Il film più recente del premio Oscar Edward Berger, Conclave, ha conseguito un notevole successo di critica non solo per il contenuto cinematografico, ma anche per l’attenzione meticolosa ai dettagli visivi, tra cui spiccano i gioielli appositamente creati dalla famiglia Penko. Riccardo Penko commenta: “Nel mondo del cinema, ogni dettaglio contribuisce a creare la magia che trasporta lo spettatore in un’altra realtà… Ciascun gioiello [che abbiamo realizzato] è stato progettato per riflettere il ruolo e la personalità di personaggi, contribuendo a delinearne l’essenza attraverso l’arte orafa. L’idea alla base del nostro lavoro è stata quella di utilizzare i gioielli non solo come accessori, ma come veri e propri strumenti narrativi, capaci di raccontare la storia e il carattere di ciascun protagonista.”
Nonostante la considerevole portata del progetto, Paolo, Beatrice Alessandro e Riccardo hanno voluto rispettare i canoni rigorosamente artigianali che contraddistinguono le loro creazioni ormai da decenni; ogni pezzo è stato realizzato internamente, in tutte le sue fasi di lavorazione: dalla progettazione fino alle molteplici e particolari finiture, studiate appositamente per ciascun oggetto. È forse questa la cosa che mi colpisce più di qualunque altra: la coerenza e determinazione che, nonostante le tendenze del mercato che remano contro, spingono Paolo Penko e la sua famiglia a portare avanti – e in alto! – la torcia dell’artigianato artistico, così difendendo in maniera tacita ma sempre concreta la sua valenza in questa età digitale. È un messaggio che Paolo e Beatrice hanno lanciato nel lontano 1985, quando ha fatto la scelta di non nascondere il suo banco di lavoro nell’oscurità del retrobottega; è un messaggio che oggi, quarant’anni dopo, grazie ai suoi figli, riesce a proiettare sul grande schermo di centinaia di sale cinematografiche in tutto il mondo attraverso il film Conclave.