New York è un viaggio!

Un viaggio nel viaggio. È così che mi piace raccontare New York. Così la racconto anche a me stessa durante le mie lunghe camminate, guidate da una fervida curiosità, che mi portano ogni giorno a leggere una targa scolorita su un muro, a seguire un profumo sconosciuto e ad aprire porte su piccoli spicchi di mondo. New York è una fonte inesauribile di storie, americane – certo! – ma anche cinesi, francesi, senegalesi, portoricane, indonesiane e ovviamente… italiane! Storie, appunto, che da ogni angolo della terra si ritrovano a condividere una sola città. Storie che finiscono per mescolarsi nel sapore inconfondibile del melting pot newyorkese! 

Per arrivare a definire questo concetto è necessario fare un passo indietro attraverso i flussi migratori che hanno segnato queste strade fin dalla creazione stessa della città. Fondata nel 1624 dagli olandesi come Nieuw Amsterdam, New York passò sotto il controllo britannico nel 1664. Sin dall’inizio, fu un porto strategico e un crocevia commerciale che attirò mercanti e coloni di diverse origini. Nell’Ottocento, ondate di immigrati europei—tra cui irlandesi, italiani, tedeschi ed ebrei dell’Europa orientale—arrivarono a Ellis Island, contribuendo al mosaico culturale della città. Nel Novecento, nuove comunità afroamericane, portoricani, cinesi, dominicani e successivamente asiatici, caraibici e latinos ridefinirono il tessuto sociale. Oggi New York è una metropoli multiculturale con oltre 180 nazionalità, quartieri dalle forti radici migratorie e più di 200 lingue parlate.

Ogni flusso migratorio che ha portato il proprio bagaglio culturale oltre lo sguardo solenne di Lady Liberty ha riversato sul suolo americano storie collettive, tradizioni, abitudini alimentari e religioni. Sono nate così le comunità che si sono evolute nel tempo ma che hanno sempre mantenuto intatto il cuore della propria origine con l’orgoglio di chi difende la propria terra quando la vede da lontano. È questo il punto che accomuna il migrante dell’800 e l’expat degli anni 2000, diversi nella definizione sul vocabolario e nelle tecnologie a disposizione per affrontare il grande salto, ma simili in un certo grado di nostalgia. La conferma arriva dal cinema e dalla letteratura: film come C’era una volta a New York (2013) e romanzi come Un albero cresce a Brooklyn (B. Smith, 1943) sono solo alcuni esempi di queste dinamiche in contesti diversi. E non siamo forse anche noi, italiani a New York, immigrati di ultima generazione, a trovare conforto e sostegno nella nostra cerchia di contatti connazionali o davanti a una pizza fatta a regola d’arte? 

Proprio il cibo gioca un ruolo fondamentale nel tentativo del migrante di ricreare una base sicura nella nuova terra. Ingredienti, ricette e rituali culinari non sono solo nutrimento, ma un ponte tra passato e presente, un legame con le radici e un’espressione culturale. Persino piatti iconici americani, come hamburger e pretzel, sono il frutto delle prime migrazioni europee. Sapori, spezie e profumi evocano ricordi istantanei, raccontando una storia vissuta e collegando spazi e tempi lontani. Non posso non citare a questo punto uno dei miei libri preferiti: Café Babilonia (Marsha Mehran, 2005): la storia di tre sorelle che fuggono dalla rivoluzione in Iran e si rifugiano in un piccolo villaggio della costa irlandese, dove aprono un ristorante persiano. Attraverso le loro ricette affronteranno le diffidenze e vinceranno le resistenze della comunità locale.

Colazione, spuntini, pranzo e cena a New York possono attraversare i cinque continenti senza bisogno di prendere un aereo, e spesso nemmeno una metropolitana! Vicino a casa mia ha aperto un caffè yemenita, che racconta il forte legame tra lo Yemen e il caffè, di cui rivendica il primato nell’esportazione mondiale. A dieci minuti a piedi verso Sud, il profumo delle spezie indiane invade Curry Hill su Lexington Avenue. Qui un barfi al pistacchio ci darà l’energia giusta! Per pranzo possiamo scegliere tra Indonesia, Cina e Corea, mentre per merenda facciamo tappa in Italia. La cena? Io adoro concludere con un sushi omakase in uno dei tanti ristoranti giapponesi di Midtown! Questo viaggio gastronomico non è solo un piacere per il palato, ma un racconto fatto di storie, culture e tradizioni che si intrecciano, offrendoci l’opportunità di scoprire nuovi mondi e condividere il nostro.

Ma non di solo pane vive una cultura! I nuclei nati lontano dalla terra d’origine si organizzano presto intorno ai linguaggi condivisi della parola e del cibo ma il bisogno di appartenenza abbraccia presto anche altri aspetti delle tradizioni. Quasi ogni weekend parades e feste nazionali colorano le strade della città a suon di musiche e folklore. Partecipare a queste feste è come aprire finestre su mondi sempre nuovi che tutta la città osserva. Alcuni eventi sono diventati imperdibili per i newyorkesi, che sfilano e brindano a St. Patrick’s Day, lanciano coriandoli davanti ai dragoni per il Capodanno lunare a Chinatown e gustano specialità italiane durante la festa di San Gennaro a Little Italy.

Da avida lettrice, amo perdermi nelle librerie della città e provo un gusto particolare nello scoprire quelle ai miei occhi esotiche. La giapponese Kinokuniya dove un intero piano è dedicato ai manga, Koryo books cuore della comunità coreana di Manhattan, St-Petersburg Books affacciata sul mare di Brighton Beach dove tra i testi in cirillico compaiono le matriosche. Cito anche la “nostra” meravigliosa Rizzoli che vanta un’intera sezione di ultime uscite in italiano, ma qui non ci si sente certo alieni! 

L’emigrazione, però, è spesso più fatta di ostacoli che di momenti facili, e chiudersi nella propria comunità risponde anche a un bisogno di protezione. Chi è interessato al tema può visitare il Museum of Chinese in America a SoHo, dove con una donazione di $10 si accede a piccole sale ben curate che raccontano quasi due secoli di immigrazione cinese negli Stati Uniti. Una raccolta di immagini e video d’epoca illustra le difficoltà di integrazione, mostrando come i cinesi abbiano dovuto adattarsi agli stereotipi americani per essere accettati, per poi recuperare nel tempo la propria identità culturale.

Storie autentiche da tutto il mondo si possono scoprire nei fitti programmi degli istituti culturali dei diversi Paesi, che operano spesso in collaborazione con i Consolati, e offrono incontri gratuiti aperti a tutti. Mostre fotografiche, presentazioni di libri, conferenze e commemorazioni di personaggi o eventi storici sono tutti tasselli che portano le eccellenze di un mondo nel mondo e, in particolare, a New York!

“Giro del Mondo a New York” è una nuova rubrica de Il Newyorkese che ti porta a scoprire sapori, culture e tradizioni da ogni angolo del pianeta… senza mai lasciare la città! Quale sarà la nostra prima destinazione? Non perdertela nel prossimo numero!

Picture of Marta Galfetti

Marta Galfetti

Laureata in Psicologia della Comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si occupa di comunicazione attraverso progetti online e gestisce la pagina Instagram @Nyc_Pics_and_Tips. Vive a New York dal 2010 dove ogni giorno ricerca nuovi stimoli e scoperte.

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