Grecia a due fermate da Manhattan: il volto ellenico di New York

Dalle taverne ai monasteri, un giorno tra sapori, tradizioni e storie elleniche nel cuore di Astoria, la “Little Greece” di New York

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La decisione di parlare di Grecia in questo torrido mese di luglio newyorkese nasce, senza dubbio, dal desiderio di spiagge bianche, mari cristallini e souvlaki a colazione. C’è anche un pizzico di sana invidia verso chi quelle spiagge in questi giorni se le sta godendo davvero e la segreta speranza che scriverne possa fornire l’illusione di un teletrasporto che non può, almeno per ora, trasformare la realtà. 

Eccomi, quindi, alla ricerca della Grecia a New York, consapevole che nell’East River non troverò il Mediterraneo, ma curiosa di scoprire un nuovo frammento del nostro Giro del Mondo in città, tra indirizzi, storie, curiosità e sapori autentici. E per intraprendere questo viaggio, c’è un solo punto di partenza possibile: Astoria, cuore pulsante dell’immigrazione greca che a partire dagli anni ’60 ha guadagnato l’appellativo di “Little Greece” e si è trasformata in un vero e proprio punto di riferimento, nel cuore del Queens, per la comunità ellenica a New York. 

Le prime ondate migratorie risalgono, in realtà, agli inizi del Novecento, quando giovani greci lasciarono la propria patria in cerca di lavoro e opportunità, spesso con l’idea di tornare, ma finendo per stabilirsi negli Stati Uniti. Inizialmente, molti si insediarono a Manhattan come operai o piccoli commercianti, ma già con la diaspora successiva fu preferita Astoria che offriva un’alternativa più economica e simile a un villaggio europeo, restando ben collegata a Manhattan. Il grande boom arrivò dopo l’Immigration and Nationality Act del 1965, la legge statunitense che abolì le restrizioni basate sulle origini nazionali e permise a molti più cittadini non nordeuropei di immigrare negli Stati Uniti. Nel decennio subito successivo arrivarono a New York quasi 150.000 greci, attratti dalla promessa di lavoro, da reti familiari già presenti e dalla possibilità di costruirsi una nuova vita pur mantenendo forti i legami culturali con le origini. Molti di questi immigrati scelsero proprio Astoria, che divenne un vero villaggio ellenico destinato a trasformarsi nella più grande comunità al di fuori di Grecia e Cipro. Negli anni ’70 si stima che Astoria ospitasse fino a 70.000 residenti di origine ellenica, tra cui molti che parlavano esclusivamente greco a casa, segno di una popolazione che riusciva a preservare lingua e tradizioni anche a migliaia di chilometri dall’ Egeo.

Intorno a questa comunità, come sempre succede, sono nate scuole (come la Saint Demetrios Preparatory fondata nel 1956 e ancora punto di riferimento per l’istruzione nel quartiere), chiese greco‑ortodosse, negozi e associazioni come e la Federazione delle Società Elleniche. Tutto questo ha creato un microcosmo autentico, una sorta di seconda patria, dove si vivevano abitudini, tradizioni e lingua. Negli ultimi decenni, mentre una parte della comunità greca ha scelto di trasferirsi in quartieri più tranquilli o nei sobborghi, nuovi arrivi hanno continuato ad alimentare il legame con le radici, specialmente durante la crisi economica in Grecia degli anni 2010. Nonostante l’evoluzione del quartiere, tra gentrificazione e fusione con le altre comunità, l’anima greca di Astoria è rimasta saldamente viva. La si respira nelle taverne tradizionali, nei festival di strada, nelle bandiere bianche e blu che sventolano orgogliose e nei caffè lungo Ditmars Boulevard e Steinway Street, dove ancora oggi si parla greco e si gioca a tavli come in una piazza di Atene.

Praticamente ogni mia escursione ad Astoria ha come obiettivo un pranzo o una cena a base di piatti tipici della tradizione e in questo la pittoresca Taverna Kyclades, aperta tutti i giorni della settimana fino alle 22.00, è una vera istituzione. Fiore all’occhiello di Ditmars Boulevard, Taverna Kyclades aprì le porte ad Astoria nel 1996, diventando in breve tempo un’icona della cucina greca in città. Nel 2013 venne inaugurata una seconda sede a Manhattan (East Village), poi chiusa definitivamente nel 2024, quando il locale subì una ristrutturazione e successivamente cambiò nome. La taverna di Astoria, invece, rimane fedele all’ambiente conviviale delle Cicladi: le pareti sono decorate con pesci impagliati, i tavoli rigorosamente blu e bianchi, e i camerieri – tutti di origine greca – riflettono nel servizio gentile, orgoglio e autenticità. Non c’è niente che mi faccia sentire più in vacanza di un pranzo all’aperto a base di polipo e pesce alla griglia in questo ristorante!

Alternative autentiche nel quartiere ovviamente non mancano! To Loukoumi è una taverna accogliente e informale, perfetta per condividere meze in un’atmosfera conviviale che sembra davvero una piazza di paese. Stamatis, presente dal 1990, è un indirizzo amatissimo dai locali per i piatti tradizionali preparati come a casa — dal polpo alla griglia al moussaka fumante. Bahari Estiatorio, è celebre per le porzioni generose in un ambiente semplice ma sempre animato. Tre alternative che, come Taverna Kyclades, sanno farci sentire in Grecia anche a New York, tra un bicchiere freddo di assyrtiko e un piatto di calamari.

A pancia piena partiamo allora ad esplorare meglio il quartiere e la sua eredità storica. 

Un luogo simbolo della presenza greca ad Astoria è la piccola e curata Athens Square, la piazzetta che sembra un piccolo angolo di Atene incastonato tra le strade del Queens. Inaugurata nel 1990 e completata nel 1998, Athens Square è stata progettata proprio per celebrare l’eredità culturale ellenica e il contributo della comunità greca alla città. Qui, tra colonne doriche e panchine che accolgono le chiacchere di un sabato pomeriggio estivo, svettano le statue di Socrate e Aristotele, una riproduzione della statua di Atena e un piccolo anfiteatro dove in estate si tengono concerti, spettacoli ed eventi all’aperto che animano le serate del quartiere. Lo skyline dei grattacieli di Manhattan fa capolino appena fuori dai confini del parco ma la sensazione stando qui è quella di essere catapultati nel tempo e nello spazio. Mentre scatto qualche foto, tra cui quelle che accompagnano questo articolo, vengo avvicinata da un signore distinto, incuriosito dalla mia stessa curiosità che, scoperte le mie intenzioni, non si fa pregare per raccontarmi la storia di queste strade. Nella sua voce e nella riservatezza nel parlare di sé scorgo un orgoglio quasi distaccato nei confronti della madrepatria che non so se attribuire alla consapevolezza che la nostalgia potrebbe fare male o alla fierezza di sapere di appartenere ormai a un’altra terra e a un’atra vita: sono due sentimenti che convivono nel cuore di ogni immigrato (o expat che dir si voglia) e che ho imparato a rispettare per averli conosciuti bene in prima persona. Non insisto quindi nel chiedere aspetti personali alla mia guida improvvisata, che vedo comunque accendersi in volto quando pronuncio le poche parole greche a disposizione del mio scarno vocabolario: grazie, prego, buongiono. Efharistò, parakalò, kalimera. Cinque anni di liceo classico ed avere, se non altro, appreso le basi dell’educazione! Obiettivo comunque raggiunto: interlocutore colpito e affondato. 

Ci separiamo a malincuore, e lasciato il parco in direzione 30th avenue, sto per 

fare un altro incontro interessante: quello con il proprietario dell’Akropolis Meat Market. Fondata nel 1975 da John Gatzonis e suo padre Gus, arrivato da Atene nel 1956, questa macelleria è da quasi cinquant’anni un’istituzione ad Astoria. Gus credeva che tutti dovessero poter comprare carne di alta qualità a prezzi onesti, in un ambiente familiare e accogliente e ancora oggi la macelleria assicura la sua eredità tra fotografie storiche e cimeli autentici, tra cui il suo vecchio coltello. All’Akropolis ogni taglio è preparato su misura, e la visita si trasforma subito in un momento di socialità: non solo John ha voglia di raccontarsi ma anche i clienti storici si fermano volentieri a salutare, mentre il celebre leg of lamb e il capretto per il barbecue vanno a ruba nei weekend. Davanti a una mappa della Grecia appesa al muro, parliamo di vacanze al mare – eccolo che ritorna a chiudere il cerchio delle mie ricerche – di acropoli e di Partenone, delle etimologie delle parole, che so riconoscere grazie ai miei studi classici, e delle sue soddisfazioni ottenute grazie a tanti anni di passione per il proprio lavoro. Prometto di inviare a John una copia di questo articolo tradotta in inglese prima di salutarlo e raggiungere una nuova tappa. 

L’imponente Saint Demetrios Cathedral, centro della vita religiosa della comunità greco ortodossa di Astoria, colpisce subito per le dimensioni e la grande bandiera greca che svetta al fianco di quella americana a stelle e strisce. Costruita nel 1942 e ampliata con un’opulenta struttura neobizantina nel 1975, la chiesa colpisce soprattutto per il suo interno. Abbacinante, dorato e decoratissimo con colonne imponenti, vetrate istoriate, lampadari enormi che illuminano l’iconostasi intagliata, in uno spazio ricolmo di affreschi e mosaici sacri che narrano la spiritualità ortodossa. Quando dico che New York è un viaggio nel viaggio mi riferisco proprio alla magia che luoghi come questi possono trasmettere e all’opportunità unica di apprendimento che questa città offre. 

Almeno altre due, tra le numerose chiese greco ortodosse di Astoria, sono da menzionare qui e meritano una visita: la Cathedral of Saint Markella, che risale al 1954, il cui interno mescola arte bizantina con ricche lavorazioni su legno, lampade votive e un trono episcopale elaborati, e il St. Irene Chrysovalantou Monastery che ospita un’autentica reliquia: la mano della santa Irene, oggetto di venerazione e pellegrinaggio. Anche qui gli interni sono decorati con ritratti sacri in un’atmosfera quasi mistica, tra devozione e leggende. Visitare queste chiese significa fare un tuffo nell’anima greca di Astoria: ogni affresco, ogni lampadario, ogni icona racconta una storia di fede, migrazione e comunità, immersa in un tripudio di colori dorati e atmosfere solenni.

Queste chiese non sono solo luoghi di culto, ma veri e propri cuori pulsanti della comunità, soprattutto durante le grandi festività religiose. La Pasqua ortodossa è la ricorrenza più importante per i greci e ad Astoria viene celebrata con grandissima devozione. Le chiese greco-ortodosse organizzano funzioni solenni, processioni con candele accese nella notte del sabato e grandi pranzi comunitari la domenica con piatti tradizionali come l’agnello arrosto, la zuppa di frattaglie e le tipiche uova rosse. Un altro momento speciale è Apokries, il carnevale greco che precede la Quaresima ortodossa, celebrato con feste in maschera, musica e tavolate ricche di piatti tipici, in un clima di allegria contagiosa. Durante l’estate, infine, molte chiese organizzano festival aperti a tutti, dove il cibo, la musica e le danze diventano un’occasione perfetta per sentirsi parte, anche solo per un giorno, della grande famiglia ellenica nel cuore di New York. Tutte le informazioni su queste e altre iniziative, così come corsi di lingua greca, laboratori artistici ed eventi culturali, sono disponibili presso il Greek Cultural Center, un punto di riferimento prezioso per chi desidera approfondire la cultura ellenica e sentirsi davvero parte della comunità.

A conclusione di questo viaggio, lascerei i lettori con un appuntamento per il prossimo anno: il 25 marzo, giorno dell’Indipendenza greca, che commemora l’inizio della rivoluzione contro l’Impero Ottomano nel 1821, Astoria si colora di bianco e blu. È la giornata ideale per unirsi alla comunità locale tra bandiere che sventolano ovunque, chiese che celebrano messe solenni, parate, eventi culturali e raduni conviviali. È una festa che unisce spiritualità e orgoglio nazionale, dove la musica tradizionale, i costumi folkloristici e i balli popolari raccontano la storia di un popolo fiero, anche lontano dalla madrepatria. Partecipare a questa celebrazione significa immergersi completamente nell’anima greca di New York e scoprire quanto forte sia ancora oggi il legame con le sue radici.

Con questa tappa tra i sapori e le storie di Astoria, aggiungiamo un nuovo timbro al nostro passaporto del “Giro del mondo a New York”. Se vi siete persi le puntate precedenti, potete recuperarle per continuare a viaggiare tra le mille anime di questa città. Ci aspettano ancora anche tante nuove destinazioni da scoprire insieme, una fermata di metro (e un morso) alla volta! Grazie per essere arrivati fin qui e… alla prossima avventura!

Immagine di Marta Galfetti

Marta Galfetti

Laureata in Psicologia della Comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si occupa di comunicazione attraverso progetti online e gestisce la pagina Instagram @Nyc_Pics_and_Tips. Vive a New York dal 2010 dove ogni giorno ricerca nuovi stimoli e scoperte.

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