È stata inaugurata ieri all’Istituto Italiano di Cultura di New York, in Park Ave, la mostra “Gianni Quaranta. Visions”. L’esposizione, curata da Giuliana Poleggi e seguita passo per passo dal Maestro, intende compendiare i vari ambiti dell’attività del poliedrico artista con un percorso illustrativo delle sue creazioni nei settori del cinema, del teatro lirico e di prosa, del balletto, della pubblicità, di mostre ed eventi, dell’architettura e design. Un vero e proprio tributo a Quaranta che vanta un carriera a dir poco eclettica.Ad aprire la serata – che ha visto tra gli ospiti il Console Generale d’Italia a New York Fabrizio di Michele, il regista e attore John Turturro, lo scrittore Brandon Cole e la prima ballerina Alessandra Ferri – è stato il direttore dell’IIC Fabio Finotti.
Quest’ultimo si è detto molto orgoglioso di ospitare un’ampia retrospettiva dedicata al premio Oscar Gianni Quaranta in occasione dei suoi 80 anni: “Quaranta è l’emblema della creatività italiana, sempre in movimento tra linguaggi diversi: dal cinema al teatro, dalla pubblicità al design. In mostra abbiamo il modellino costruito da Quaranta per la sua scenografia dell’Aida al Metropolitan: un perfetto esempio di fusione tra tecnologia e tradizione, tra pubblico globale e fedeltà alla cultura italiana e al suo spirito “visionario”. La mostra in sé è una bellissima scenografia disegnata e costruita per l’occasione da questo grande Maestro dell’eccellenza italiana nel mondo”, ha affermato.La parola è poi passata al Maestro che ha ringraziato Finotti per il magnifico tributo, sottolineando il suo affetto per la città: “Adoro New York non solo perché ci ho lavorato molto, ma anche perché qui è nata mia figlia”.
A proposito di questo profondo legame, l’artista ha raccontato a ilNewyorkese: “La prima volta che sono venuto qui era il 1968, New York era il punto di arrivo per noi europei. Ho lavorato tanto negli Stati Uniti, da Philadelphia a Dallas, e ogni volta atterravo proprio qui. Nonostante non abbia mai imparato perfettamente l’inglese, non mi sono mai trovato in difficoltà poiché in tutti i teatri del mondo si parla la nostra lingua: l’opera è italiana”.
Regista, scenografo, costumista e designer, Quaranta vanta alle spalle un lunga e proficua carriera, fatta di importanti riconoscimenti, tra cui l’Oscar per il film “A Room with a View”. Ed è stato proprio il cinema a regalargli le più grandi soddisfazioni: “Non ho vinto solo l’Oscar, ma anche due British Academy Awards, il César e tanti altri premi. Nello specifico, per questa mostra ho dovuto fare una selezione dei film che sono stati più importanti per la mia carriera, quindi, sono partito con “Brother Sun, Sister Moon”: il mio primo film e la mia prima nomination all’Oscar, ci sono molto legato”, ha rivelato.
Negli anni il Maestro ha ricevuto proposte di lavoro da ogni parte del mondo, anche se non sempre ha potuto accettare. “Se mi sono mai pentito di aver rifiutato una collaborazione? Pentito mai, ma dispiaciuto sì. Il primo regista che mi chiamò a lavorare negli Stati Uniti era Ridlely Scott, mi voleva in squadra con lui ma io avevo bisogno dei mie collaboratori che, per questioni di visto, non avrebbero potuto raggiungermi a Los Angeles. E così quella volta dissi di no”. Oggi il Maestro ripensa sorridendo al passato: “Ho avuto la fortuna di creare legami con importanti personalità del cinema, del teatro e dell’arte e sono molto orgoglioso di questo”. “Un ultimo sogno da realizzare? “, gli abbiamo chiesto. “Un film sulla mia vita ambientato a New York”, ha confessato.
*Foto di Nadia Pieri