«Vorrei che lo spettatore guardasse questo film con la consapevolezza che esso racconta anche un’altra storia. C’è la mia vita, ovviamente, ma c’è anche la magnifica avventura che ha portato un regista a dar vita a un’opera nella più totale indipendenza, creando un parallelismo con la mia storia di artista. Into the White è dunque un viaggio condiviso, che per me è stato una magnifica lezione di scultura». Lo racconta così, Jago (vero nome Jacopo Cardillo, classe 1987), scultore “pop star” da quasi un milione di followers, il film di Luigi Pingitore dedicato alla sua opera, che sta per debuttare al Tribeca Film Festival.
Into the white segue due anni della vita di Jago, da quando si trasferisce da New York a Napoli e, in piena solitudine, lavora giorno e notte alla sua nuova scultura: una versione moderna e personale della Pietà. Per diversi mesi sarà da solo assieme al blocco di marmo, in uno stretto rapporto di amore e odio, desiderio e paura.
Lo scultore, che ripercorre le orme dei grandi maestri del Rinascimento ed è stato ribattezzato “nuovo Michelangelo”, è anche viaggiatore instancabile e un imprenditore che ha sfidato le regole dell’arte contemporanea per fuoriuscire dalle logiche del mercato e provare a indicare ai giovani una nuova strada per approcciare l’arte. E il regista Pingitore spiega: «La prima impressione che si ricava osservando Jago è quella di una persona consapevole che vita e arte non devono viaggiare separati. Sin dai primi ciak mi ha colpito il rapporto quasi agonistico che ha con il marmo. Il suo è un lavoro animale, fisico, non solo spirituale. È come se quella chiesa nel cuore di Napoli, a un certo punto, fosse diventata un ring. E il marmo il suo avversario».
Il film sarà proiettato al Tribeca l’8, il 9 e il 15 giugno in anteprima mondiale (info e biglietti: tribecafilm.com), il 18 e 19 giugno esce in Italia, solo per due giorni, distribuito da Nexo Digital.