Si è concluso nella notte italiana l’atteso vertice sull’Ucraina alla Casa Bianca, dove Donald Trump ha ricevuto Volodymyr Zelensky e sette leader europei per discutere del futuro della guerra in Ucraina.
Attorno al tavolo, oltre a Trump e Zelensky, erano presenti Emmanuel Macron, Giorgia Meloni, Keir Starmer, Friedrich Merz, Alexander Stubb, Ursula von der Leyen e Mark Rutte. I temi principali sono stati il cessate il fuoco, le garanzie di sicurezza e il ruolo della Nato.
L’incontro, organizzato con breve preavviso, ha avuto come obiettivo l’avvio di un percorso negoziale con Mosca, che potrebbe concretizzarsi in un vertice trilaterale con Vladimir Putin entro la fine di agosto.
Nel suo intervento Giorgia Meloni ha ringraziato gli Stati Uniti per il sostegno a Kiev, sottolineando al tempo stesso che l’Europa non può ridursi a semplice spettatrice di un processo negoziale che vede protagonisti solo Washington, Mosca e Kiev.
La premier italiana ha scelto la via dell’equilibrio, rilanciando la proposta di un “articolo 5 allargato”. Si tratta di un’idea che, mutuata dal trattato Nato, mirerebbe a offrire garanzie di sicurezza a Kiev senza sancirne l’ingresso formale nell’Alleanza.
Zelensky ha annunciato di aver discusso con Trump un pacchetto da 90 miliardi di dollari in armamenti americani, finanziati con fondi europei, e un accordo per la produzione di droni in Ucraina, parte dei quali destinati agli Stati Uniti. L’intesa dovrebbe essere formalizzata entro dieci giorni.
Il nodo della sede del futuro trilaterale ha aperto un confronto politico. Meloni ha candidato Roma, sottolineando la tradizione diplomatica italiana: questa ambizione richiama la tradizione diplomatica italiana e la forza simbolica della capitale come luogo di mediazione universale, grazie anche al ruolo del Vaticano.