Un nuovo ordine esecutivo firmato dal Presidente Donald Trump nella giornata di martedì imporrà un drastico ridimensionamento della forza lavoro federale. L’ordine, che sottolinea il sostegno del Presidente ai tagli «su larga scala», obbliga le agenzie federali a collaborare con il Dipartimento dell’Efficienza Governativa (DOGE), diretto dal miliardario Elon Musk, per identificare e eliminare inefficienze governative.
Nel dettaglio, l’ordine esecutivo prevede l’installazione di un «Responsabile DOGE» in ciascuna agenzia federale, assegnando a questa figura il controllo sulle decisioni di assunzione. Dopo la scadenza del congelamento delle assunzioni, le agenzie potranno reclutare un solo impiegato ogni quattro dimissionari, escludendo le funzioni legate a «sicurezza pubblica, applicazione dell’immigrazione o applicazione della legge». L’obiettivo annunciato è quello di ridurre di un quarto i dipendenti federali, il che si tradurrebbe in un taglio di circa l’1% del budget complessivo.
«Stiamo per firmare un accordo molto importante oggi. È DOGE», ha dichiarato Trump dall’Oval Office. Accanto a lui vi era Elon Musk, che ha criticato il ruolo eccessivo della burocrazia: «Se la burocrazia è al comando, allora quale significato ha realmente la democrazia? Non corrisponde alla volontà del popolo, quindi è qualcosa che dobbiamo risolvere».
L’ordine ha sollevato immediate preoccupazioni tra i sindacati dei lavoratori. Doreen Greenwald, presidente del Sindacato Nazionale dei Dipendenti del Tesoro, ha espresso forte opposizione: «Il licenziamento arbitrario di migliaia di dipendenti attraverso molteplici agenzie federali devasterebbe i servizi governativi essenziali per il pubblico americano. I dipendenti federali proteggono l’ambiente, salvaguardano la salute pubblica, forniscono aiuto agli americani bisognosi, promuovono la crescita economica e assicurano la sicurezza della nazione».
L’ordine esecutivo ha anche provocato una reazione immediata nei tribunali, con molteplici sfide legali già avviate. Una settimana fa, un giudice federale ha bloccato il «programma di dimissioni differite» dell’amministrazione, che avrebbe permesso ai dipendenti federali di dimettersi con un’indennità fino a settembre. Trump, tuttavia, rimane fermo: «Sembra difficile credere che i giudici vogliano cercare di fermarci nella ricerca di corruzione», ha commentato, minacciando di rivolgere l’attenzione anche verso i giudici coinvolti, pur assicurando il rispetto delle decisioni giudiziarie finali.