Il Partito Democratico in crisi dopo il dibattito tra Biden e Trump

Durante i 90 minuti del dibattito, un Biden visibilmente affaticato non è riuscito ad esprimere a pieno le sue idee e a contrastare le affermazioni di Trump. La voce rauca del presidente - additata ad un presunto raffreddore - e la sua difficoltà nel rispondere con prontezza hanno sollevato dubbi sulla sua capacità di affrontare una campagna competitiva a soli quattro mesi dalle elezioni.

Il dibattito pre-elettorale tra il presidente Joe Biden e l’ex presidente Donald J. Trump ha suscitato un’ondata di preoccupazioni all’interno del Partito Democratico, mettendo in discussione la capacità di Biden di portare avanti una campagna elettorale vigorosa. Biden, che sperava di guadagnare slancio per la sua rielezione, ha invece offerto una performance esitante e disarticolata che ha riacceso i timori sulla sua idoneità come candidato.

Durante i 90 minuti del dibattito, un Biden visibilmente affaticato non è riuscito ad esprimere a pieno le sue idee e a contrastare le affermazioni di Trump. La voce rauca del presidente – additata ad un presunto raffreddore – e la sua difficoltà nel rispondere con prontezza hanno sollevato dubbi sulla sua capacità di affrontare una campagna competitiva a soli quattro mesi dalle elezioni. Piuttosto che placare le preoccupazioni legate alla sua età, Biden, 81 anni, le ha rese il tema centrale della serata.

I democratici, che per mesi hanno difeso Biden dalle critiche, si sono subito resi conto della situazione. Entro pochi minuti dall’inizio del dibattito, membri della sua stessa amministrazione e altri alleati hanno scambiato freneticamente telefonate e messaggi di testo, consapevoli che Biden non era al massimo della forma. Alcuni, disperati, si sono rivolti ai social media per esprimere il loro shock, mentre altri hanno iniziato a discutere privatamente se fosse troppo tardi per considerare un candidato alternativo.

Mark Buell, un importante donatore per Biden e il Partito Democratico, ha espresso seri dubbi dopo il dibattito, chiedendosi se il presidente sia ancora la persona giusta per essere il candidato. “Abbiamo tempo per mettere qualcun altro lì?” ha chiesto Buell, sottolineando la crescente incertezza tra i sostenitori di Biden.

Il governatore della California, Gavin Newsom, e la vicepresidente Kamala Harris, entrambi visti come possibili successori, hanno cercato di minimizzare le speculazioni su un cambio di candidato. Tuttavia, le loro dichiarazioni non sono riuscite a placare del tutto le preoccupazioni all’interno del partito. Newsom ha affermato che non volterebbe mai le spalle all’attuale Presidente, mentre Harris ha difeso Biden sulla CNN, riconoscendo però che l’inizio del dibattito è stato lento.

Anche Andrew Yang, ex candidato alle primarie democratiche, ha suggerito sui social media che i democratici dovrebbero nominare qualcun altro prima che sia troppo tardi. Si è poi aggiunta anche l’ex senatrice Claire McCaskill, che ha definito la situazione una “crisi”, affermando che molti democratici erano in preda alla disperazione riguardo a cosa fare dopo.

Le probabilità percepite di Biden di vincere la nomina sono crollate su PredictIt.org, un sito di scommesse politiche. Le sue chance di essere il candidato del partito sono scese drasticamente, riflettendo la crescente incertezza tra i scommettitori e gli osservatori politici.

Il problema per Biden è che il prossimo dibattito non è previsto fino al 10 settembre, lasciando il presidente senza un’opportunità immediata per recuperare terreno. Questo ha alimentato ulteriormente le preoccupazioni tra i democratici, che temono che non ci sia abbastanza tempo per riparare i danni causati dalla sua performance deludente.

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