Due Presidenti, un obiettivo in comune: indebolire la Cina, ma con delle differenze sostanziali

La tensione economica tra Stati Uniti e Cina è stata un tema centrale degli ultimi anni, amplificata dalle politiche di Donald Trump e ora gestita con una nuova visione dall’amministrazione Biden. Entrambi i presidenti hanno adottato una posizione dura nei confronti di Pechino, non ultima, infatti, la decisione di Biden di aumentare del 100% i dazi sui veicoli elettrici cinesi per difendere la produzione americana nel settore. Eppure, nonostante l’approccio nei confronti del gigante asiatico sia praticamente lo stesso, le strategie dei due Presidenti che si sono susseguiti sulla poltrona della Casa Bianca differiscono in modo significativo.

Trump, infatti, è stato in realtà il primo a rompere la continuità dei rapporti positivi con la Cina, iniziando una guerra commerciale massiccia principalmente attraverso l’imposizione di dazi per centinaia di miliardi di dollari di prodotti cinesi. L’obiettivo dell’ex Presidente era riportare i posti di lavoro in fabbrica negli Stati Uniti, con un’attenzione minima verso le industrie emergenti ad alta tecnologia. In più, la visione di Trump si limitava solo a cosa l’America avrebbe potuto fare, senza coinvolgere i propri alleati e perseguendo una politica estera abbastanza isolazionista anche sul piano dello scontro con la Cina.

D’altra parte, Biden ha intensificato questa guerra commerciale, ma con obiettivi diversi. La sua strategia mira a promuovere la produzione e i posti di lavoro in settori avanzati, come l’energia pulita e i veicoli elettrici. Biden ha, inoltre, mantenuto molte delle tariffe imposte da Trump, ma ha introdotto anche nuove restrizioni commerciali, cercando, al contrario del suo predecessore, di coinvolgere gli alleati internazionali per contrastare la Cina.

Una delle differenze chiave tra le due amministrazioni è proprio l’approccio alla produzione di veicoli elettrici, come suggerito all’inizio. Mentre Trump ha visto questi veicoli come una minaccia per l’occupazione americana, seguendo un po’ la pancia dell’elettorato più conservatore, Biden ha firmato leggi per promuoverli, parte integrante di una strategia più ampia per affrontare il cambiamento climatico e dominare il settore delle industrie avanzate.

L’attenzione sulla Cina permane anche in campagna elettorale, comunque. Trump ha promesso ulteriori restrizioni commerciali in caso di rielezione mentre Biden ha voluto premere sul fatto che i dazi inseriti fossero molto più “mirati” rispetto a quelli dell’ex Presidente, mantenendo tuttavia in atto tutte le restrizioni commerciali precedentemente approvate dall’amministrazione Trump.

Ma, a differenza di quest’ultima, la cooperazioni internazionali attuate da Biden potrebbero aiutare l’America a vincere la propria battaglia con la Cina. Nell’ultimo G7, il Presidente americano ha guidato un’iniziativa per delineare una strategia comune per competere contro gli investimento statali cinesi nelle nuove tecnologie. Molti funzioni americani si dicono fiduciosi nella cooperazione dell’Europa, che sembra pronta a seguire la traccia del colosso a stelle e striscie, aumentando anch’essa i dazi sulle auto elettriche cinesi.

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