Per oltre cinque anni, An Quanzhong, un ricco uomo d’affari residente nel Queens, ha rivolto pressioni e minacce a un cittadino cinese che viveva negli Stati Uniti. Il suo obiettivo era costringerlo a tornare in Cina per affrontare accuse di presunti crimini finanziari. Mercoledì, An è stato condannato a 13 mesi di carcere da un tribunale federale di Brooklyn per aver agito come agente non autorizzato di un governo straniero. La vicenda è parte di un’indagine più ampia sulle attività di repressione transnazionale del governo cinese negli Stati Uniti.
Secondo i documenti del tribunale, An Quanzhong ha tentato ripetutamente di convincere l’uomo, ricercato dalle autorità di Pechino, a rientrare in patria. I metodi usati comprendevano intimidazioni dirette e pressioni sui familiari ancora in Cina. In un’occasione, An avrebbe detto al figlio della persona presa di mira che il governo cinese stava «monitorando la famiglia» e che «tutti i parenti sarebbero stati coinvolti», se l’uomo non fosse tornato.
La condanna di An è arrivata dopo che l’uomo d’affari si era dichiarato colpevole lo scorso maggio. Sua figlia, An Guangyan, ha invece ammesso la colpa per un’accusa di cospirazione per frode sui visti e attende ancora la sentenza. An è stato anche condannato al pagamento di cinque milioni di dollari, di cui più di un milione destinati in risarcimento alle vittime del tentativo di coercizione. Era agli arresti domiciliari da maggio 2023, dopo aver trascorso sette mesi in custodia cautelare nel centro di detenzione di Brooklyn.
La giudice Kiyo A. Matsumoto ha spiegato che la pena ridotta è stata determinata anche dalle difficili condizioni di detenzione subite da An e dal suo ruolo nella comunità cinese di New York. «Il comportamento del signor An rappresenta una seria minaccia per la sicurezza nazionale», ha dichiarato la giudice in aula.
An Quanzhong era noto sia in Cina che negli Stati Uniti per la sua attività imprenditoriale e per i legami politici. Fondatore dell’Anqiao Group, un’azienda immobiliare con base a Zaozhuang, nella provincia cinese dello Shandong, aveva investito anche negli Stati Uniti, dove nel 2014 aveva inaugurato il Parc Hotel a Flushing, nel Queens. Era inoltre presidente della New York Shandong Association e aveva stretti rapporti con la deputata democratica Grace Meng, che nel 2015 aveva proclamato il 6 ottobre come “An Quanzhong Day”. Un portavoce di Meng ha precisato che la dichiarazione era avvenuta prima che si conoscessero i reati di An e ha ribadito la sua contrarietà a ogni interferenza straniera nella democrazia statunitense.
L’indagine che ha coinvolto An e sua figlia fa parte dell’Operazione Fox Hunt, la campagna avviata nel 2014 dal Partito Comunista Cinese per rintracciare e rimpatriare dissidenti e sospetti corrotti all’estero. Secondo il governo cinese, l’obiettivo è riportare in patria i fuggitivi per processarli; secondo le autorità statunitensi, si tratta invece di una strategia repressiva per zittire le voci critiche del regime.
Durante il processo, l’avvocato di An ha sostenuto che l’imprenditore aveva agito per preoccupazione genuina verso la persona coinvolta e che aveva promesso protezione in Cina. I pubblici ministeri hanno però descritto le azioni di An come «estremamente coercitive», volte a intimidire e minacciare un residente degli Stati Uniti nel tentativo di favorire gli interessi del governo cinese.