La governatrice di New York, Kathy Hochul, ha firmato lunedì una nuova legge che intende rafforzare la protezione degli operatori sanitari che offrono servizi di aborto, blindandoli da eventuali procedimenti giudiziari in Stati che vietano l’interruzione volontaria della gravidanza.
La misura, che entra in vigore immediatamente, arriva a pochi giorni dall’incriminazione in Louisiana di un medico di New York accusato di aver prescritto e inviato pillole abortive a una paziente, evidenziando le crescenti tensioni fra Stati a maggioranza repubblicana e quelli guidati dai Democratici.
La normativa permette agli operatori sanitari di omettere il proprio nome sulle prescrizioni dei farmaci abortivi, sostituendolo con il nome della loro struttura medica. Questo accorgimento mira a celare l’identità dei fornitori, proteggendoli da azioni penali, civili o da altre forme di ritorsione legale promosse da Stati contrari all’aborto.
Durante una conferenza stampa, la governatrice Hochul ha spiegato la ratio legis, sottolineando come «altri Stati vogliono prendere di mira, molestare, spaventare e intimidire medici e pazienti. Questo potrebbe andare bene in luoghi come la Louisiana — forse in Indiana — ma non sono i nostri valori qui a New York».
La nuova disposizione si aggiunge alla legge già in vigore che tutela l’aborto tramite telemedicina, impedendo alle autorità di New York di cooperare con le indagini o i procedimenti avviati da altri Stati contro i fornitori di servizi abortivi. L’invio di pillole oltre i confini statali è infatti diventato uno strumento chiave per garantire l’accesso all’aborto in territori con divieti quasi totali.
Il caso che ha scosso il dibattito pubblico vede coinvolta la dottoressa Margaret Carpenter di New Paltz, accusata in Louisiana di “aborto criminale mediante l’uso di farmaci abortivi” e, già in passato, citata in giudizio in Texas per aver fornito pillole abortive a una giovane di 20 anni. Anche la senatrice Michelle Hinchey ha espresso il suo sostegno, affermando che la dottoressa stia «facendo il lavoro più duro in questo momento, difendendo i diritti di persone in altri Stati che stanno perdendo la propria autonomia».