New York ha cominciato a usare i cassonetti, partendo da West Harlem

Il nuovo sistema di raccolta, avviato in tre quartieri di Manhattan, prevede i cassonetti in strada al posto dei sacchi sui marciapiedi... ma anche la rimozione di molti parcheggi

Da questa settimana, in una grossa porzione dell’area di Harlem comprendente Morningside Heights, Manhattanville e Hamilton Heights, la gestione dei rifiuti cambierà drasticamente. Tutti i grandi edifici della zona, infatti, saranno dotati di grossi cassonetti chiamati Empire Bins, distribuiti lungo le strade al posto di centinaia di parcheggi. È il primo esperimento su larga scala di raccolta stradale containerizzata a New York, una città che, nonostante l’altissimo tasso di urbanizzazione, ha per decenni accettato la presenza quotidiana dei sacchi neri sui marciapiedi.

Oltre all’introduzione di 1.000 cassonetti – un elemento urbano molto tipico in Europa ma praticamente inesistente da questa parte dell’oceano – vi sarà anche la messa in servizio di 16 camion meccanizzati dedicati alla raccolta dei rifiuti. Anche quest’ultima è una novità: la raccolta dei rifiuti, soprattutto a New York, ha sempre fatto leva sul lavoro manuale degli operatori di nettezza urbana, cui viene richiesto praticamente da sempre di caricare a mano centinaia di sacchi neri sui camion della spazzatura. Il cambiamento più importante negli ultimi anni è stato il design del veicolo o, se torniamo abbastanza indietro nel tempo, l’animale che lo trainava, ma non il modo. Il nuovo sistema, infatti, oltre a mirare ad una maggiore igiene, punta anche a ridurre il lavoro fisicamente usurante degli operatori ecologici.

Negli Stati Uniti, a differenza di molte metropoli europee, il rapporto tra spazio pubblico e gestione dei rifiuti è sempre stato segnato da un certo pragmatismo disordinato. A New York, in particolare, l’idea di eliminare i sacchi dal marciapiede è emersa ciclicamente nel dibattito pubblico, ma ha sempre incontrato ostacoli: dalla carenza di spazio all’opposizione degli automobilisti, dalla mancanza di investimenti a un’infrastruttura pensata in epoche in cui l’estetica urbana contava poco. Stavolta, però, la crisi dei ratti e la pressione sulla pulizia delle strade hanno spinto l’amministrazione ad accelerare.

La tipica raccolta di rifiuti newyorkese | via Shutterstock

Alcuni cittadini continuano a lamentare l’impatto visivo dei nuovi bidoni e la perdita di parcheggi, ma secondo le autorità, il sistema ha già ridotto il numero di avvistamenti di roditori e reso più sicure le condizioni di lavoro. I cassonetti vengono svuotati tre volte alla settimana tramite un sistema a chiave digitale riservato agli addetti degli edifici. La raccolta differenziata resta per ora fuori dal progetto: continua a essere lasciata sul marciapiede, ma in sacchi trasparenti. I palazzi più piccoli, invece, hanno a disposizione dei contenitori mobili di dimensioni ridotte.

L’estensione del piano a tutta la città, però, resta un’operazione difficile. Secondo le stime preliminari, servirebbe la rimozione di oltre 50.000 posti auto e un investimento che potrebbe superare i cento milioni di dollari nei prossimi anni. Il tema è già entrato nella campagna elettorale per le prossime elezioni comunali. Alcuni candidati ne promettono l’ampliamento, altri chiedono di vincolare l’uso dei contenitori anche alla raccolta differenziata. Per ora, tra resistenze e sperimentazioni, l’idea che New York possa finalmente migliorare nel modo in cui gestisce i propri rifiuti sembra meno lontana.

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