Nel cuore di Central Park, un piccolo gruppo di oche canadesi potrebbe trovare una tregua grazie all’insolita alleanza tra due uomini settantenni del Bronx. Il New York Times racconta che Edward Dorson, fotografo naturalista, e Larry Schnapf, avvocato ambientalista, si sono incontrati per caso lo scorso inverno lungo il bacino idrico del parco. Da quel momento, hanno deciso di unire le forze per proteggere le uova delle oche che ogni primavera nidificano sulle sue sponde, minacciate da un programma federale di controllo della fauna selvatica.
Il programma, avviato nel 2010 su richiesta della Port Authority di New York e New Jersey, prevede la distruzione delle uova di oche canadesi nel raggio di sette miglia dagli aeroporti principali della città, come misura preventiva contro le collisioni aeree. Le oche, con un’apertura alare che può superare il metro e mezzo, sono considerate un rischio per l’aviazione civile. Ma Dorson e Schnapf sostengono che l’area del Central Park, a oltre otto miglia dagli aeroporti di LaGuardia e JFK, dovrebbe essere esclusa da queste misure.
«Tutto quello che chiediamo è la possibilità di parlare con le autorità e trovare un accordo che permetta almeno ad alcune uova di schiudersi», ha spiegato Schnapf, che sta preparando una lettera di diffida formale da inviare alla Port Authority. L’intento è quello di fermare gli interventi in programma nella zona del bacino, considerata da molti birdwatcher uno degli ultimi rifugi urbani per questi animali.
Nonostante la protezione delle oche canadesi prevista dal Migratory Bird Treaty Act, le autorità federali hanno ottenuto una deroga per il controllo della popolazione. Secondo i dati forniti dal Dipartimento di Conservazione Ambientale dello Stato di New York, la popolazione residente ha superato le 228.000 unità, ben al di sopra dell’obiettivo di 85.000. La città ha rafforzato i controlli nel 2009, dopo l’atterraggio d’emergenza del volo US Airways 1549 nel fiume Hudson, causato da una collisione con uno stormo di oche.
La Port Authority difende l’estensione delle misure anche oltre il limite delle cinque miglia fissato dalla FAA, sostenendo che «gestire i rischi legati alla fauna selvatica, specialmente dalle oche canadesi stanziali, è una priorità imprescindibile per la sicurezza dei voli». Ma secondo Schnapf, si tratta di uno «sforamento delle competenze». I dati della stessa FAA mostrano che gli impatti con oche canadesi nei due aeroporti principali della città non superano i quattro casi all’anno da oltre due decenni.
Dorson, 77 anni, ha già collaborato alla creazione di un santuario per squali a Palau, in Micronesia. Ma oggi la sua battaglia è per una manciata di nidi nascosti tra i cespugli del Central Park. «Non vedo molte persone preoccuparsi per le oche», ha detto. «Ma forse, tra dieci anni, quando non ce ne saranno più, qualcuno sentirà la loro mancanza. Vorrei cambiare le cose prima che sia troppo tardi».