C’è un’emergenza animali nei rifugi cittadini, e c’entra la crisi economica

Sempre più persone a New York sono costrette a rinunciare ai propri animali domestici perché non riescono più a mantenerli, e i rifugi non sanno dove metterli

A New York, l’emergenza abitativa e la crescente disuguaglianza economica hanno iniziato a generare problemi anche per i rifugi per animali. Gli Animal Care Centers della città, che gestiscono le strutture pubbliche nei distretti di Manhattan, Queens e Staten Island, sono al limite della loro capacità. Negli ultimi mesi, il numero di animali accolti è aumentato al punto che, oggi, chi si presenta per lasciare un animale domestico rischia di non trovare posto. Vengono ancora accettati solo gli animali in condizioni critiche, pericolosi per la collettività o segnalati dalle autorità.

Il sovraffollamento dei rifugi non è di per sé un fatto nuovo, ma ha assunto proporzioni più gravi rispetto al passato. Se da anni i rifugi lottano contro i pochi posti disponibili, l’attuale crisi si lega invece alle difficoltà economiche diffuse. Il Queens, che ha inaugurato il suo primo rifugio municipale nell’estate del 2023 con una capacità prevista per 72 cani, ne ospita oggi più del doppio. In totale, il sistema cittadino assiste oltre 380 cani e altrettanti gatti, con numeri importanti anche tra conigli, cuccioli, cavie e uccelli, mentre quasi 300 animali sono affidati temporaneamente a volontari.

Uno dei motivi principali di questo incremento è la perdita della casa da parte dei proprietari. Circa un terzo degli animali arrivati nei rifugi proviene da persone costrette a trasferirsi in strutture che non consentono la presenza di animali domestici. Altri rinunciano perché le spese veterinarie sono diventate insostenibili. Negli ultimi anni, l’acquisizione di cliniche veterinarie da parte di fondi di investimento ha contribuito a far lievitare i costi delle cure. Anche interventi di base, un tempo accessibili, sono ora fuori portata per molte famiglie a basso reddito.

Un altro elemento meno evidente, ma significativo, riguarda le conseguenze indirette della pandemia. Durante i lockdown, molti servizi veterinari subirono interruzioni o rallentamenti, tra cui i programmi pubblici di sterilizzazione. Questo ha portato a un aumento delle nascite di cuccioli non pianificate, che oggi si traducono in una nuova ondata di animali giovani e difficili da gestire. Un cambiamento demografico del tutto visibile nei rifugi, dove crescono gli ingressi di gatti e cani adolescenti, spesso vivaci e privi di educazione domestica.

New York ha in programma l’apertura di nuovi rifugi nel Bronx e a Brooklyn, ma l’inaugurazione è prevista solo per il prossimo anno. Nell’attesa, la pressione ricade interamente sulle strutture esistenti, che operano al limite delle proprie possibilità logistiche e umane. E intanto volontari e operatori si trovano a fare i conti con la sensazione di non riuscire a tenere il passo.

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