Domenica 8 e lunedì 9 giugno, gli italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti referendari abrogativi che riguardano principalmente lavoro e cittadinanza. Ma mentre in Italia si discute del merito dei quesiti, per la comunità italiana all’estero – in particolare quella numerosa e radicata negli Stati Uniti – il nodo principale è un altro: come si vota dall’estero?
La partecipazione degli italiani residenti all’estero alle consultazioni elettorali è regolata da norme precise e scadenze da non sottovalutare, soprattutto quando si vota per corrispondenza.
Chi è regolarmente iscritto all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) riceverà automaticamente a casa il plico elettorale. Non serve fare richieste particolari, a patto che l’indirizzo comunicato al consolato sia aggiornato. Il voto avverrà per corrispondenza, seguendo le istruzioni contenute nel plico e rispettando i tempi indicati. È fondamentale controllare la propria iscrizione all’AIRE e accertarsi che i dati siano corretti, perché eventuali errori possono compromettere la possibilità di votare.
Il plico elettorale contiene 5 schede (una per ogni quesito referendario) e due buste (una preaffrancata, da restituire). Nel caso in cui non si sia ricevuto il plico elettorale entro il 25 maggio, è necessario contattare l’ufficio consolare di riferimento per ottenere un duplicato. Le schede vanno compilate e inviate al consolato il prima possibile seguendo attentamente le indicazioni del foglio informativo presente nel plico elettorale ed utilizzando unicamente il materiale con esso fornito.
Saranno trasmesse in Italia per lo scrutinio solamente le schede votate recapitate all’ufficio consolare di riferimento entro e non oltre le ore 16 locali di giovedì 5 giugno.
C’è anche chi, pur vivendo all’estero, preferisce rientrare in Italia per votare. In quel caso è necessario comunicarlo per iscritto al proprio consolato entro il 10 aprile. Si tratta di una scelta individuale, spesso legata alla volontà di partecipare in presenza o all’occasione di tornare nel proprio comune di origine. La legge lo consente, ma è importante rispettare le scadenze, perché oltre quella data, questa opzione non sarà più valida.
Per chi invece si trova temporaneamente all’estero – per lavoro, studio o altre ragioni – ma è residente in Italia, esiste la possibilità di votare comunque per corrispondenza. In questo caso bisogna essere all’estero da almeno tre mesi e farne richiesta al proprio comune di residenza entro il 7 maggio, indicando un domicilio temporaneo e allegando la documentazione necessaria. Anche in questo caso, il voto arriverà via posta e andrà restituito nei tempi previsti.
Quanto ai contenuti del referendum, i cinque quesiti toccano temi centrali per la vita dei lavoratori e per la società italiana. Si va dall’abolizione del contratto a tutele crescenti (Jobs Act) al ripristino del reintegro in caso di licenziamento illegittimo, alla possibilità per i giudici di stabilire liberamente l’indennizzo per i lavoratori licenziati nelle piccole imprese. Gli altri quesiti riguardano i contratti a termine, la responsabilità del committente negli appalti per la sicurezza sul lavoro e, infine, la riduzione da dieci a cinque anni del periodo di residenza necessario per chiedere la cittadinanza italiana per gli stranieri residenti.