Come parte di una revisione globale del Dipartimento di Stato USA voluta dal segretario Marc Rubio, con l’obiettivo di ridurre significativamente la presenza diplomatica americana nel mondo, è stata annunciata in via definitiva, e non senza diverse polemiche, la chiusura del Consolato americano a Firenze. Quest’ultimo risulta infatti inserito in una lista di circa trenta sedi diplomatiche destinate alla soppressione.
La sede diplomatica del capoluogo toscano, inaugurata nel 1819, rappresenta uno dei più antichi punti di riferimento consolari statunitensi in Europa, nato in un periodo in cui Firenze era meta privilegiata del Grand Tour, un lungo viaggio culturale intrapreso dai giovani aristocratici americani ed europei. Negli anni, il Consolato ha sostenuto la crescita della comunità statunitense locale, agevolando le attività commerciali, culturali e accademiche che hanno fatto di Firenze una destinazione d’elezione per gli americani. La sua scomparsa rischia ora di complicare significativamente la vita quotidiana di migliaia di residenti, studenti universitari e operatori economici statunitensi attivi in Toscana ed Emilia-Romagna.
Dal Comune di Firenze, la reazione non si è fatta attendere. La sindaca Sara Funaro ha definito il piano come «scellerato», chiedendo un immediato intervento diplomatico da parte del governo italiano. Le istituzioni locali temono infatti non solo un aumento delle difficoltà burocratiche e amministrative, ma anche un impoverimento della capacità di Firenze di attrarre studenti e investimenti statunitensi, elementi fondamentali per l’economia della città e della regione.
Sul piano sociale ed economico, il Consolato americano ha svolto per anni anche una funzione di supporto diretto e immediato nelle emergenze, come nel caso degli studenti americani coinvolti in incidenti o situazioni critiche. La perdita di questo presidio diplomatico rischia così di avere conseguenze dirette sulla sicurezza e sulla gestione di eventuali crisi. La decisione arriva, peraltro, dopo anni già segnati da tensioni commerciali, accentuate soprattutto dai dazi introdotti dal Presidente Donald Trump, che avevano già complicato le relazioni economiche bilaterali tra Stati Uniti e Toscana.