Cinque giardini italiani sono stati inseriti nella lista dei 25 più belli al mondo stilata dal New York Times, che ha chiesto a sei esperti internazionali di selezionare i parchi capaci di cambiare «il nostro modo con cui guardiamo le piante». Con cinque presenze ciascuno, Regno Unito e Italia guidano la classifica. I giardini italiani selezionati sono: il Giardino di Ninfa, il Sacro Bosco di Bomarzo e Villa d’Este nel Lazio; Villa Gamberaia in Toscana e Villa Silvio Pellico a Moncalieri, in Piemonte.
Il Giardino di Ninfa, terzo in classifica, è forse il più evocativo. Nato sulle rovine di una città medievale, è un giardino romantico all’inglese che accoglie oltre diecimila specie botaniche da tutto il mondo. Abbandonato nel Medioevo e poi recuperato nel Novecento dalla famiglia Caetani, il giardino deve la sua rinascita alla passione del principe Gelasio Caetani per l’orticoltura. Il microclima creato dai corsi d’acqua e la varietà delle piante – dagli aceri giapponesi agli iris palustri – ne fanno un ecosistema unico, oggi tutelato come Monumento Naturale dalla Regione Lazio.

Villa Gamberaia, alle porte di Firenze, si posiziona al diciannovesimo posto. È uno dei più celebri esempi di giardino all’italiana, con geometrie precise, giochi d’acqua e una disposizione scenografica che culmina nel grande viale erboso e nel giardino dei limoni. La villa, costruita nel Seicento e trasformata nel tardo Ottocento da Catherine Jeanne Keshko, è un laboratorio di eleganza botanica tra cipressi, peonie e rose rampicanti. Poco distante, ma con un’impostazione completamente diversa, Villa d’Este a Tivoli – ventunesima nella lista – incarna l’ingegneria del Rinascimento: un sistema idraulico articolato, con 51 fontane, 398 getti d’acqua e un impianto terrazzato che ancora oggi affascina per complessità e bellezza.
In ventiduesima posizione si trova il Sacro Bosco di Bomarzo, forse il più enigmatico tra i giardini italiani. Creato nel Cinquecento da Pier Francesco Orsini, è popolato da sculture grottesche che sembrano uscite da un sogno mitologico o da un incubo allegorico. La famosa “Bocca dell’Inferno”, con la scritta «Ogni pensiero vola», è solo uno dei quaranta elementi che rendono questo giardino un luogo fuori dal tempo, capace di ispirare artisti e visitatori con il suo mistero irrisolto. Villa Silvio Pellico, al 24esimo posto, chiude la selezione italiana. Si trova sulle colline torinesi e si tratta di un giardino franco-inglese, trasformato nel Novecento da Russell Page con un impianto cruciforme e percorsi immersi tra bossi, cedri e rose antiche.

Nel resto del mondo, la lista include parchi storici e sperimentazioni paesaggistiche contemporanee. Dalla High Line di New York – un parco lineare sospeso nato su una ferrovia in disuso – ai Royal Botanic Gardens di Cranbourne in Australia, che fondono architettura e botanica, fino al Kirstenbosch sudafricano, dedicato alla flora autoctona. Ogni giardino selezionato racconta una visione, una cultura, una forma diversa di relazione con la natura. In questo contesto globale, l’Italia conferma la sua vocazione secolare a trasformare il paesaggio in arte.