Uruguay, una nazione solida ricca d’arte e cultura

L'Uruguay raccontato da Marta Trucchi, artista italiana che ha esposto le sue opere anche all'estero

Rovesciamo il pessimistico incipit del romanzo Anna Karenina di Lev Tolstoj: tutte le nazioni infelici si somigliano, in un modo o nell’altro, ma ogni nazione felice è tale a modo suo.

Oggi l’aeroporto principale è la sintesi di una nazione. Sarà pure zuccherina la scritta apposta a una colonna dell’aeroporto Carrasco, il principale dell’Uruguay, ma leggerla fa piacere. Certamente l’Uruguay è una “isola” lontana e felice, tanto che quello di Carrasco sembra quasi un astroporto, tanto marcato è il salto nello spaziotempo e quello culturale e dello stile di vita.

Cercheremo di percorrere un viaggio alla Marco Polo in una terra lontana e poco conosciuta. Lo ha compiuto Marta Trucchi, giovane artista italiana (instagram.com/_trucchitruc_/) nata in Svizzera nel 1995, che ha studiato illustrazione a Parigi all’École de Condé e ha esposto con successo le sue opere in Italia e all’estero.

Le opere di Marta Trucchi

Per il mio primo viaggio oltre oceano volevo almeno conoscere una persona del posto dove andavo. Conoscevo in effetti Elina Damiani, un’artista naïve che ha esposto in Uruguay e anche in Italia (elinadamiani.com). Dieci anni fa era venuta a Genova dove abito, perché amica di un mio zio nella cui cantina aveva allestito “al volo” una mostra (la cantina si affaccia in una zona centrale della città). Da allora ogni estate veniva a Genova dove allestiva una mostra, e ogni volta invitava la nostra famiglia ad andare a trovarla. Io sono stata la prima. Elina Damiani   vive in una casa sempre piena di persone, perché è sede permanente di mostre. Si trova nella Barra de Maldonado, vicino alla Punta del Este sull’Oceano Atlantico, una zona molto bella, dove al mare si fa surf e nell’entroterra si passeggia in foreste di eucalipti.

Poi lo scorso autunno sei tornata in Uruguay. Erano i giorni delle elezioni presidenziali…

C’era un’atmosfera strana: né di guerra latente com’è tipico di troppe nazioni non solo latino-americane, né di silenzio addormentato come in Italia. Sembrava un giorno di festa, una festa felice, non chiassosa…

Ha vinto Yamandu Orsi, uomo scelto dall’ex presidente José Mujica per riportare la sinistra al potere in Uruguay, che si è imposto sul leader del partito di governo, Álvaro Delgado.
Ma la sinistra uruguaiana è diversa da quella peronista che ha distrutto l’economia argentina, così come da quelle militarizzate del Venezuela e Cuba, o dalla sinistra brasiliana, legata a Cina e Russia. L’Uruguay segue il liberalismo, mettendo la libertà di individui e famiglie al di sopra di Stato e partiti, con risultati indiscutibili sotto il profilo economico, simili a quelli eclatanti degli Stati Uniti i quali, col 4% della popolazione globale, producono il 25% del PIL e il 46% del mercato finanziario mondiale. Ma l’Uruguay ha sue caratteristiche specifiche, come un’alta qualità della vita e la bassa criminalità, tanto che viene definito la Svizzera sudamericana.

…In Uruguay c’è una ricchezza diffusa, rispetto agli standard dell’America latina. Ma ciò che conta non è tanto l’economia quanto la poca burocrazia. Persone libere creano territori ed economie sane, con una buona ricchezza media e livelli di povertà certamente inferiori a quelli che si trovano purtroppo in quasi tutta l’America latina. Ciò che si vede nella zona di Punta del Este, ma credo anche a Montevideo, è proprio la qualità della vita: quella mi ha stupito. Per esempio, le case non hanno numeri civici: ognuno dà un nome alla propria. Ovunque ci sono centri culturali liberi e facili da aprire. La politica non corre davanti a tutto e sopra a tutti. Sono deburocratizzate anche le feste: nella Barra de Maldonado vi è una zona di una sessantina di case tutte circondate dal verde e a poca distanza dal mare. Quando uno degli abitanti vuole organizzare una festa, non manda quintalate di mail e messaggi su Whattsapp: suona un tamburo per un po’, e chi lo sente e vuole partecipa alla festa, portando qualcosa.
Una giovane donna non vive nel terrore e può muoversi nelle strade o nei sentieri senza paura. La Giornata delle donne non è un rito ideologico: è libera e con musica. Ci sono lezioni di tango gratuite tutto l’anno, e si balla con chi c’è. Ovviamente poi, visto che l’economia è sana, non pensano soltanto a divertirsi, ma lavorano cercando di vivere bene e creando cultura. In questo ordine di priorità non sono come noi…
Poi c’è musica H24 in ogni casa, ma quella musicale è la lingua comune di tutti i latinos.
Io sono tornata a La Barra, perché volevo partecipare alla mostra che concludeva un ciclo cominciato nel 2023. L’evento si è svolto nella residenza per artisti Puertas adentro, una delle molte diffuse in tutta la nazione, diretta da Mariela Soldano (arteinformado.com). Non potevo non partecipare a quel progetto che si chiudeva ma per iniziare un nuovo percorso. Nell’arte nulla è effimero ed evanescente, neanche il pop e la grafica legata al marketing – Ars longa, vita brevis.

Sempre a Punta del Este c’è un’altra residenza d’artisti che si chiama Pueblo Garzon e ospita circa 200 persone, grazie al supporto di 2020 donatori (fondazioni, aziende, individui).

Sì, e vicino a Pueblo Garzòn c’è la sede della fondazione-museo dello scultore Pablo Atchugarry, nato a Montevideo. Le sue opere si possono ammirare in numerosi ambienti pubblici sia in Europa (ha una casa in Italia) che in America Latina. Nel 2002 è stato insignito del premio “Michelangelo” a Carrara, e nel 2023 Atchugarry ha rappresentato l’Uruguay alla 50ª Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia.
Di fronte al museo Atchugarry c’è la Xippas (xippas.com/galleries/montevideo/), una galleria di arte contemporanea nata nel 1990 con sedi a Parigi, Ginevra e Punta del Este. Tutt’intorno a Punta del Este c’è una foresta di eucalipti.
Poi c’è Casa Pueblo, una distesa di pietra bianca come una cittadina greca a picco sul mare, con linee curve alla Gaudì, opera dell’artista Carlos Páez Vilaró, che include un albergo e un museo.

…L’impressione che ho dell’Uruguay? È un Paese nel quale gli artisti hanno la possibilità di esprimersi e lavorare e in cui c’è tutta una regione ambientalmente intatta dove – senza l’aiuto pubblico – gli artisti possono vivere e costruire idee e strutture reali con le parole i colori il suono e i mattoni.

Picture of Paolo Della Sala

Paolo Della Sala

Paolo Della Sala è uno scrittore e musicista che trova ispirazione nella musica mentre lavora ai suoi articoli e racconti. Ha collaborato con Gianni Celati e ha ricevuto influenze da figure come Paolo Fabbri, Carlo e Natalia Ginzburg e Umberto Eco. Attualmente, scrive per diverse testate, tra cui Il Settimanale, Reputation Review e L’Opinione, concentrandosi su geopolitica e cultura. Ha esperienza anche con Il Secolo XIX, Rai Radio Tre e altre testate. Ha pubblicato "Alice Disambientata" con Gianni Celati e curato l'archivio di Gianni Rodari. Nel cinema e nella TV, ha lavorato come promoter per Portofino Film Commission e come aiuto regista in videomusica e pubblicità, oltre ad essere stato interprete-musicista per La Chambre des Dames.

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