“Il design è un viaggio che fonde la mia passione per l’artigianato italiano con l’energia cosmopolita di New York. Ogni progetto che realizzo racconta una storia, dove l’eleganza della tradizione incontra la funzionalità della modernità, creando spazi che riflettono non solo il mio stile, ma anche i desideri dei miei clienti”
Sarah Baderna è un’ex modella e designer italiana, fondatrice dello Sarah Baderna Studio, con sedi a New York e Milano. Specializzato in interior design di lusso, lo studio ha un focus su progetti di alta qualità e soluzioni su misura. Dopo aver lavorato come modella internazionale per diversi anni, è stata spinta dalla sua crescente esigenza creativa a intraprendere una carriera nel design d’interni. Il suo studio si distingue per la capacità di combinare l’eleganza italiana con un tocco cosmopolita, offrendo soluzioni che riflettono l’eccellenza artigianale del Made in Italy. Oltre all’interior design, offre anche servizi di direzione creativa, collaborando con aziende e professionisti di vari settori. L’abbiamo intervistata per Il NewYorkese.
Hai iniziato la tua carriera nel mondo della moda, conquistando titoli importanti e lavorando a livello internazionale. Cosa ti ha dato quell’esperienza e quando hai sentito il bisogno di cambiare strada?
«Fin dagli ultimi anni del liceo ho partecipato a concorsi di bellezza, un mondo che mi ha insegnato sicurezza e la capacità di reinventarmi. Nel 2011 sono arrivata terza a Miss Italia e nel 2013 ho vinto Miss Mondo Italia, due esperienze che hanno segnato il mio ingresso nella moda internazionale. Ho sfilato per brand di lusso, lavorato in set fotografici tra Milano, Dubai e Doha, e avuto l’opportunità di viaggiare, scoprendo culture e stili diversi. È stata una carriera intensa e affascinante, fatta di passerelle, backstage frenetici e collaborazioni con designer visionari. Anche durante la gravidanza ho continuato a lavorare, posando per campagne premaman che celebravano la bellezza della maternità.
Poi è arrivata la pandemia, uno spartiacque che mi ha costretta a fermarmi e a chiedermi quale fosse davvero la mia strada.»
E da quella riflessione è nato il desiderio di dedicarti all’interior design. È stato un colpo di fulmine o un’idea che è maturata nel tempo?
«Ho avuto la fortuna di viaggiare molto grazie ai miei genitori, ma non ero mai stata a New York. Eppure, sentivo dentro di me un richiamo fortissimo. New York è sempre stata un sogno per me. Quando ho ottenuto un visto O1 per la mia carriera nella moda, non ho esitato e mi sono trasferita per immergermi nell’atmosfera della città e lasciarmi ispirare. L’interior design è sempre stata una passione personale che condividevo spesso con amici e familiari. A un certo punto mi sono chiesta: “Se mi entusiasma così tanto, perché non trasformarlo in un lavoro?”. Quello è stato il momento in cui mi sono fermata a riflettere davvero su cosa volessi fare della mia vita. Alla fine, ho deciso di iscrivermi ad un corso, ho iniziato a studiare ed appassionarmi sempre di più. Più approfondivo, più mi rendevo conto che era esattamente la mia strada e che il mondo del design conciliava perfettamente la mia creatività con le mie ambizioni.»
Come è nata l’idea di avviare il tuo studio di interior design e quali sono state le sfide iniziali che hai affrontato nel farlo crescere?
«Sin da quando ho terminato gli studi in design, avevo una visione ben chiara: volevo creare un mio studio, uno spazio in cui poter esprimere appieno la mia passione per l’interior design. Non avevo esperienza come dipendente in nessuna azienda di design, ma avevo un’idea forte di ciò che volevo realizzare. Ho dato vita a Sarah Baderna Studio partendo da zero: ho creato un sito web, aperto pagine social e cominciato a offrire consulenze online. Ho scattato le prime foto, costruito un portfolio. Il mio primo obiettivo era farmi conoscere e con il passaparola sono arrivati i primi clienti. La sfida più grande? Superare la paura di non avere tutte le risposte subito, ma mi sono resa conto che nella vita non le avrai mai tutte. L’importante è iniziare, fare e imparare lungo il cammino. Oggi il mio studio è cresciuto in modo organico e collabora con architetti e designer su progetti di interior design, product design e direzione creativa. Guardando indietro, sono orgogliosa del percorso fatto: ogni passo mi ha insegnato qualcosa di prezioso e non cambierei nulla.»
Cosa rende il tuo studio unico rispetto ad altri studi di design? Qual è la tua firma personale che i clienti riconoscono nei tuoi progetti?
«Uno dei valori principali del mio studio è portare il Made in Italy a New York e negli Stati Uniti, un aspetto che caratterizza fortemente i nostri progetti. Gran parte degli arredi che proponiamo, che siano su misura o meno, sono italiani. Per noi è fondamentale anche lavorare con artigiani specializzati che possiamo far venire in America, per esempio per realizzare lavorazioni di stucco particolari o dettagli fatti a mano. La nostra missione è esaltare la qualità artigianale italiana al 100%. Lo studio si distingue per la sua capacità di fondere l’eleganza italiana con un tocco cosmopolita, offrendo soluzioni su misura che rispondono alle esigenze uniche dei clienti, pur abbracciando l’eccellenza artistica e artigianale italiana.
All’inizio, quando sono arrivata a New York, volevo allontanarmi dall’Italia: non cercavo connessioni con la mia terra, anzi, desideravo immergermi totalmente nella cultura americana. Ma è stato un processo naturale. Quando ho aperto lo studio, ho cominciato a riscoprire le mie radici, e ho capito quanto gli americani apprezzassero il nostro design e la nostra qualità artigianale, che per noi è una parte naturale della vita. È stato un po’ come un effetto boomerang: dopo dieci anni lontana, sono tornata a valorizzare l’italianità nel mio lavoro, e oggi è una delle caratteristiche distintive del mio studio. La firma personale che i miei clienti riconoscono nei miei progetti è questa fusione di eleganza italiana e funzionalità, che riesce a rispondere alle esigenze del mercato americano, senza rinunciare alla nostra tradizione.»
Il tuo lavoro si sviluppa tra New York e Milano, due città così diverse ma complementari, in che modo queste influenze culturali arricchiscono il tuo approccio al design?
«Gestisco progetti in entrambe le città, il che mi consente di mantenere un forte legame con l’Italia. Qui in America, il Made in Italy ha un impatto enorme ed è un valore molto apprezzato. In Italia, invece, il mio obiettivo è portare un tocco più internazionale, creando un equilibrio tra la tradizione italiana e un design dal respiro più globale. New York e Milano sono due città che rappresentano mondi diversi ma complementari. Milano è la capitale del design, con una tradizione solida nell’eccellenza artigianale e nell’innovazione. È qui che sono cresciuta professionalmente, immersa in un ambiente che celebra la bellezza, la qualità dei dettagli e l’arte di raccontare storie attraverso ogni elemento. New York, invece, è una metropoli cosmopolita, dinamica e in costante evoluzione. Mi ha insegnato a pensare fuori dagli schemi, a rispondere alle esigenze di un mercato esigente e variegato, ma anche estremamente stimolante. L’incontro di queste due realtà ha arricchito il mio approccio al design, permettendomi di unire l’eleganza e la tradizione italiana con la versatilità e l’energia della città che non dorme mai. Questa fusione dà vita a progetti unici, che rispondono alle esigenze diversificate dei clienti senza mai perdere di vista l’innovazione.»
Sei anche una creative director. Come questa esperienza influisce sul tuo approccio all’interior design e nella gestione dei progetti del tuo studio?
«Mi occupo di interior design, architettura, product design e direzione creativa, un insieme di discipline che riflettono la mia visione poliedrica del design. In Italia, lavoro a stretto contatto con la mia collaboratrice Matilde Droz Blanc, con cui condivido la missione di espandere continuamente i nostri orizzonti e di non limitarci al solo all’ambito dell’interior design. La nostra visione abbraccia anche la direzione creativa, un ruolo che è nato in modo naturale dopo aver iniziato a lavorare nel design. Da sempre sono una persona con una forte spinta creativa e lavorare come creative director è stato un passo naturale nel mio percorso. La direzione creativa mi consente di guidare progetti in ambiti che vanno oltre l’interior design, come la creazione di brand, la gestione del concept e la comunicazione visiva. È un ruolo che mi permette di esprimere la mia creatività in modo completo e di supervisionare l’intero processo, dalla nascita dell’idea fino alla sua realizzazione finale. La mia esperienza come creative director è strettamente legata alla mia passione per il design in tutte le sue forme e alla convinzione che ogni progetto debba raccontare una storia unica.»
A proposito di direzione creativa, il tuo studio è stato selezionato per il prestigioso Lenox Hill Neighborhood House Gala. Quali sono le aspettative per questo progetto e come ti stai preparando per questo importante incarico?
«Il Lenox Hill Neighborhood House Gala è un evento annuale di grande importanza a New York, che raccoglie fondi per supportare la comunità e i progetti di beneficenza locali. Per noi è un onore essere stati selezionati per decorare uno dei tavoli di questo evento significativo. Il tema di quest’anno, “La Dolce Vita”, non potrebbe rendermi più entusiasta, soprattutto da italiana. Già prima di conoscere il tema, avevo deciso di valorizzare il Made in Italy, collaborando con aziende italiane di eccellenza. Quando mi hanno comunicato che il tema sarebbe stato proprio La Dolce Vita, ho subito capito che il mio approccio stava andando nella giusta direzione. Ogni designer ha la libertà di interpretare il tema a modo proprio, e ho scelto di evitare gli stereotipi, concentrandomi piuttosto sull’essenza dell’artigianato italiano. Abbiamo selezionato aziende italiane leader nei loro settori, ad esempio per i tessuti, e collaboreremo con aziende specializzate nell’argenteria e negli accessori per la tavola. Il nostro obiettivo è far toccare con mano la qualità del Made in Italy e far vivere agli ospiti un’esperienza autentica, senza compromessi, che celebra la raffinatezza e l’artigianalità della nostra tradizione.»
Guardando al futuro, quali sono i principali progetti su cui stai lavorando e come vedi evolversi il tuo lavoro nei prossimi anni?
«Sicuramente, uno dei miei obiettivi principali è espandermi anche in Italia, puntando sia sulla qualità che sull’ampliamento dei progetti. Ho scelto di chiamarlo Sarah Baderna Studio perché lo vedo come uno spazio dove si incontrano professionisti di diverse discipline: non solo designer e architetti, ma anche graphic designer, artisti e creativi di vari ambiti. La mia visione è quella di costruire qualcosa di aperto, senza limiti. Con il Salone del Mobile alle porte, sono entusiasta di lanciare progetti come una collezione esclusiva di tappeti in collaborazione con l’azienda Malcusa. Si tratta di oggetti che ho progettato personalmente, e il Salone sarà un’opportunità fondamentale per presentarli al pubblico. Quando ho fondato lo studio, ho capito che la creatività non ha confini: può spaziare dal branding alla comunicazione visiva, dal concept design all’arte. Guardando al futuro, sono entusiasta di esplorare nuove collaborazioni internazionali e di continuare a sperimentare con forme, materiali e tecniche innovative che possano essere delle opportunità per crescere e reinventarsi.»