Portare un angolo d’Italia a New York: intervista a Emiliano Pllumai di Zibetto Espresso Bar

Zibetto Espresso Bar, situato nel cuore di Manhattan, è ormai un punto di riferimento per chi desidera vivere l’esperienza del caffè italiano autentico a New York. Fondato nel 2006 da un gruppo di amici con la passione per la cultura del caffè, il locale è cresciuto negli anni fino a diventare un simbolo del “made in Italy” negli Stati Uniti. Emiliano Pllumai, Partner e General Manager, ci racconta la storia del bar, la sua esperienza personale, la cultura italiana a New York e i progetti futuri.

Come nasce Zibetto e cosa ha spinto i fondatori a crearlo? Raccontaci un po’ la storia del bar e anche la tua storia personale.

Zibetto è nato nel febbraio del 2006, da Anastasios Nougos un ragazzo di origini greco‑italiane cresciuto in Svezia. Successivamente Mikael Olsson, anche lui di origini svedesi si è unito al team di Zibetto diventandone CEO e continuando a ricoprire quel ruolo tutt’ora. L’idea alla base della creazione del locale era portare a New York l’autentica esperienza del caffè italiano, offrendo un espresso preparato secondo le tradizioni europee e un ambiente che ricreasse la cultura del bar italiano. È quindi un progetto europeo con radici italiane, fatto da persone che hanno vissuto la cultura del caffè italiano e volevano condividerla con il mondo. Io sono arrivato successivamente nel 2009. Vengo da Rimini, i miei genitori sono albanesi, ma sono cresciuto in Italia e ho lavorato per diversi anni nel settore della ristorazione, anche al Grand Hotel di Rimini e nel ristorante di mio zio a Viale Ciaccarini. Quando sono arrivato negli Stati Uniti, ho iniziato a lavorare come barista da Zibetto. Dopo un paio d’anni, mi sono innamorato della compagnia: la qualità del caffè, il servizio, i prodotti. Così ho deciso di restare e, con il tempo, sono diventato partner del locale.

Cosa ti ha colpito di Zibetto, tanto da far sì che tu volessi restare e farne parte attivamente?

Quello che mi ha conquistato è stata l’autenticità dell’esperienza italiana. Nel 2009, quando sono arrivato, Zibetto era praticamente l’unico vero espresso bar a stile italiano a New York. Preparavano il caffè e il cappuccino come si deve, curavano il servizio e l’attenzione al cliente, e realizzavano dolci e cornetti tutte le mattine, in casa, secondo le ricette italiane tradizionali. Era come entrare in un angolo di Milano o Roma nel cuore di Manhattan. Questa cura e questa passione mi hanno subito fatto sentire parte di qualcosa di speciale.

Com’è cambiata a New York la percezione degli americani verso il caffè e la cultura del bar italiano in questi anni?

Gli americani non conoscevano il vero espresso italiano. La maggior parte ordinava il caffè americano “to go”, lungo e spesso senza apprezzarne il gusto. Negli ultimi 15 anni, però, ho visto un cambiamento enorme: oggi molti clienti vengono apposta da Zibetto per gustare un cappuccino o un espresso al banco, prendendosi un momento di pausa, come si fa in Italia. Abbiamo introdotto non solo un prodotto, ma un vero e proprio rituale europeo di pausa e convivialità, anche in mezzo al caos della città.

Tu sei oggi Partner e General Manager. Come si articola il tuo ruolo all’interno dei negozi?

Oggi sono responsabile sia della gestione operativa che della supervisione dei team nelle nostre quattro sedi a New York. Seguo la qualità dei prodotti, l’organizzazione del personale, il servizio al cliente e, naturalmente, il mantenimento dello standard italiano del caffè. Il mio ruolo è un mix di management e passione per la caffetteria, perché ho iniziato come barista e continuo a essere a contatto diretto con i clienti ogni giorno.

Da dove arrivano i prodotti di Zibetto e cosa significa per te rappresentare l’Italia a New York?

Tutti i nostri prodotti principali arrivano direttamente dall’Italia: i cornetti vengono congelati e poi cotti ogni mattina in casa, mentre cookies, pasticci di dama, tiramisù, bomboloni, truffles e muffins provengono anch’essi dall’Italia, così come salumi, prosciutto e mozzarella. Il caffè invece viene tostato qui a New York da un giovane italiano della Sanremo, siciliano, che ci permette di avere un controllo totale sulla qualità. È fondamentale garantire che il caffè sia fresco e preparato a regola d’arte. Rappresentare l’Italia a New York è per me un vero orgoglio: ogni espresso che preparo, ogni dolce che serviamo e ogni gesto del personale raccontano la cultura italiana. È un modo per far sentire a casa sia gli italiani di passaggio sia i newyorkesi appassionati della tradizione italiana.

I clienti americani hanno incontrato difficoltà ad abituarsi al vero espresso italiano?

La maggior parte del processo è stato naturale, ma ci sono sempre ostacoli. Alcuni clienti inizialmente faticano a comprendere la differenza: per esempio, un espresso per noi è piccolo e concentrato, mentre loro potrebbero pensare che sia troppo poco. Con il tempo, però, attraverso l’educazione e l’esperienza, molti hanno imparato ad apprezzare non solo il prodotto, ma anche l’intero rituale della pausa caffè.

Quali sono i vostri progetti per il futuro e un messaggio finale per chi legge?

Il nostro sogno è portare Zibetto in tutti gli Stati Uniti e, un giorno, anche in Italia, a Milano o Roma. Non sarà facile, ma con impegno e passione è un progetto assolutamente fattibile. L’obiettivo è continuare a diffondere la cultura del vero espresso italiano e far conoscere la nostra filosofia anche in altri mercati. Vorrei che i lettori capissero che Zibetto non è solo un bar, ma un piccolo angolo d’Italia a New York: un luogo dove fermarsi, gustare prodotti autentici, respirare la cultura italiana e, per i turisti italiani, ritrovare un po’ di casa anche lontano dall’Italia. La gioia più grande è vedere i clienti italiani felici quando trovano il loro caffè e il cornetto: è la parte più bella del nostro lavoro.

Immagine di Elide Vincenti

Elide Vincenti

Laureata con lode in Letteratura Comparata e Arti dello Spettacolo presso la Sapienza di Roma, ha lavorato come Project Manager presso Italy-America Chamber of Commerce Southeast di Miami. Vive a New York, dove frequenta il corso di Master in Critical Journalism e Creative Publishing presso l’Università di New York, Parsons - The New School.

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