“Non sono la vedova Montinaro”: la storia di Tina, moglie del poliziotto morto con Falcone

Sprizza energia da ogni poro della pelle nonché grinta da vendere la bella signora Concetta Mauro Martinez Montinaro, meglio conosciuta come ‘Tina’. Tina Montinaro per l’appunto.

Un nome, il suo, che riporta alla strage di Capaci, quella data del 23 maggio 1992 , dove assieme ad altri poliziotti che facevano da scorta al magistrato Falcone perse la vita anche suo marito Antonio Montinaro. Ma non ama sentirsi chiamare “la vedova Montinaro” poiché – parole sue – con lui ci parla tutti i giorni, riempiendogli la vita. Inoltre, parlarne di continuo ai suoi due figli è un modo di sentirselo sempre accanto.

Premiata all’ultima edizione del “Premio Semplicemente Donna Harmony Award “, giunto alla 11° edizione, nella categoria Premio Impegno Sociale e Civile e sollecitata dalle nostre domande, racconta d’essere napoletana, che il suo consorte era un bellissimo ragazzo leccese, decidendo di rimanere a Palermo per pura ideologia.

Non a caso sul palco è venuta ben fuori la figura d’una donna intraprendente, forte, determinata, nonostante le vicissitudini conosciute.

“Beh… sensibilizzare è importantissimo e con piacere riscuoto sempre grandi riscontri. Dai ragazzi, principalmente delle scolaresche, vogliamo cogliere la loro attenzione, curiosità, farsi domande guardandosi intorno. A Palermo tutti i professori fanno un lavoro incredibile, ne parlano di continuo grazie anche al “Progetto Legalità”. Tuttavia c’è ancora tanto da fare; nonostante i molti arresti la mafia non è ancora sconfitta, ha cambiato volto, non è più quella di prima ma esiste. E quindi io porto la ‘Memoria’, impegno che mi occupa tantissimo  ma che  svolgo con gran piacere grazie al progetto  “Quarto Savona Quindici”, nome preso dall’ auto di scorta sulla quale quel giorno viaggiava Antonio insieme a Vito Schifani e Rocco Dicillo. Ogni occasione è buona per parlarne, avendo anche il privilegio d’essere stata aggregata in polizia per la memoria di tutte le vittime del dovere. Quindi, ripeto, giro tutte le scuole di polizia elaborando anche  progetti vari quali la raccolta delle olive, in collaborazione con una scuola di Palermo ed un carcere minorile”.

Interessante, vuol continuare a parlarcene?

“Certo! Si tratta d’una cosa bellissima dal momento che proprio  l’Olio ‘Capaci’, richiamando quel luogo dove è stato versato tanto sangue, viene distribuito nelle chiese di tutta Italia con tanto di Sacramenti dati appunto con lo splendido liquido verde. A breve prenderà vita  inoltre una colonia estiva grazie alla donazione d’una sede confiscata alla mafia, nella zona marina vicino Bagheria, accompagnando bambini disagiati e figli dei detenuti,.  Per me, come avrà capito, è vitale vivere il territorio. Quanto ai riconoscimenti, si, con mio marito ne abbiamo avuti molti, fermo restando che io sono soprattutto la moglie del poliziotto.”

“ll poliziotto è il popolino ed io faccio parte di quel popolino che sta in mezzo alla gente capendo i problemi reali delle persone. Portare i ricordi è la cosa più importante della nostra vita, del nostro paese, raccontando la mia sofferenza  ed  il mio dolore. Dolore che  non posso condividerlo, nonostante la  memoria debba essere collettiva, appartenere a tutti noi. Chi non ha memoria torna indietro facendo gli stessi errori; questo non possiamo più permettercelo”

Giovanni Falcone col suo presagio aveva raccontato di sapere… di avere vita breve.

“Eh… secondo me sì, nelle interviste rilasciate 10 giorni prima, con tranquillità osservò: ‘Il giorno che verranno, sarò raccolto col cucchiaino, di me non resterà più niente’. Non a caso  parliamo di uomini altamente consapevoli: proprio lì sta la loro grandezza poiché pur sapendo che poteva accadere, non hanno fatto un passo indietro. Ecco allora  che i giovani  debbono capire l’importanza del coraggio”.

Un giorno… vicino, lontano, a suo avviso la mafia sarà combattuta?

“Sarà combattuta se esiste tale volontà. Personalmente sono fiduciosa, i messaggi li diamo e negli  istituti scolastici tale fenomeno viene discusso enormemente”.

Il male perde sempre?

“È bene essere positivi. I miei ragazzi sono cresciuti e sono due creature meravigliose, le mie colonne. La mia vita è andata avanti con tanto di stupendo nipotino.”

Signora Tina, le hanno chiesto di entrare in politica?

“Sì, tante volte anche se la cosa più bella donata da mio marito è la libertà. Libertà di parola, di poter dire ciò che voglio. Esigo i miei diritti assieme ai diritti degli altri e mi impegno in questo. Sono una donna libera e voglio restarlo!”

Parlando con lei viene fuori una vera e propria forza. Terminiamo questa lunga conversazione osservando che Antonio Montinaro si esponeva per suo dovere professionale seppur nella consapevolezza di pagare un prezzo altissimo.

“Ha detto bene, come un dovere professionale. Chi entra in polizia, i poliziotti, finiscono il corso e fanno il giuramento alla Repubblica Italiana ed alla ‘Bandiera’. La scelta di far parte della scorta al dottore Falcone è stata di Antonio: non avrebbe voluto fare nient’altro ed io sono orgogliosa di lui capendo l’importanza del suo lavoro. La scelta di quel ragazzo di 29 anni che salta in aria ha dato la possibilità a noi di camminare a testa alta riempiendoci d’orgoglio.”

Ad intervista finita spegniamo la telecamera capendo la grande sete che nutre tale signora. Ma non sete di vendetta, bensì di verità. 

Immagine di Carla Cavicchini

Carla Cavicchini

Carla Cavicchini giornalista con esperienza trentennale, è stata direttrice del periodico "Auser Filo D'Argento." Appassionata di teatro, ha lavorato per il regista Carlo Lizzani al remake di "Cronache di Poveri Amanti" al 'Fabbricone' di Prato. Il suo pensiero è che leggere i classici, porta a quei valori fondamentali d'epoche passate, contrassegnate da virtù e sconfitte. Ulisse insegna. Un eroe che, seppur provato dalle avversità della vita, incita a resistere sino al raggiungimento degli scopi della propria esistenza.

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