NFT, Ferragni e Regina Elisabetta: l’universo pop di MaMo a New York

MaMo, artista di origini perugine approda a New York portando con sé la sua arte e il suo eccezionale carisma

Dal 25 al 30 marzo 2025 le opere di Massimiliano MaMo Donnari sono protagoniste di diversi eventi tra cui il Gala della Scuola d’Italia, un evento di fundraising per il quale l’artista ha donato un’opera che è stata battuta all’asta. Presso la sede della Scuola è in corso una mostra dal titolo “Omaggio a Sua Maestà la Regina Elisabetta II” in collaborazione con il Club Rotary di New York. Infine il calendario prevede una serie di eventi dedicati sia al mondo degli affari che dell’arte presso la G-Gallery di Soho.

Questi eventi sono stati organizzati con il supporto del preside della Scuola d’Italia Michael Cascianelli e di Paolo Taticchi, professore dell’University College London e dell’Imperial College London e che a breve inizierà un tour mondiale per promuovere il suo nuovo libro “How to be sustainable”. La collaborazione professionale, oltreché il rapporto di amicizia, tra l’artista e Taticchi va avanti già da diversi anni, da quando quest’ultimo ha creato un progetto di ricerca sulla sostenibilità degli NFT, campo in cui da anni è uno tra i massimi esperti, e ha voluto creare un manifesto di digital art partendo proprio da un’opera di MaMo.

Insieme i due hanno individuato nell’opera “Fashion Queen”, che è un ibrido tra la Regina Elisabetta e Chiara Ferragni – quindi i modelli di influencer del passato e della contemporaneità, la scelta ideale. Per farlo hanno digitalizzato l’opera, trasformato la scritta sulla maglietta e lanciato un messaggio sulla sostenibilità rendendola un NFT. Tramite questo manifesto NFT hanno quindi creato una campagna con l’università che ha fatto il giro del mondo.

MaMo se dovessi scegliere poche parole per autodefinirti artisticamente quali useresti?

Sicuramente ironico. Fashion, perché la mia arte è molto fashion. Soprattutto contemporaneo perché le mie opere sono una critica o un elogio al momento che viviamo.

Come imprenditore quando hai iniziato?

Lì nasco figlio d’arte, quindi si può dire da sempre. Mio papà era un imprenditore nel settore macchine per la lavorazione del legno e io ho seguito le sue orme, facendo però un qualcosa che somigliava a una forma sacrificale poiché, da figlio unico, sentivo di dover per forza seguire quella strada.

Come e perché è avvenuto questo switch nella tua vita professionale?

Allora, switch sì, però il mio vero io è sempre stato quello artistico. Come indole sono artista, sono stato e sono ancora un imprenditore ma è quasi una forzatura per me.

Questo enorme passo è corrisposto anche a un cambiamento nella tua vita privata?

Assolutamente. Si tratta di una vita completamente diversa ed è esattamente quella che voglio io. Una vita in cui ora sono qui a New York, l’anno scorso eravamo a Londra. Questa arte mi ha portato vicino anche ad amicizie speciali come Diego Della Valle, insomma personaggi illustri del nostro Paese nel mondo.

Quanto secondo te nascere in una famiglia in cui c’è un forte benessere economico legato a un’azienda, corrisponde spesso a una sorta di condanna nel doversi adeguare a una linea prestabilita?

Purtroppo molto, ma si può trovare una via di fuga, soprattutto se hai il mio carattere e il mio segno zodiacale, perché essendo dell’acquario prima o poi dovevo esplorare e andare oltre per sentirmi libero.

Da cosa prendi ispirazione per le tue opere e qual è il messaggio che vuoi mandare ai tuoi fruitori, al tuo pubblico?

Senza volerlo viene tutto naturale, perché la mia arte rispecchia esattamente la mia anima e la mia anima è ironica e positiva. Pertanto, io cerco il positivo anche e soprattutto nei momenti più bui. Anzi più i momenti sono difficili più io cerco, anche con l’ironia personale, di sdrammatizzare. Questo è palpabile, sentendo i miei clienti, i miei amici e i miei collezionisti, la mia arte dona un senso di allegria, di positività e questo mi fa davvero molto piacere.

Nelle tue opere utilizzi dei materiali molto diversi tra loro, c’è della casualità o fai una ricerca specifica sulla base di qualche criterio?

Io sono perfezionista e pignolo pertanto pochi oggetti sono lì casuali. Un aneddoto divertente però riguarda la mia opera E.T.. Le mie primissime opere sono nate di notte, perché ovviamente i primi due anni in cui è partita la mia attività artistica potevo lavorare solo in quel momento. Quando non avevo più i telefoni, i rumori e il mondo che mi tartassava, ero libero e potevo dedicarmi alla mia arte. Una notte appunto dovevo fare gli occhi di E.T. e non sapevo davvero come farli quindi sono andato in camera di mio figlio, ho preso una trottola e l’ho spaccata a metà e con quelle due cose convesse ho creato gli occhi di E.T.

Per la gioia di tuo figlio…

Ecco, sì, lì per lì non era proprio entusiasta, però oggi è molto orgoglioso perché è venuta fuori un’opera bellissima.

C’è una tua opera a cui sei particolarmente legato?

Sì, l’opera è la Fashion Queen, un’opera che si è sentita nel mondo perché è stato il primo manifesto di NFT (Non Fungible Token ndr) a basso impatto energetico. Per quest’opera siamo andati in televisione, poi a Londra e ora siamo proprio qui con lei alla G-Gallery di Soho di New York.

In che anni hai iniziato a occuparti di arte a tempo pieno?

Ripeto, come creativo mi sono sempre occupato di arte, però diciamo che MaMo l’artista è nato 8 anni fa proprio a marzo 2017 e nel 2027 spero di pubblicare un libro.

Cosa ci dici della tua prima opera venduta?

La mia prima opera venduta è una storia incredibile perché ero a fare una mostra in un paesino che si chiama Avigliano Umbro, un paesino minuscolo, ero molto giù e non ci volevo neanche andare. Poi a un certo punto arrivò un signore e mi chiese quanto costavano le mie opere e giuro che io non avevo una quotazione, non sapevo cosa dirgli, non ci avevo mai pensato. Quindi ho tirato una cifra a caso quasi per allontanarlo, infatti per allora era una cifra altissima. Questo qui invece era mosso da un critico che poi dopo è diventato il mio critico, quello infatti era il paesino di Giulio Rapetti in arte Mogol diventato poi anche un mio amico.

Picture of Serena D'Andria

Serena D'Andria

Laureata in Discipline teatrali ha insegnato recitazione a bambini e ragazzi nell’età evolutiva. Dopo aver provato sulla sua pelle i grandi benefici della pratica yogica, è diventata maestra di Hatha yoga e yoga bimbi. Vive a New York dove insegna a tutte le età come ritrovare la connessione con se stessi e con l’universo in mezzo alla  metropoli più frenetica del mondo.

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