Monica Zanetti si racconta: intervista a “Lady F40”, prima donna meccanico Ferrari

Dal reparto carrozzeria di Maranello ai premi internazionali, Monica Zanetti, la pioniera modenese racconta la sua vita tra passione, fatica e il ricordo indelebile di Enzo Ferrari

monica-zanetti-ferrari-ilnewyorkese

Unica donna in un ambiente dominato dagli uomini, Monica Zanetti ha saputo conquistarsi rispetto e stima nella Scuderia Ferrari. Dagli anni in officina sotto l’occhio del Drake alle celebrazioni oltreoceano, la sua storia è un viaggio di tenacia, orgoglio e amore per le automobili che hanno fatto la storia.

Adesso sono in pensione ma ne avrei tante da raccontare… In dialetto modenese, con la vostra simpatica espressione?

Brava, quelch parola… la dev scaper! E ride toccandosi i mossi capelli biondo mielato tutti ‘frisè’.

Entrando nel vivo… Sono stata meccanico-carrozziere della Ferrari – Auto dal 1979 al 1989,  occupandomi dal 2001 anche di pista con il progetto MC12 per circa 15 anni. Decisamente una  bella soddisfazione visto che non era certamente facile andare proprio lì, sul campo, al rombo scoppiettante dei motori. E questo sotto l’ala protettrice di Enzo Ferrari, chiamato ‘The Drake’ anche se per me era il commendator Ferrari.

Conosciuto anche per i suoi occhiali…

Ci arriviamo. Proprio lui scatenò dentro di me questa  grandissima passione per le automobili da lui pensate e volute. Colui che con i meccanici godeva d’una determinazione pazzesca nel raggiungere i propri scopi. Ed accadde poi che il suo uomo di fiducia Dino che era poi anche il suo autista, mi disse che il signor Ferrari voleva parlarmi. 

Col cuore che correva all’impazzata, tutta titubante, entrai nel suo ufficio mentre una sedia mi aspettava. Oddio, ricordo che ero letteralmente pietrificata mentre in camicia bianca con bretelle, Franco Gozzi, uno dei suoi omini di fiducia, in dialetto mi dise: “Safet an al salutet menga?” detto chiaramente per rompere l’aria del momento. Tutto. Tutto sapeva di me, anche quando da bambina – ragazzina andavo al ‘Cavallino’ aspettandolo per ricevere un suo autografo nel diario scolastico. 

Quando mi ha ricevuto nel suo ufficio, il commendatore, col suo sguardo particolare e bel sorrisetto, mi chiese cosa potesse fare per me: “Ecco…io vorrei andare in Formula 1”  risposi, sentendomi arrivare: “Non è il momento adesso!”. 

Tempi dell’ ’83 circa. Ed io insistevo di voler vedere le corse di Formula 1, così, diede ordine di farmi assistere alle gare e alle prove di Formula 1,  persino ai box, per  lavorare nel reparto corse quando c’erano le presentazioni di tali gioielli. 

Eh…che fortuna che ho avuto, impazzivo di gioia con le foto – suo regalo –  firmate con la sua penna con un colore d’inchiostro particolare, sembrava un viola chiaro. Lui firmava sempre con quel colore, impazzivo di felicità senza riuscire a trattenere una tale gioia.

Veniamo adesso agli occhiali.

Semplicissimo. Per lui passare dallo scuro al chiaro, era un forte attestato di stima verso coloro che si trovavano con lui quando faceva quel gesto, e quindi orgogliosissima di tale cambio, ancora adesso mi vengono i brividi se ci penso! Osteria!!!

Altro ancora sul mitico ‘Drake’?

Sì.  

E quasi si commuove rivedendolo con affetto come lo si vuole  ad un padre. 

Era il 1988 e lui ci fece la cena di quel 18 febbraio mandandoci  a lavorare alle 6 del mattino per poi farci uscire tardi poiché dovevamo allestire l’officina a ristorante. Non esistevano catering a quei tempi, fece tutto la famiglia Neri, suoi uomini di fiducia. Eravamo 1780 persone in un  ambiente senza giornalisti e senza operatori televisivi, per scelta sua. Lui voleva solo noi, noi che avremmo sempre fatto tutto per lui e le sue macchine. 

Lo  vedo al centro della tavola rotonda e…e poi quel discorso che ci ha fatto capire che presto ci avrebbe lasciato, infatti in agosto dello stesso anno dopo pochi mesi ci lasciò.  Un colpo tremendo per tutti noi, una mazzata indescrivibile. Mi vengono ancora i brividi nonostante siano trascorsi 40 anni. E sarà sempre così.

Frequentando un ambiente di soli uomini esisteva molto maschilismo?

Direi proprio di sì. Eravamo nel ’79 e la mentalità locale era decisamente antiquata visto che le pochissime donne presenti lavoravano in ‘Finizione’, Tappezzeria,  amministrazione e come segretarie negli  uffici. Chi andava oltre, doveva mettere in conto una forza fisica pazzesca. Si faceva tutto a mano e non c’erano tecnologie per alleviare la fatica. 

Era dura essendo donne. E qui ritorno al commendatore: Passione e tanto, tanto, tanto amore per ciò che viene eseguito. Sta di fatto che andai oltre nonostante il sogghigno degli uomini accanto, poiché i pesi e la fatica erano tanti.  Però vista la mia accurata applicazione con tanto di risultato, alla fine creammo un ottimo team di lavoro. Senza di loro non ce l’avrei mai fatta, non mi sembrava vero vedere, nel 1979, che i meccanici più famosi e bravi al mondo mi insegnavano tutto. E quindi gli devo tanto. 

Bisogna anche dare tanto del tuo con umiltà nel loro rispetto, e fargli vedere che tu ce la puoi fare se ti danno i mezzi per farlo. 

Quindi a lei piaceva sporcarsi le mani.

Decisamente, proprio di recente ho sistemato ‘le porte’, le porte di una ‘Ferrari’ che facevo allora. In gergo si dice così, facendolo con grande entusiasmo, amore e passione. 

Abbiamo letto che è stata premiata al “Premio Semplicemente Donna” a Castiglion Fiorentino.

Esatto due anni fa, ritornando poi l’anno successivo per parlare dinanzi alle scolaresche presso la scuola di San Sepolcro. I ragazzi erano estremamente attenti mentre spiegavo che queste benedette ‘quote rosa’ non sono state raggiunte. Io, come detto, unica donna in un ambiente maschile e maschilista in linea di montaggio carrozzeria, con grande impegno e tenacia, riuscivo a fare una ‘stazione’ in tre giorni grazie alla mia manualità, mentre  gli altri in 10-15 giorni!

Ci furono anche domande da parte degli alunni?

Siiii, come no! E volentieri rispondevo come a quella domanda sulle automobili odierne. Belle, per carità, ma manca la cura umana che mettevamo noi e l’amore nel lavoro che facevi. E quando le sentivi girare, dicevi a te stessa: “Ci sono anch’io in quella macchina”, e in quella macchina per noi c’era un’anima. No era solo un oggetto. I ragazzi hanno bisogno d’emozioni come quelle che ho avuto io e la mia generazione.

Nel corso della sua professione ha notato sguardi invidiosi?

L’invidia tra donne è donna! Sì, anche se impiegate in altri settori … pochissime, veh! Le occhiate non erano belle. Poi, poco a poco, cominciarono ad osservarmi benevolmente. Le difficoltà erano da mettere in conto, sta a noi perseguire anche quando eri colpevolizzata per colpe non proprie. Con dignità,  umiltà senza arrabbiature, spiegavo le mie ragioni per bene e le acque si calmavano. 

Con la mia esperienza riuscivo a risolvere tanti problemi. Mai essere permalose, devi entrare in giochi sottili e farti valere poiché se lavori bene sprechi meno, e allora arrivano le soddisfazioni per il bel lavoro svolto.  E poi, francamente, a me bastava la stima del commendatore, dei suoi meccanici, ingegneri e collaboratori. Al  rest, an couta menga!

Momenti scanzonatori esistevano? Magari in sordina…in fretta e furia lontani dal ‘padroun’?

Ah, l’è bella! Clay Regazzoni era un mattacchione puro, agh  piasiva  semper scherzer! L’è mort zoven  puvrein! Gli volevamo tutti molto bene, ed era un pilota velocissimo e molto bravo.

Arriviamo all’ America ed ai premi vinti.

Due. Il primo nel ottobre del 22 a Las Vegas per  il “Concorso d’Eleganza” in occasione dei 35 anni della  Ferrari “F-40”.   E questo poiché  Stuart Sobek – il Presidente del Premio e del concorso d’Eleganza a Las Vegas,  aveva letto la mia storia. Noi dovevamo andare lì quell’anno con una Formula 1 ma.. “No, voglio lei!”. Stoppato tutto l’evento e fatta arrivare una Ferrari  F-40, ricevetti il “The Elena Word 2022”, dedicato alle donne pioniere che hanno avuto un vero impatto  nell’industria automobilistica e che hanno aperto le strade a tale professione. 

Ricordo che ero premiata insieme a Carroll Hall Scelby,  designer automobilistico americano coinvolto con la produzione  del AC Cobra e Mustang per la Ford Moto Company e al rappresentante  del Petersen Automotive Museum di Los Angeles, uno dei più grandi musei di auto al mondo.

L’anno dopo vengo premiata al Concorso italiano di Monte Rey 2023 nella Hall Fame alla carriera con “La bella macchina Award “ e l’iniziazione nella Hall of Fame.

Di me hanno scritto:“Monica Zanetti, conosciuta anche come ‘Lady F40’ ha fatto la storia dell’industria automobilistica quale 1° donna meccanico ad unirsi al Team Ferrari. Non solo è stata la prima, ma anche l’unica donna tra i quattro meccanici che hanno avuto l’onore di occuparsi personalmente della leggendaria ‘F40’. Il suo contributo pioneristico ha aperto nuove strade nel mondo delle automobili, continuando tutt’oggi con il suo lavoro, presso  la Scuderia, tanto da essere invitata a Palm Beach ‘Casa Ferrari’ da un noto collezionista di ‘Ferrari’, accanto alle Award, come dicono loro”.

Decisamente belle esperienze d’oltreoceano.

Beh…la prima è nel mio cuore poiché non me la aspettavo proprio. Parlare di tutte queste cose mai dette a nessuno, tenute strette anche se chi mi aveva visto farle…, logicamente ne era a conoscenza!

Il caro Stuart Sobek  a cui voglio un bene dell’anima, persona meravigliosa e competente, dopo aver scoperto questo su di me, mi ha voluta là e quindi è una figura che rimarrà eternamente nel mio cuore. Idem per il secondo poiché non esiste niente di più importante al mondo come essere invitati e premiati a Monterey ed essere inviata a Palm Beach, a quei “Concorsi di Eleganza di  auto più importanti al  mondo”, con massiccia presenza dei collezionisti. Creda, essere lì, col mio nome impresso, fu una soddisfazione enorme, ancora oggi non mi sembra vero, io ero solamente un ‘meccanico – carrozzaio’ a far parte della storia.

E sorride orgogliosamente rievocando i mille e mille sacrifici per essere poi  realizzati. 

Un paragone tra l’Italia e gli ‘States’?

“Devo proprio dirlo?”

Obbligatorio!

Ecco, da loro c’è il vero collezionismo, macchine in cui  credono altamente. Da noi c’è più commercio, gli americani invece sono maggiormente ‘dentro’ a simili realtà tanto d’avere un  vero e proprio culto della Ferrari, Lamborghini, Bugatti. Insomma, marchi e costruttori  che hanno lasciato il segno. 

“Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar”…e  la Zanetti con gli occhioni lucidi prosegue… “Cento lire io te le dòòò, ma in America no, no, no!”.

Canzoni a parte ci andrebbe?

Di corsa! Mentre son qui a parlare con lei, rivedo la California, Monterey, Palm Beach, e Las Vegas  che è impressa nel mio cuore. Da loro esiste la vera passione, macchine vere e, per una appassionata come me, non esiste posto migliore. 

Sogni  che non mi sembra ancora di averli vissuti e tanti, tanti altri luoghi che mi affascinano da impazzire. Ripeto, il vero collezionismo è là con tutte le mie  splendide amicizie a cui penso di continuo. 

Ma non posso poiché la mia vita è a Maranello con la mia famiglia, mia madre, mio marito e i miei due figli. Ed ancor il mio splendido nipotino che mi riempie di gioia solamente a parlarne. Per fortuna è appassionato come la nonna della Ferrari, nonché di tutte le macchine che hanno fatto la storia. Veramente, Filippo gioca guardando i libri con le macchine.

Il paradiso a questo punto può attendere. 

Immagine di Carla Cavicchini

Carla Cavicchini

Carla Cavicchini giornalista con esperienza trentennale, è stata direttrice del periodico "Auser Filo D'Argento." Appassionata di teatro, ha lavorato per il regista Carlo Lizzani al remake di "Cronache di Poveri Amanti" al 'Fabbricone' di Prato. Il suo pensiero è che leggere i classici, porta a quei valori fondamentali d'epoche passate, contrassegnate da virtù e sconfitte. Ulisse insegna. Un eroe che, seppur provato dalle avversità della vita, incita a resistere sino al raggiungimento degli scopi della propria esistenza.

Condividi questo articolo sui Social

Facebook
WhatsApp
LinkedIn
Twitter

Post Correlati

Ritorna il camping di lusso Governors Island

Se stai cercando una fuga perfetta dalla frenesia della città senza allontanarti troppo, Governors Island potrebbe essere la tua destinazione ideale. E se desideri trasformare questa breve fuga in un’esperienza indimenticabile, Collective Retreats è pronto ad accoglierti con le sue

Leggi Tutto »
Paolo-Roversi-ilnewyorkese

Paolo Roversi: Along the Way

Le luci sospese del grande fotografo italiano Paolo Roversi raccontano storie d’incontri, tra presenza e assenza, nella sua retrospettiva, intitolata Along the Way, che si svolge presso la Pace Gallery, al 508 di West 25th Street, a New York. Paolo

Leggi Tutto »

Sarà l’anno del Draghi?

C’è un evento culturale e politico importante in Italia subito dopo il Ferragosto, intorno al 20 come data d’inizio, quando molti italiani sono ancora a bagnar le membra nel bel mare della penisola. Si tratta del Meeting di Rimini, storico

Leggi Tutto »
Torna in alto