Dalla minaccia dei dazi USA ai cambiamenti climatici, fino ai tagli alla nuova PAC: Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, denuncia le criticità che mettono a rischio il futuro dell’agricoltura italiana ed europea e rilancia con una visione fondata su innovazione, sostenibilità e giovani.
Quello americano, per il settore agricolo, è il secondo mercato di sbocco in termini di export, con un trend in crescita che i dazi di Trump potrebbero frenare. Qual è la strategia che l’Italia e l’Europa tutta devono adottare per contenere questo rischio?
Il merito principale dell’accordo è quello di rendere finalmente chiari i numeri. I dazi al 15%, uniti alla svalutazione del dollaro – che ha perso il 13% rispetto all’euro – equivalgono a un dazio aggiuntivo che rende i prodotti europei ancora più costosi per i consumatori americani. Aspettiamo di conoscere i dettagli dell’accordo, ma da quel che emerge sembrerebbe un danno pesante per l’agricoltura italiana ed europea. Per molti settori, infatti, si mette a rischio la redditività. L’Europa è una grande potenza economica e politica, con un mercato importante e spesso sottovalutato. Eppure, troppo spesso non riesce a esercitare fino in fondo il proprio peso nei negoziati internazionali. Anche in questo caso, come già accaduto con il fondo unico per la PAC, la presidente von der Leyen è venuta meno agli impegni assunti con gli agricoltori europei. Le scelte compiute stanno mettendo in difficoltà l’intero comparto agroalimentare europeo. Ci aspettiamo quindi interventi strutturali da parte dell’Unione nei comparti più colpiti.
Cambiamento climatico. I fenomeni meteorologici estremi sono sempre più frequenti nel nostro Paese e, ogni anno di più, colpiscono duramente il settore agricolo. Quali le misure per fronteggiarli?
Il cambiamento climatico è già realtà: siccità, gelate, alluvioni, grandinate sono eventi ormai ricorrenti. Nel 2024, in Italia, abbiamo registrato oltre 350 fenomeni estremi, per il terzo anno consecutivo sopra questa soglia. Le perdite per l’agricoltura ammontano a miliardi di euro: basti pensare che, solo per la siccità, nel 2023 i danni sono stati stimati in 7 miliardi.
Non possiamo più inseguire le emergenze: servono misure strutturali. Infrastrutture irrigue, recupero delle acque, varietà vegetali più resistenti, tecniche innovative di coltivazione. E polizze assicurative più semplici e accessibili, perché oggi tutelarsi costa troppo. Questa è la strada per rendere il nostro sistema agricolo più resiliente.
La transizione verde può essere la chiave per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, le guerre o le crisi commerciali. A che punto siamo?
Siamo in cammino. Gli obiettivi della transizione ecologica sono sfide che condividiamo: agricoltura e ambiente sono da sempre legati. Ma la transizione deve essere sostenibile anche sul piano economico. Il Green Deal, così come è stato concepito, ha mostrato limiti evidenti: ha caricato gli agricoltori di vincoli senza fornire risorse adeguate. Non possiamo immaginare sostenibilità ambientale ed economica in direzioni opposte: devono viaggiare insieme.
Servono investimenti in ricerca, digitale e agricoltura di precisione. Confagricoltura è già impegnata in progetti europei, come QuantiFarm, che valutano soluzioni digitali per ridurre l’impatto ambientale e aumentare la produttività. Questa è la transizione che vogliamo: concreta, innovativa, accessibile.
La prossima PAC è uno dei temi centrali di Confagricoltura. Quali sono i rischi e le criticità della proposta finanziaria?
La proposta della Commissione europea è inaccettabile: tagliare oltre 80 miliardi di euro ai pagamenti diretti significa indebolire la produzione europea e compromettere la sicurezza alimentare. Non possiamo accettarlo. Questo dimostra che la Commissione non è attenta al mondo agricolo. Non investire in agricoltura significa mettere a rischio le produzioni e i cittadini, che non potranno più acquistare alimenti sicuri e di qualità. Siamo di fronte a una dichiarazione di guerra. Le parole di von der Leyen sul ruolo strategico del settore primario, pronunciate in campagna elettorale, oggi stridono con i fatti. L’agricoltura è stata per oltre 60 anni il pilastro dell’Europa: oggi la si smantella per qualche arma in più. Così rischiamo di dire addio a una visione comune: è l’inizio dello smantellamento dell’UE. La presidente si assume una responsabilità enorme.
Quali sono gli elementi su cui puntare per costruire e coltivare l’agricoltura di domani?
Tre parole chiave: innovazione, sostenibilità, giovani. Innovazione significa tecnologie digitali, agricoltura di precisione, ricerca genetica, tecniche che riducano l’impatto ambientale senza perdere produttività. Sostenibilità vuol dire cibo sicuro e di qualità, riducendo sprechi e consumo di risorse naturali. E poi i giovani: senza nuove generazioni e senza formazione, non c’è futuro per l’agricoltura italiana ed europea.
Nel corso dell’Assemblea nazionale dell’8 luglio è stata annunciata la nascita di un protocollo di collaborazione tra Confagricoltura e Università Bocconi, volto a rafforzare il dialogo tra mondo della ricerca e settore primario. Di che cosa si tratta?
È un accordo strategico. L’agricoltura ha bisogno di idee nuove e competenze economiche per affrontare le sfide globali. Con Bocconi attiveremo tavoli di lavoro, progetti di ricerca e percorsi formativi per portare innovazione, analisi dei mercati e capacità gestionale dentro le imprese agricole. Vogliamo costruire un’agricoltura che non subisce il cambiamento, ma lo guida.
Quali sono gli obiettivi più importanti da raggiungere per Confagricoltura nel breve e nel lungo periodo?
Nel breve: difendere un bilancio PAC adeguato, semplificare le regole, rafforzare la gestione del rischio e garantire accesso ai mercati internazionali. Nel lungo periodo: un’agricoltura più competitiva e sostenibile, con più innovazione, più tecnologia e più giovani. Vogliamo che gli agricoltori siano protagonisti del cambiamento, non vittime delle crisi.