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L’importante è vincere: intervista ad Andrea Goldstein sulle Olimpiadi

Andrea Goldstein è una di quelle persone di cui si è perso lo stampo, non onnipresenti sui media o vanagloriose, ma importanti per il ruolo che rivestono e il contributo dato allo sviluppo tramite importanti strutture internazionali come la OCSE, la Banca Mondiale, l’Onu, come direttore esecutivo di Nomisma Italia.

Chi meglio di Andrea Goldstein poteva realizzare un quadro completo dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, tracciando un profilo non solo sportivo ma anche economico, politico e di costume? Tutti noi ormai, dopo aver smesso di camminare per andare a zappare o in fabbrica o in ufficio, lavoriamo su una poltroncina, salvo poi uscire in strada e metterci a correre come maratoneti.

Goldstein ha pubblicato per i tipi de Il Mulino “Quando l’importante è vincere, Politica ed economia delle Olimpiadi” (Marzo 2024). Le Olimpiadi sono l’incrocio mondiale dello sport con tutto ciò che succede nel mondo. Il Comitato Olimpico ha “imposto” all’amministrazione taliban in Afganistan di inviare almeno tre atleti e tre atlete a Parigi. Il papa ha richiesto una tregua olimpica, là dove la gente corre per salvarsi la vita.

Andrea Goldstein è una di quelle persone di cui si è perso lo stampo, non onnipresenti sui media o vanagloriose, ma importanti per il ruolo che rivestono e il contributo dato allo sviluppo tramite importanti strutture internazionali come la OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), la Banca Mondiale, l’Onu (Commissione economica e sociale per l’Asia e il Pacifico), come direttore esecutivo di Nomisma Italia. Scrive per i più importanti quotidiani italiani e francesi (vive a Parigi) ed è consulente senior del governo del Myanmar. E’ socio fondatore di una benemerita fondazione, la “M&M Minima Moralia, Idee per un Paese migliore”, che riunisce 250 persone fra manager, economisti, scienziati, diplomatici, giornalisti, dirigenti pubblici, imprenditori e accademici. Ecco l’intervista per Il Newyorkese di Andrea Goldstein:

Cosa va sottolineato per i Giochi di Parigi?

In primo luogo sono le Olimpiadi del centenario, e Parigi è la città di De Coubertin. Questo è importante sotto l’aspetto simbolico. Il 1924 fu anche il primo anno dei giochi invernali, sempre in Francia. Molto è cambiato, nel frattempo, e dall’importante è partecipare  si è passati all’importante è vincere. Questo perché gli atleti di oggi sono professionisti, perché ogni nazione intende promuovere il suo soft power anche con lo sport, e perché gli sponsor investono centinaia di milioni.

Si svolgono mentre si combattono delle guerre, una in Europa…

E’ un momento storico difficile: la guerra in Ucraina tocca direttamente il confine tra due aree divergenti, a differenza delle guerre “periferiche” della Guerra Fredda, e lo stesso vale per il conflitto in Medio Oriente. Rilevante anche la decisione del presidente francese Macron di rinviare la formazione di un nuovo governo a dopo i Giochi. Si temono anche azioni terroristiche: tutta Parigi è blindata e la circolazione è in stallo.

E dal punto di vista sportivo?

Sono le prime in cui il Paese organizzatore e il Cio hanno previsto una riduzione dei costi. Ciò si realizzerà a partire da una minore costruzione di infrastrutture sportive, come avverrà anche per Los Angeles 2028 e per i Giochi invernali di Milano e Cortina. Nel caso di Parigi il solo grande impianto è la grande piscina olimpica. Il resto è già presente nel territorio, oppure si sono costruite strutture provvisorie e riciclabili che poi verranno demolite e che costano relativamente poco. Quanto al dove si svolgeranno gli eventi sportivi direi che forse solo Roma utilizzò delle location altrettanto suggestive sotto il profilo storico-architettonico.

E gli atleti?

Molti di loro saranno sconosciuti, non solo perché provenienti da Paesi piccoli ma perché praticano discipline poco diffuse. Poi ci sono storie umane particolari: atleti che per andare a Parigi hanno dovuto sopportare problemi politici, personali, religiosi…
Anche per l’Italia saranno Olimpiadi importanti, non solo perché le Invernali del ’26 saranno le prossime, ma perché l’Italia manda la più grande équipe di sempre di atleti, per giunta con figure nuove, non più quelle tradizionali del calcio o del basket ma Sinner (fermato da un malanno, ma il tennis italiano è in grande spolvero comunque, vedi la Paolini). Poi siamo forti nel volley femminile, per non dire della pallanuoto, il nuoto alle prese col post Federica Pellegrini, il tiro con l’arco, la scherma…

Agli Europei di atletica siamo andati molto bene, certo alle Olimpiadi ci saranno più competitori di diverse nazioni però, se a Tokyo siamo arrivati al decimo posto con 40 medaglie, a Parigi Nielsen Gracenote prevede un settimo posto

Abbiamo molti atleti e quindi più probabilità di vincere medaglie. E’ chiaro che Tamberi o Jacobs o la Paolini nel tennis hanno più chances di altri, ma si deve tener conto che si vince o si perde per un decimo di secondo o un centimetro di distanza.
Va però menzionata la buona organizzazione del nostro movimento sportivo. Noi siamo sempre pronti ad accusare le istituzioni, che nello sport funzionano con efficienza.

Merito anche della diffusione -a volte più salutista che salutare- dello sport personale, soprattutto palestre, jogging, ciclismo e tennis col padel

Se più persone praticano lo sport -come in tutto il mondo- sono cambiate anche le caratteristiche fisiche ed etniche: sempre più atleti gareggiano per squadre diverse dalla propria nazione di origine, e sono naturalizzati o immigrati o figli di immigrati. Per esempio Andy Diaz, triplista cubano naturalizzato italiano un anno fa che solo dal primo agosto sarà italiano, farà quindi a Parigi la sua prima gara da italiano. Poi ci sono i “new italians” come la Paola Egonu, che è una star dello sport.

Passando ad “atleti politici”, non è stata un po’ troppo simile a quella di  Mao Zedong nel fiume Yang-Tze la nuotata nella Senna della sindaca di Parigi Anne Hidalgo col prefetto dell’Ile de France e col presidente del Comitato Organizzatore di Parigi 2024? Certo serviva a “certificare” la pulizia dell’acqua del fiume più conosciuto della Francia, mentre oggi non è più possibile nuotare nello Yang-Tze, la cui acqua non è per niente balneabile

C’è stato un aspetto retorico, ma si tratta di far risaltare i risultati della lotta all’inquinamento, uno dei temi più importanti in tutto il mondo. …Per esempio, se Roma fosse ricandidata alle Olimpiadi, sarebbe bello avere, con l’occasione, un Tevere di nuovo balneabile. Sono queste le eredità positive dei Giochi.

Quindi la società dello sport è più innovativa di altre categorie sociali?

Un’altra innovazione di Parigi 2024 è che gli atleti medagliati riceveranno un premio monetario dalla Federazione internazionale, oltre a quello delle federazioni nazionali. Parlo della federazione dell’atletica.

Restando su temi ambientali, ci sono state polemiche per la mancanza di condizionatori d’aria nel villaggio olimpico e di letti di cartone per gli atleti.

Ormai è da Rio de Janeiro e Tokyo che anche le medaglie provengono dal riciclo di dispositivi elettronici che contengono piccole quantità di oro. La stessa torcia olimpica è di alluminio riciclato. Questi risultati hanno un valore certo solo simbolico, ma importante per il rispetto dell’ambiente. Tra gli obiettivi non raggiunti in queste Olimpiadi vi è invece il mancato coinvolgimento di imprese e artigiani locali nel fornire servizi e beni all’organizzazione. Ci sono in effetti dei protocolli troppo esigenti e complicati. Raggiunto inoltre solo in parte l’obiettivo di includere anche i portatori di handicap nel personale, anche se si va in quella direzione che è uno dei valori dello sport olimpico, cioè lo spirito di fratellanza.

Restando sul tema della fratellanza e solidarietà, l’apertura al professionismo suona ancora come sbagliata per molte persone. Alle Olimpiadi in effetti parteciperanno atleti come il golfista John Rahm, che incassa 218 milioni all’anno (secondo solo al calciatore Ronaldo), e il cestista Le Bron james, che guadagna 128 milioni.

Certamente oggi un Ceo come Carlos Tavares di Stellantis guadagna centinaia di volte più di quanto guadagnasse l’AD della Fiat Vittorio Valletta o lo stesso Marchionne. Scarlett Johansson guadagna molto di più -al netto dell’inflazione- di quanto guadagnasse Sophia Loren. Tutto il mondo è cambiato e sono aumentate le diseguaglianze anche nello sport.
Roma 1960 è stata in qualche modo l’apice delle Olimpiadi decubertiane. Se il numero di atleti è molto aumentato, il numero degli abitanti del pianeta si è decuplicato, in un secolo, quindi le chances di andare alle Olimpiadi sono diminuite.

Del resto lo sport agonistico si è riverberato sempre di più tra la “gente comune”: camminare a passo veloce non costa nulla, fa bene e lo possono fare quasi tutti

Certo, a patto di non pretendere di correre i cento metri in 9’’!

Picture of Paolo Della Sala

Paolo Della Sala

Paolo Della Sala è uno scrittore e musicista che trova ispirazione nella musica mentre lavora ai suoi articoli e racconti. Ha collaborato con Gianni Celati e ha ricevuto influenze da figure come Paolo Fabbri, Carlo e Natalia Ginzburg e Umberto Eco. Attualmente, scrive per diverse testate, tra cui Il Settimanale, Reputation Review e L’Opinione, concentrandosi su geopolitica e cultura. Ha esperienza anche con Il Secolo XIX, Rai Radio Tre e altre testate. Ha pubblicato "Alice Disambientata" con Gianni Celati e curato l'archivio di Gianni Rodari. Nel cinema e nella TV, ha lavorato come promoter per Portofino Film Commission e come aiuto regista in videomusica e pubblicità, oltre ad essere stato interprete-musicista per La Chambre des Dames.

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