L’acciaio della disciplina: l’ascesa di un italiano nella New York che non dorme mai

Dalla provincia friulana alla guida di una multinazionale del settore minerario: la storia di Tomaso Veneroso, tra studio, sacrificio, famiglia e meritocrazia

C’è un filo d’acciaio che unisce la vita di Tomaso Veneroso: quello della disciplina. Friulano, oggi CEO di AMCAST a New York, è il manager che passa con naturalezza dall’elmetto da cantiere alle sale riunioni internazionali. La sua è una storia di studio senza fine, ostinazione e radici forti, che racconta molto dell’Italia e ancor di più dell’America. Lo incontriamo per parlare di scuola, emigrazione, sogni, politica e famiglia. Ne emerge il ritratto di un uomo per cui il successo non è mai stato un colpo di fortuna, ma il risultato di un metodo preciso: non smettere mai di imparare e non avere paura di sporcarsi le mani.

Padre di quattro figli, Veneroso conosce bene sia il modello scolastico italiano sia quello americano. Negli Stati Uniti, racconta, il sistema privilegia i test scritti e il pragmatismo, ma sacrifica la capacità di argomentare, presentare, costruire un pensiero complesso. «Non esistono interrogazioni orali: si perde un pezzo fondamentale della formazione». Dell’Italia rivendica invece la solidità del metodo, la qualità dei docenti e la profondità delle materie più impegnative. «Analisi 2 e 3, Geometria, Fisica… persino un corso di Topologia, allora astratto, mi ha ispirato innovazioni nelle geometrie dei materiali antiusura». Da qui la sua regola aurea: unire sempre teoria e pratica e non temere l’errore.

Quando si smette di studiare? «Mai», afferma senza esitazione. In un settore tecnologico in continua evoluzione, aggiornarsi è un obbligo, non una scelta. «Se ti fermi, rimani indietro». Lo stesso spirito lo accompagna nella sua decisione di lasciare l’Italia. Non una fuga, ma una scelta di curiosità e ambizione: «Volevo esplorare, diventare un fuoriclasse». Riconosce la grandezza degli emigranti del dopoguerra «con la valigia di cartone», ma invita l’Italia a guardare avanti: «Gli incentivi fiscali non bastano. Dobbiamo creare un ecosistema che faccia desiderare il rientro, non che lo compri». E sottolinea con orgoglio che gli studenti italiani brillano ovunque vadano.

Sulla politica americana è diretto e sottolinea come la nazione, al di là dei cicli di governo, resti ancorata a un principio semplice e implacabile: meritocrazia pura. «Se sei bravo, in 24 ore apri una società, vendi e fatturi. That is it

Oggi Veneroso guida AMCAST, azienda leader nella riduzione della CO₂ nei processi minerari, con sedi tra New York, Montreal, Toronto e Philadelphia. Coordina 30 manager e viaggia 200 giorni l’anno, «quattro, cinque voli a settimana». Come concilia questo ritmo con il ruolo di marito e padre? Sorride: «Si fa. Non facile, ma si fa». La sua giornata inizia alle 4:45, con allenamento, colazione e lavoro. Fondamentale il sostegno della moglie Stephanie, canadese, compagna anche sul fronte professionale. I figli seguono percorsi diversificati: Sabrina, laureata in biologia, punta alla scuola di medicina; i figli si dividono tra elementari e liceo. I sacrifici, dice, «fanno parte del family pack». Nel weekend la famiglia si ricompatta, finché ciascuno non seguirà la propria strada.

La sua ricetta per i giovani e per chi sogna di diventare CEO è chiara: studiare sempre, fare esperienza reale senza paura di sporcarsi le mani, sognare in grande con obiettivi concreti, allenare disciplina e perseveranza, non mollare mai. E chiude con un augurio in friulano, semplice e potente: «Mandi – che Dio ti protegga».

Immagine di Cecilia Gaudenzi

Cecilia Gaudenzi

Giornalista professionista e storyteller. È nata a Roma nel 1991 “sotto il segno dei pesci”, dove si è laureata con lode in Scienze Politiche, all’Università di Roma Tre e dove vive stabilmente. Musica, cinema, letteratura, politica, serie tv, podcast, reportage e terzo settore. Il vizio di scrivere, di tutto e su tutto ce l’ha fin da bambina. Le piace conoscere, capire, raccontare e soprattutto, fare domande. Crede nello scambio di idee e nella contaminazione. Ha girato l'Africa per dare voce all'impegno di donne e uomini che dedicano la loro vita agli altri. La sua parola preferita è resilienza.

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