La politica è una passione di famiglia. Nato a Cosenza nel 1969, città guidata dal fratello Mario, sindaco per 10 anni, Roberto Occhiuto da quasi tre anni è il Governatore della Regione Calabria… pardon, Presidente, e dallo scorso febbraio vanta anche i galloni di vicesegretario di Forza Italia, uno dei partiti della maggioranza del governo Meloni. Laureato in Economia, un passato nella Democrazia Cristiana, nel 2000 passò al partito di Silvio Berlusconi di cui è stato deputato e capogruppo alla Camera.
Oggi amministra una Regione di quel Mezzogiorno che ha invertito la rotta, che mostra crescenti segni di vitalità e dinamismo imprenditoriale ed economico.
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Presidente Roberto Occhiuto, come sta andando il Sud Italia e quanto è strategico per i nuovi equilibri geopolitici?
Il Sud sta crescendo e lo dimostrano anche le recenti rilevazioni dello Svimez: cresce più delle regioni del Nord, più della media nazionale ma purtroppo sta continuando a perdere tanti giovani che vanno a lavorare al Nord ma spesso anche all’estero. E non si tratta di pezzi di futuro e di speranza che vanno via, ma anche di una parte di PIL che perdiamo. Il Sud cresce anche perché è l’hub dell’Europa nel Mediterraneo e il Mediterraneo sta diventando sempre più importante nell’economia per i traffici commerciali. Lo riscontro con il porto di Gioia Tauro che è il primo in Italia, fa 4,2 mln di container all’anno, e tutto questo può assegnare alle regioni del Sud un ruolo che mai hanno avuto prima. Sarò anche un visionario, ma penso che il Sud possa vivere quello che hanno vissuto nei decenni precedenti le regioni del Nord che si sono avvantaggiate dall’essere prossime al motore di sviluppo dell’Europa, che era il manifatturiero tedesco. Oggi nell’economia europea è importantissimo il Mediterraneo e la prossimità delle regioni del Sud può essere un driver di sviluppo.
Parliamo di export: come va quello della Calabria?
C’è stato un incremento record per noi, nel primo trimestre di quest’anno ha fatto segnare quasi un +27%, ma in valore assoluto pesa ancora troppo poco, ha una dimensione troppo ridotta. Devo dire però che ci sono tantissime imprese calabresi nelle quali il passaggio generazionale ha introdotto elementi di innovazione, di internazionalizzazione. Ad esempio, ci sono moltissime cantine che sono passate dal genitore al figlio e le nuove generazioni sono riuscite a rinnovare queste aziende vinicole che ora sono capaci di esportare i loro prodotti, assicurando una qualità nettamente superiore rispetto al passato, avendo anche la capacità di affrontare i temi della logistica legata all’esportazione in maniera molto più innovativa.
Cosa e dove esporta la Calabria?
Ci sono piccole aziende che esportano soprattutto in Europa ma ci sono anche molte aziende che esportano nel mercato americano, in primis prodotti agroalimentari. Ci sono paesi del Nord, del Centro e del Sud America in cui la presenza di calabresi è rilevantissima, a volte si tratta di persone che hanno un legame con l’Italia e con la loro regione di origine ancora molto radicato. Recentemente ho proposto al Cardinale Rino Fisichella, che è responsabile del Giubileo 2025, di mettere in connessione le attività di questo straordinario evento con la Calabria. L’idea è quella di fare l’anno prossimo un “piccolo Giubileo della Calabria”, chiamare cioè tutti i calabresi di seconda e terza generazione, a volte si tratta di figli e di nipoti che ne hanno sentito parlare ma non l’hanno mai vista, e chiedere loro di tornare qui, dove sono le loro origini, per restarci un po’. Io, ovviamente, vestirei a festa la Regione e sarebbe un’ottima occasione per sviluppare delle attività legate al turismo delle radici.
Come sono i rapporti tra la Calabria e la vasta comunità calabrese d’America e di New York?
Ci sono rapporti costanti che però vorrei evolvessero per sviluppare attività economiche e scambi commerciali. Il limite di questi rapporti con i corregionali è che spesso sono costruiti solo sull’elemento romantico, quasi antropologico, invece ci sono calabresi straordinari che hanno costruito molte città americane, che si sono ritagliati uno spazio importante nell’economia delle loro zone e che potrebbero essere degli ambasciatori di buone occasioni di business per altri imprenditori americani o imprenditori calabresi che vogliono investire negli Stati Uniti.
C’è una storia di successo di un calabrese negli States che l’ha particolarmente colpita?
Proprio qualche tempo fa ho incontrato nel mio ufficio Oscar Renda, un calabrese che vive e lavora a Dallas e che era stato chiamato da Webuild, la società incaricata di costruire il Ponte sullo Stretto, perché la sua impresa produce piloni per tutte le più grandi opere pubbliche che si realizzano nel mondo. Aveva cominciato tanti anni fa da muratore ed ora è diventato uno degli imprenditori più importanti degli States nel settore dell’edilizia e delle opere pubbliche. Mi ha invitato a Dallas ma non ho ancora avuto tempo di andarci…
Quante volte è stato a New York?
Ci sono state diverse volte. A 18 anni ho perfino fatto il pizzaiolo nella Grande Mela in una catena di pizzerie che ora non esiste più, Italian Village Pizza, che era di alcuni miei cugini americani che sono nati a New York e poi si sono trasferiti a Pittsburgh e in seguito in Kentucky. Ci sono ritornato da vicepresidente del Consiglio regionale in occasione del Columbus Day e anche in quell’occasione verificai quanto potenziale inespresso ci fosse nella comunità dei calabresi e quanto fosse necessario far diventare questo forte legame che hanno con la regione un driver di sviluppo economico. Ora da presidente della Regione vorrei creare le condizioni perché tutto questo si possa verificare
Se dovesse votare in America chi sceglierebbe tra Biden e Trump?
Faccio parte di un partito che è più vicino alla tradizione repubblicana ma che è anche moderato, quindi ci rifletterei un po’.