Cosa ha detto Elly Schlein all’assemblea di Federmanager

Nel suo intervento la segretaria del Partito Democratico ha parlato di politica industriale, transizione ecologica e ruolo dello Stato nell’economia e ha chiesto più continuità negli incentivi alle imprese

La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha partecipato all’assemblea di Federmanager, l’associazione che rappresenta dirigenti, quadri apicali e alte professionalità dell’industria privata e che celebra i suoi ottant’anni di attività.

Nel suo intervento a margine dell’assemblea, la segretaria ha ripreso molti dei temi esposti dal presidente di Federmanager, Valter Quercioli, illustrando la sua visione del Paese rispetto all’attuale impostazione della politica industriale italiana e le scelte del governo su energia, incentivi alle imprese e gestione delle crisi industriali.

Schlein è partita dai punti di forza del Paese: la manifattura, l’innovazione e «la voglia di rialzarsi anche nei momenti di grande complessità» come quello attuale. Proprio per questo, ha detto, la priorità è focalizzarsi su una politica industriale stabile. «Serve una pianificazione di politica industriale che abbia un respiro pluriennale perché le imprese hanno bisogno di continuità nei programmi di incentivi e hanno bisogno di poter programmare i propri investimenti».

Uno dei punti indicati da Schlein è la necessità di riprendere il modello di “Industria 4.0”: «Transizione 5.0 era molto burocratica e quindi su 6 miliardi di incentivi le imprese ne hanno richieste soltanto meno di due». Ha aggiunto che il ritorno a strumenti come iperammortamento e superammortamento – cioè sgravi fiscali sugli investimenti in beni strumentali – è «una direzione giusta», ma non sufficiente in termini di risorse. Ha citato le richieste di Confindustria, che «chiede 8 miliardi all’anno per 3 anni», e ha detto che oggi «c’è a dir tanto un terzo di quella cifra». Per Schlein «bisogna fare uno sforzo in più per dare continuità ad una vera politica industriale che possa sostenere l’innovazione, la conversione ecologica e renderla conveniente per le nostre imprese».

La segretaria del Partito Democratico ha poi ripreso il tema del costo dell’energia, considerato da anni uno dei fattori che limita la competitività delle imprese italiane rispetto ai concorrenti europei. «Abbiamo le bollette più care d’Europa, in Italia non lo dobbiamo accettare come un dato di fatto». L’esempio dovrebbe arrivare da altri paesi europei: «La Spagna, il Portogallo hanno scollegato il prezzo dell’energia da quello del gas, bisogna farlo anche in Italia per ridare immediato fiato sia alle imprese che alle famiglie italiane». Non è la prima volta che Schlein sostiene questa misura, nota come “disaccoppiamento” o “separazione” tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas, sostenendo che ridurrebbe direttamente le bollette per famiglie e aziende. Su questo tema Schlein ha anche collegato la questione energetica al potere d’acquisto: il costo dell’energia “lo pagano tre volte” i lavoratori, «quando ricevono la bolletta a casa, quando vanno a fare la spesa e costa tutto di più e quando una piccola e media impresa entra in difficoltà perché non riesce a pagare l’energia e li mette in cassa integrazione».

Proseguendo, Schlein si è detta d’accordo con Federmanager sul ruolo dello Stato nella politica industriale. L’argomento è tornato centrale negli ultimi anni per via della crisi energetica, della pandemia e delle tensioni geopolitiche, che hanno reso più fragile la catena di fornitura di molti settori. Schlein ha detto che «lo Stato deve prendersi alcune responsabilità in termini di politica industriale», soprattutto nei casi in cui è in gioco la continuità produttiva e occupazionale di interi territori. Ha portato come esempio Taranto, cioè l’ex Ilva, uno dei poli siderurgici principali del Paese e anche uno dei casi industriali e ambientali più complessi degli ultimi decenni. «Serve che le istituzioni lavorino per dare una prospettiva chiara e concreta al futuro di Taranto», ha detto, spiegando di aver incontrato i sindacati metalmeccanici, «enormemente preoccupati» per la mancanza di certezze.

Su Taranto, Schlein ha detto che non basta garantire l’occupazione nel breve periodo ma che serve una soluzione che tenga insieme più obiettivi allo stesso tempo: «Serve dare garanzie a lavoratrici e lavoratori che sono in difficoltà ma anche dare garanzie alla città», cioè tutelare ambiente e salute pubblica in un’area che da anni segnala livelli di inquinamento molto alti. Per Schlein questo richiede un intervento diretto dello Stato nella gestione dello stabilimento: «Lo Stato deve assumersi la responsabilità di accompagnare un processo di decarbonizzazione che assicuri il futuro industriale di quella città e al contempo quello occupazionale e la salute e l’ambiente delle persone». Secondo lei bisogna evitare lo “spezzatino”, ovvero il termine con il quale si indica lo scenario in cui gli asset industriali vengono separati e venduti a soggetti diversi, riducendo la capacità produttiva complessiva dell’impianto. «Bisogna evitarlo in tutti i modi», ha detto, aggiungendo che «se serve una nazionalizzazione temporanea si faccia» per garantire insieme «tutela della salute e dell’ambiente», «continuità occupazionale» e «futuro industriale di quello stabilimento».

Riprendendo un passaggio della relazione del presidente di Federmanager sul capitale umano: «Quando le istituzioni, la politica e i governi mettono in campo una politica industriale non si tratta solo di sostenere l’acquisto di macchinari tecnologici», ha detto. Secondo Schlein, gli incentivi fiscali dovrebbero essere costruiti in modo da finanziare contemporaneamente innovazione hardware e aggiornamento delle competenze: «Noi chiediamo che ci sia un credito d’imposta che faciliti l’acquisto di macchinari e l’investimento sulla formazione e le competenze del capitale umano, perché serve anche questo». Ha collegato questo tema all’intelligenza artificiale e alle trasformazioni tecnologiche più recenti: «Serve ad esempio quando abbiamo a che fare con le innovazioni come l’intelligenza artificiale, quindi le due cose vanno insieme: macchinari tecnologici ma anche formazione del capitale umano».

In chiusura, la segretaria del PD ha detto di condividere l’idea che la qualità manageriale sia una componente decisiva della tenuta industriale di un settore, anche quando lo Stato interviene: «Bisogna capire che la differenza non la fa tanto la proprietà ma la qualità manageriale».

Immagine di Guglielmo Timpano

Guglielmo Timpano

Laureato in Scienze Politiche. Giornalista freelance. Conduttore radiofonico. Presentatore televisivo. Appassionato di sport, storia e animali: per combinare tutti questi interessi, il sogno sarebbe seguire un torneo di calcio tra dinosauri.

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