Anthony Martire: guidare la Scuola d’Italia a New York tra tradizione italiana e innovazione educativa

Anthony Martire è il nuovo Head of School, ad interim de La Scuola d’Italia Guglielmo Marconi di New York, dove porta una visione educativa profondamente internazionale e interdisciplinare. Prima di guidare l’istituto, ha lavorato per molti anni negli Stati Uniti come ricercatore nel campo dell’apprendimento umano e come docente a livello sia scolastico sia universitario, insegnando Italian Studies, composizione in inglese, storia occidentale e arte culinaria. Il suo percorso accademico e professionale, ricco e trasversale, gli consente oggi di orientare la scuola con un approccio innovativo, attento alla qualità didattica e alla crescita culturale degli studenti. Lo abbiamo intervistato per IlNewyorkese.

Qual è la Sua visione per la Scuola d’Italia e come intende coniugare tradizione italiana e innovazione educativa nel Suo percorso come nuovo preside?

La mia visione per la scuola nasce dalla mia esperienza personale e professionale a cavallo tra due mondi. Da studioso della lingua e della cultura italiana che ha vissuto a lungo in Italia, ma che è nato e cresciuto negli Stati Uniti, e che ha lavorato nel sistema educativo americano, vedo la Scuola d’Italia come un ponte privilegiato: un luogo in cui le tradizioni intellettuali italiane, il rigore, la profondità dello studio, possono incontrare l’approccio pratico, progettuale, e orientato all’esperienza che caratterizza le migliori scuole statunitensi. Credo che la nostra comunità abbia un potenziale straordinario: con una visione condivisa, La Scuola d’Italia può diventare una delle istituzioni internazionali di riferimento a New York e sulla East Coast. Mi sta particolarmente a cuore il valore del multilinguismo, non solo come competenza linguistica, ma come modo da vedere il mondo da più prospettive. È un’esperienza che apre gli studenti al pensiero critico, alla comunicazione più efficace e, soprattutto, alla possibilità di scoprire le parti più autentiche di sé attraverso l’incontro con l’altro.

In che modo la scuola può rafforzare il senso di identità italo-americana nei ragazzi, preparandoli al contempo a una cittadinanza globale?

Questa scuola occupa una posizione unica, aiutando i nostri studenti a comprendere e rafforzare la loro identità italo-americana, ma preparandoli allo stesso tempo a una cittadinanza globale. È importante però ricordare che “italo-americano” è un termine ampio e sfaccettato: comprende la cultura italo-americana di New York e il grande contributo degli italo-americani allo sviluppo degli Stati Uniti, ma include anche il legame vivo e contemporaneo tra Italia e Stati Uniti. La Scuola d’Italia fa parte di una rete di organizzazioni che alimentano questo dialogo — dal Consolato Generale d’Italia, l’Istituto di Cultura Italiana, la Casa Italiana Zerilli-Marimò, la Calandra Italian American Institute, la NIAF, la Columbus Citizens Foundation, a giornali come il Newyorkese — con cui collaboriamo regolarmente. Per questo motivo, considero come parte integrante della nostra missione l’offerta di occasioni concrete ai nostri studenti, affinché’ possano esplorare queste interconnessioni: attraverso uscite didattiche, la partecipazione a mostre e festival in città, incontri con figure di rilievo, provenienti sia dagli Stati Uniti sia dall’Italia, e progetti interdisciplinari che uniscono le due tradizioni. In questo modo i ragazzi scoprono non solo cosa significhi essere italo-americani oggi, ma anche come muoversi con consapevolezza e curiosità in un mondo sempre più interconnesso.

Quali strumenti digitali o metodologie innovative ritiene più strategici per rendere l’apprendimento più coinvolgente e al passo con i tempi?

La strategia educativa della Scuola d’Italia punta a mantenere un equilibrio solido tra tradizione e innovazione. Vogliamo valorizzare la profondità del patrimonio educativo italiano, integrandolo con strumenti e metodologie che rendono l’apprendimento più coinvolgente, inclusivo, e in linea con il mondo in rapido cambiamento in cui i nostri studenti vivono. L’aggiornamento del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, approvato dal Collegio Docenti e sviluppato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico del Consolato, riflette esattamente questa visione: unire il rigore accademico del sistema italiano con le competenze del Diploma Programme dell’International Baccalaureate, che pone al centro la responsabilizzazione dello studente e la sua capacità di diventare un agente attivo del proprio percorso formativo. In questo quadro abbiamo investito nel rinnovamento del laboratorio di tecnologia e nella formazione del corpo docente, che recentemente ha partecipato a sessioni dedicate agli strumenti di intelligenza artificiale messi a disposizione dalla scuola per docenti e studenti. I nostri insegnanti stanno svolgendo un lavoro importante per integrare queste risorse nelle loro pratiche quotidiane: piattaforme per la creazione di video, podcast e presentazioni, ma anche strumenti di AI generativa utilizzati in modo responsabile e consapevole. Stiamo entrando in una fase di trasformazione pedagogica e professionale senza precedenti, e il nostro compito sarà guidare i nostri studenti attraverso questo cambiamento, mantenendo saldo il legame tra la tradizione culturale italiana e allo stesso tempo aprendoli alle competenze richieste dal futuro.

Come intende costruire un dialogo efficace con le famiglie e con la comunità italiana e americana che ruota attorno alla scuola?

Per me costruire un dialogo efficace con le famiglie significa, prima di tutto, riconoscere che l’educazione è un patto a tre: scuola, studenti e famiglie. Quando queste tre componenti comunicano in modo aperto e rispettoso, si crea un ambiente in cui gli studenti possono veramente sviluppare tutte le loro competenze. Allo stesso tempo è importante ricordare che questo dialogo si fonda sulla fiducia: le famiglie scelgono questa scuola proprio perché riconoscono la qualità del nostro approccio pedagogico e la professionalità dei nostri docenti. Ascoltare le loro osservazioni e rispondere alle loro possibili preoccupazioni è essenziale, perché è ugualmente essenziale che si sentono tranquille nel sapere che la direzione educativa è indicata da professionisti competenti ed esperti, con una visione chiara del percorso dei loro figli. Per rafforzare questo scambio ho già iniziato a incontrare le famiglie di ogni classe, così come i rappresentanti eletti dai genitori. Abbiamo inoltre ravvivato la presenza di studenti e genitori nei consigli di classe (cosa che in verità non esiste nelle altre scuole di New York), e la nostra Parent Association svolge un ruolo prezioso nel sostenere il lavoro pedagogico e nel mantenere un clima collaborativo. Accanto alla comunità interna, la Scuola d’Italia dialoga con una rete più ampia di stakeholder: partner culturali e professionali che contribuiscono ai percorsi di orientamento, realtà che ci supportano nelle esperienze scuola-lavoro, professionisti che condividono con i nostri studenti le loro carriere attraverso progetti come quelli con Banca d’Italia, EssilorLuxottica, Boston Consulting Group, e Columbia University Irving Medical Center. Inoltre, facciamo parte di una grande comunità di ex alunni, ex genitori ed ex docenti che continuano a sentirsi parte viva della scuola. È questo ecosistema che permette ai nostri studenti di crescere in un ambiente ricco, sicuro, e profondamente connesso al mondo che li attende.

Quali sono le principali sfide che ha incontrato finora nel Suo nuovo ruolo e quali opportunità vede per la crescita della scuola?

Come in qualsiasi scuola, anche noi affrontiamo alcune sfide, ma molte di esse allo stesso tempo rappresentano importanti opportunità di crescita. Una delle priorità di quest’anno e di rafforzare i rapporti con le altre scuole di New York e con le comunità che possono indirizzare nuovi studenti verso di noi. In tutta la citta c’e un forte interesse nei programmi bilingui e internazionali, e ogni volta che presento La Scuola d’Italia a fiere, incontri, o open houses, riscontro un entusiasmo significativo da parte di famiglie che cercano esattamente ciò che noi offriamo: rigore accademico, identità culturale solida, e una formazione veramente internazionale. Siamo consapevoli che alcune famiglie guardano con attenzione alle dimensioni delle classi, e stiamo lavorando per aumentare ulteriormente le iscrizioni. I primi risultati sono già evidenti e abbiamo registrato già un chiaro aumento nelle domande di ammissione per il prossimo anno, frutto dell’impegno congiunto tra amministratori, coordinatori, docenti e genitori nel promuovere la qualità del nostro progetto educativo.

Guardando al futuro, quali competenze e valori ritiene fondamentali per preparare gli studenti ad affrontare il mondo di domani?

Guardando al futuro, credo che la scuola debba formare individui capaci di pensare, dialogare, e collaborare per il bene della loro società. Mi piace ricordare le parole di Luigi Einaudi, “conoscere, discutere, deliberare”, perché esprimono perfettamente l’idea dell’educazione come esercizio critico, aperto e responsabile. Per me questo è il fondamento della formazione integrale della persona, che riguarda tutte le dimensioni dello studente: intellettuale, sociale, culturale ed emotiva. In quest’ottica considero essenziale la consapevolezza del carattere profondamente sociale dell’apprendimento umano. Si impara davvero insieme agli altri: attraverso la collaborazione, il confronto, il dialogo tra saperi diversi. La scuola deve quindi creare spazi e occasioni in cui gli studenti possano esplorare, co-costruire conoscenze e vivere esperienze ricche di interazioni significative. Accanto a questo, ritengo imprescindibile il valore dell’interculturalità: non come semplice competenza, ma come modo di vivere il mondo con apertura, curiosità, e rispetto. In un’epoca in cui le tecnologie, pur fondamentali, rischiano di isolare i giovani e di ridurre la loro capacità analitica, abbiamo la responsabilità di garantire che ogni studente si senta visto, incluso, e in grado di realizzarsi pienamente. Infine, preparare alla cittadinanza globale significa anche educare alla responsabilità, al pensiero critico, alla comunicazione efficace e alla capacità di comprendere la complessità del mondo. Sono questi i valori e le competenze che, a mio avviso, renderanno i nostri studenti pronti ad affrontare con fiducia e consapevolezza il domani.

Immagine di Elide Vincenti

Elide Vincenti

Laureata con lode in Letteratura Comparata e Arti dello Spettacolo presso la Sapienza di Roma, ha lavorato come Project Manager presso Italy-America Chamber of Commerce Southeast di Miami. Vive a New York, dove frequenta il corso di Master in Critical Journalism e Creative Publishing presso l’Università di New York, Parsons - The New School.

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