È di questi giorni la sentenza della Corte Costituzionale che apre alle adozioni internazionali da parte dei single. Una decisione definita da molti come «epocale», su una questione che da sempre divide opinione pubblica e politica.
Sul tema abbiamo intervistato Paolo Briziobello, commercialista di Torino che da oltre trent’anni si occupa di adozioni internazionali, non solo sotto il profilo fiscale, ma anche in ambito istituzionale. Ecco il suo commento sulla storica pronuncia della Consulta.
Dottor Briziobello, cosa pensa della sentenza della Corte Costituzionale che apre le adozioni internazionali anche ai single?
«La sentenza n. 33/2025 della Corte Costituzionale, con la quale viene riconosciuto in Italia il diritto di adottare minori stranieri in stato di abbandono anche a persone single, è di portata storica.»
Perché la considera una decisione storica? Può spiegare meglio?
«Ci sarà tempo per analizzare l’excursus storico, culturale e sociologico che la Consulta ha ricostruito con dovizia di particolari nella sentenza. Tuttavia, è certo che, ancora una volta, è dovuto intervenire l’organo costituzionale supremo per porre rimedio a norme del nostro ordinamento giuridico dichiarate incostituzionali. In questo caso si tratta dell’articolo 29 bis, comma 1 della Legge 184/1983, che, fin dalla sua origine, esprimeva convincimenti ideologici e culturali in contrasto con il principio del “supremo interesse del minore».
Principio che, non a caso, è sancito anche dalla Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia del 1990 e dalla Convenzione dell’Aja in materia di adozioni del 1993. L’obiettivo è sempre lo stesso: garantire una famiglia a chi non ce l’ha.»
Proprio sul concetto di «famiglia» si registrano i primi distinguo. Qual è il suo punto di vista?
«Il concetto di “famiglia” è in continua evoluzione, e anche le sue definizioni sociologiche si sono modificate nel tempo. Il dibattito su questo tema non ha mai escluso la questione dell’adozione, soprattutto internazionale. È positivo, dunque, che questa sentenza della Consulta apra nuove strade. Ora però è necessario un intervento pratico che acceleri l’applicazione concreta dell’adozione internazionale da parte di persone non sposate, superando i limiti imposti finora dal Codice Civile.»
Cosa serve, concretamente, perché questa apertura diventi realtà?
«Occorre razionalizzare in tempi brevi tutto il percorso operativo. A partire dalle norme che regolano il rilascio del decreto di idoneità da parte dei Tribunali per i Minorenni, per poi riorganizzare l’intero sistema delle adozioni internazionali. Questo riguarda sia gli attori italiani – penso alla Commissione Adozioni Internazionali e agli Enti Autorizzati, che stanno attraversando un momento di profonda crisi dovuto alle restrizioni imposte da alcuni Stati esteri e alle difficoltà post-pandemia – sia i rapporti con l’estero.
Serve una rivalutazione delle convenzioni e dei trattati bilaterali tra l’Italia e gli Stati di origine dei minori. Va infatti ricordato che non tutti i Paesi con cui l’Italia ha accordi prevedono la possibilità di adozione da parte di single.»
C’è un messaggio che vuole aggiungere, per chiudere questa riflessione?
«Confermo la mia soddisfazione per una sentenza che amplia il diritto del minore ad avere una famiglia intesa come “ambiente stabile e armonioso”. È il principio del cosiddetto “foyer stable et harmonieux”, già affermato nell’articolo 8, paragrafo 2, della Convenzione di Strasburgo del 1967.
Voglio sottolineare che questo ampliamento dei diritti deve essere letto esclusivamente in chiave positiva: il diritto fondamentale dei minori ad avere una famiglia e quello degli individui a realizzare il desiderio di genitorialità non devono essere interpretati come una limitazione dei diritti altrui, come purtroppo già si inizia a leggere da qualche parte.
C’è ancora tanto da fare, ma questa sentenza rappresenta il primo passo verso nuovi percorsi di adozione e di genitorialità. Senza dimenticare che la decisione riguarda le adozioni internazionali e non si estende, almeno per ora, a quelle nazionali.»