A New York è stato introdotto WasteShark, un robot telecomandato incaricato di raccogliere i detriti galleggianti nel fiume Hudson per conto di River Project e dell’Hudson River Park.
Questo robot rappresenta l’ultima risorsa adottata dalla città per combattere l’invasione di plastica nel fiume. La sua forma ricorda quella di uno squalo balena, pesa poco meno di 70 chili a vuoto e richiede un team di 3-4 persone per le operazioni di immersione ed emersione dall’acqua.
WasteShark è dotato di una gabbia che consente di catturare anche detriti di grandi dimensioni imprigionandoli. Muovendosi all’indietro, la struttura si chiude impedendo al carico di cadere.
“Siamo in grado di guidarlo con precisione verso i punti in cui si accumulano spazzatura, detriti organici, schiuma di plastica e legno”, ha commentato Siddhartha Hayes, responsabile della ricerca e dell’acquario per il River Project dell’Hudson River Park.
Questo tipo di tecnologia è stato sperimentato anche a Canary Wharf, il distretto finanziario lungo il Tamigi a Londra, dove il “vorace predatore” ha affrontato una grande quantità di spazzatura lasciata da oltre 120.000 persone che frequentano la zona per lavoro e shopping. Nel tentativo di ripulire il fiume Hudson e la sua baia, considerata una delle più inquinate al mondo, è attivo anche il progetto “The Billion Oysters“. Avviato nel 2008 da una scuola di scienze marine della città, il progetto ha collocato sui fondali della foce del fiume 28 milioni di bivalvi, con l’obiettivo di arrivare a un miliardo entro il 2035, coprendo un’area di oltre 40 ettari.
Questi molluschi, originariamente allevati in un vivaio della scuola utilizzando i gusci delle ostriche come casa, sono stati trasferiti in mare dove hanno formato vere e proprie barriere sottomarine. I pelecipodi filtrano l’acqua sporca trattenendo le particelle inquinanti, con una capacità di filtraggio che può arrivare fino a 190 litri al giorno per ciascun individuo.
Nel mese di agosto, l’ex avvocato britannico Lewis Pugh ha attirato l’attenzione sull’Hudson nuotando lungo il suo corso. In un mese, ha percorso 507 km, programmando il suo arrivo a Manhattan in concomitanza con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove aveva intenzione di presentare una lettera firmata da migliaia di persone per sensibilizzare sull’importanza cruciale dei fiumi.
Anche il principe William, presente a New York per l’Assemblea Generale dell’ONU e per annunciare i finalisti del suo Earthshot Prize, il premio Nobel per il clima lanciato nel 2020, ha accettato di immergersi nelle acque dell’East River, lo stretto marittimo che separa Manhattan da Brooklyn e dal Queens, per lanciare un messaggio di consapevolezza e salvaguardia ambientale.