A New York, la giovinezza sembra avere perso la sua innocenza. Negli ultimi sette anni, la città ha visto un incremento allarmante della criminalità giovanile: minori accusati di omicidi, rapine e aggressioni. Con un aumento del 37% dei crimini gravi commessi da minori, secondo i dati del Dipartimento di Polizia, nel 2023 si sono registrati oltre 4.800 crimini gravi che vedono protagonista un minorenne, un trend che preoccupa le autorità e alimenta il dibattito pubblico. Ma dietro i numeri c’è un vuoto, un’assenza di direzione e sostegno che trasforma quartieri già difficili in campi di battaglia. L’epicentro della violenza giovanile si concentra soprattutto in zone difficili come il Bronx, il sud del Queens e Brooklyn.
La legge “Raise the Age”, che dal 2017 ha spostato i casi di 16 e 17 anni dai tribunali per adulti alla Corte della Famiglia, è al centro della discussione. La polizia accusa la riforma di aver reso più difficile trattenere i giovani con precedenti violenti, creando, secondo il capo della strategia criminale Michael LiPetri, una “porta girevole della giustizia”. Nonostante ciò, gli esperti sostengono che il fenomeno rispecchia l’aumento generale della criminalità in città, particolarmente evidente dopo gli anni della pandemia. E che una risposta dura non dovrebbe essere la soluzione.
C’è chi, infatti, come la New York Civil Liberties Union, difende la legge, affermando che trattare i giovani come adulti peggiorerebbe soltanto la situazione, trasformando una ribellione in disperazione. “Tornare a processare i minori come adulti non è la soluzione,” ha dichiarato Donna Lieberman, direttrice esecutiva dell’organizzazione. Secondo gli esperti, l’aumento della criminalità giovanile non può essere affrontato senza considerare i tanti fattori che la circondano: le armi, ormai troppo facili da trovare, i social media che amplificano conflitti ridicoli fino a trasformarli in tragedie, e l’assenza cronica di figure adulte di riferimento. Tutto contribuisce a un panorama desolante.
I funzionari di giustizia come Darcel Clark, procuratore distrettuale del Bronx, avvertono che la città rischia di “perdere una generazione” a causa della mancanza di risorse per programmi di prevenzione e supporto. È una popolazione giovanile spesso vittima di disillusione e sfiducia nei confronti delle istituzioni. Una generazione che cresce senza alternative, in quartieri dove il cemento è più duro dei sogni. E mentre i numeri si accumulano e le statistiche si fanno sempre più allarmanti, resta una domanda sospesa: cosa saranno questi ragazzi tra vent’anni? Ma soprattutto, chi saranno?