Negli anni Settanta, l’Italia fu attraversata da movimenti politici e sociali che misero in discussione istituzioni, linguaggi e forme di espressione artistica. Tra i protagonisti di quella stagione c’era Pablo Echaurren, nato a Roma nel 1951, figlio del pittore cileno Roberto Matta. Echaurren si impose come artista e attivista proprio nel decennio segnato dalle mobilitazioni studentesche, dalle rivendicazioni femministe e dalla nascita di nuove comunità politiche alternative. La sua adesione agli Indiani Metropolitani lo collocò al centro di un’esperienza che cercava di unire la contestazione politica con pratiche culturali non convenzionali.
La produzione di Echaurren ha sempre unito registri diversi: fumetto, caricatura, collage e pittura convivono nelle sue opere insieme a richiami a Dadaismo e Futurismo. L’intento era superare le divisioni tra cultura “alta” e “bassa”, dando dignità a linguaggi popolari e strumenti considerati marginali. In questo modo riuscì a portare l’arte dentro la quotidianità della contestazione, rendendola parte integrante di una strategia di dissenso.
A New York, la Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University dedica a questa esperienza la mostra Arte-Azione: Pablo Echaurren and Italian Counterculture in the 1970s. Curata da Ara H. Merjian e Jacopo Galimberti, l’esposizione raccoglie opere e materiali d’archivio per restituire il clima del 1977, anno in cui la controcultura italiana raggiunse il suo apice tra occupazioni universitarie, assemblee e sperimentazioni artistiche. L’apertura è prevista il 25 settembre con una visita guidata, e la mostra resterà visitabile fino al 24 ottobre, nei giorni feriali dalle 10 alle 18.
Oltre all’attività visiva, Echaurren si è distinto anche come autore di saggi e cronache che hanno ricostruito quella stagione di lotte e creatività. Con la storica dell’arte Claudia Salaris, sua compagna, ha fondato a Roma la Fondazione Echaurren-Salaris, che custodisce archivi e documenti utili a comprendere l’evoluzione della controcultura italiana e il suo impatto sulla società. La mostra di New York si inserisce in questo percorso di rilettura, offrendo al pubblico internazionale uno sguardo sul rapporto tra arte e politica in Italia negli anni Settanta.