I 70 anni dei Paesi entrati all’ONU nel 1955, tra cui l’Italia

Un gruppo di Stati molto diversi tra loro celebra l’ingresso avvenuto nello stesso anno, quando l’ONU provò ad allargarsi oltre i blocchi della Guerra fredda: settant’anni dopo, quel passaggio dice ancora qualcosa su come funziona — e quanto fatica — il multilateralismo

L’11 dicembre, dalle 10 alle 11.30, la sede delle Nazioni Unite ospiterà un incontro dedicato al 70º anniversario dell’ingresso all’ONU di un gruppo eterogeneo di Paesi, oggi appartenenti a diverse aree geopolitiche: dall’Albania alla Bulgaria, passandro per Cambogia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Spagna e, infine, anche l’Italia. Si tratta di una serie di Paesi entrati nell’organizzazione tra il 1955 e il 1956, durante una delle più grandi espansioni simultanee nella storia dell’ONU. L’allargamento fu il risultato di un compromesso politico tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che fino a quel momento avevano bloccato a vicenda diversi ingressi per ragioni di influenza geopolitica. È in quella fase che l’ONU passò da 60 a 76 membri, lasciandosi alle spalle gli echi della Seconda guerra mondiale. Una dinamica che negli anni successivi ha permesso alla stessa organizzazione di includere nuovi blocchi regionali, come avvenuto per l’Africa post-coloniale negli anni Sessanta o per gli Stati sorti dalla dissoluzione dell’URSS tra il 1991 e il 1993.

L’evento riunirà diplomatici e analisti che si occupano di cooperazione internazionale, laddove il multilateralismo è tornato oggetto di discussione, spesso per la lentezza con cui le organizzazioni internazionali riescono a rispondere a crisi complesse. Tra gli interventi previsti ci sono quelli di Martin Kimani, presidente e CEO di The Africa Center a New York, e di esperti come Richard Gowan dell’International Crisis Group. Ma anche studiosi come Minh-Thu Pham della Carnegie Endowment for International Peace.

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