L'UE multa Apple e Google: elevate sanzioni per oltre 15 miliardi
La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager | via Shutterstock

L’UE multa Apple e Google: elevate sanzioni per oltre 15 miliardi

Sullo sfondo di questi procedimenti legali, si staglia la figura di Vestager, ormai diventata una sorta di spauracchio per le grandi tech americane. "Questo caso ha segnato un cambiamento fondamentale nel modo in cui le aziende digitali venivano regolate e anche percepite", ha detto.

È di nuovo UE vs Big Tech, in questo caso Apple e Google: la multa da 13 miliardi di euro inflitta ad Apple per evasione fiscale e i 2,4 miliardi di euro elevati a Google per pratiche scorrette sembrano rappresentare una nuova frontiera nel rapporto tra il Vecchio Continente e i grandi nomi della Silicon Valley.

La vicenda Apple nasce da un contenzioso fiscale con l’Irlanda: il governo di Dublino ha permesso alla Mela di Cupertino di pagare una cifra irrisoria rispetto ai profitti generati in Europa. Accordi fiscali illeciti, sentenziano oggi i giudici europei, e quei 13 miliardi di euro, fino ad ora fermi su un conto di garanzia dopo la prima vittoria legale del colosso tecnologico, devono rientrare nelle casse dello Stato.

Apple, dal canto suo, si è difesa sostenendo che la questione non riguardi tanto le tasse in sé, quanto il “chi” debba riscuoterle. Secondo i legali dell’azienda, quei soldi sarebbero già stati tassati negli Stati Uniti e l’Unione Europea, imponendo questa somma, starebbe modificando retroattivamente le regole del gioco. Ma il fascino delle arringhe americane non ha attecchito sul rigore dei giudici europei.

Google, invece, si trova nuovamente a fare i conti con la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager. La multa da 2,4 miliardi di euro del 2017, confermata ora dai giudici, è la conseguenza di un’ingiustificata preferenza data da Google al proprio servizio di confronto prezzi nelle ricerche online. Anche qui, l’azienda di Mountain View ha cercato di aggiustare il tiro, dicendosi “delusa” della sentenza ma sostenendo di aver già effettuato modifiche ai propri prodotti. Per i concorrenti, però, i cambiamenti introdotti non sembrano essere sufficienti.

Sullo sfondo di questi procedimenti legali, si staglia la figura di Vestager, ormai diventata una sorta di spauracchio per le grandi tech americane. “Questo caso ha segnato un cambiamento fondamentale nel modo in cui le aziende digitali venivano regolate e anche percepite”, ha detto. “Prima di questo caso, la convinzione prevalente era che le aziende digitali dovessero operare liberamente.”. E mentre gli Stati Uniti sembrano ancora impantanati in un dibattito politico incerto, l’Unione Europea continua a marciare spedita verso una regolamentazione più severa e trasparente.

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