Dopo le tensioni economiche tra USA e Cina, l’India è in piena corsa per espandere la capacità dei suoi porti, una mossa ritenuta essenziale per supportare le ambizioni del paese di diventare un hub manifatturiero di livello mondiale. Il porto di Jawaharlal Nehru, il più grande del Paese, situato a Navi Mumbai, è al centro di un’importante iniziativa di ampliamento, con l’obiettivo di gestire un numero crescente di container.
Negli ultimi due decenni, il flusso di container attraverso i porti indiani è triplicato, raggiungendo l’equivalente di 6,4 milioni di container nel 2023. Nonostante questa crescita significativa, le operazioni portuali indiane rimangono limitate rispetto ai grandi porti globali, soprattutto quelli cinesi. Per colmare il divario, il governo indiano ha avviato un piano che prevede l’espansione delle infrastrutture portuali esistenti e la costruzione di nuovi porti.
Un progetto chiave è in corso a Vadhvan, un’area industriale situata 160 chilometri a nord di Mumbai. Qui, è prevista la costruzione di un nuovo mega porto con una capacità di movimentazione di 20 milioni di container all’anno, triplicando la capacità del porto di Jawaharlal Nehru. Questo progetto, che richiederà un investimento di oltre 9 miliardi di dollari e sarà completato entro il 2035, è considerato cruciale per consentire all’India di competere con la Cina e altri grandi attori nel settore del commercio marittimo globale.
La vera sfida, comunque, non riguarda solo i porti: l’India necessita di migliorare anche le infrastrutture stradali e ferroviarie che collegano i porti alle aree industriali interne, per abbattere i ritardi nella consegna delle merci e i costi aggiuntivi dovuti all’uso di mezzi non all’altezza ad un’economia più globalizzata.