La recente sentenza del giudice Amit P. Mehta del Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia ha stabilito che Google ha violato le leggi antitrust. L’accusa è quella di aver soffocato la concorrenza nella ricerca su internet per mantenere il proprio monopolio. Si tratta di una decisione che potrebbe potenzialmente segnare l’inizio di una nuova era di regolamentazione per i giganti tecnologici.
Il caso contro Google trova un parallelo storico nella sentenza contro Microsoft del 2000, quando un giudice federale decretò che l’azienda aveva abusato del potere monopolistico del suo sistema operativo Windows. Nonostante la decisione di dividere Microsoft fu annullata in appello, le conclusioni legali principali furono confermate, e l’azienda fu costretta a modificare le sue pratiche commerciali. Questa vicenda influenzò significativamente il panorama tecnologico dell’epoca, aprendo la strada a una maggiore innovazione e concorrenza.
La sentenza contro Google sembrerebbe avere tutte le carte in regola per impattare altrettanto significativamente sul settore. Secondo il giudice Mehta, gli accordi esclusivi di Google con Apple, altri produttori di dispositivi e aziende di browser per rendere il motore di ricerca di Google quello predefinito sui propri prodotti hanno illegalmente escluso i rivali. Questi accordi, che consistevano in pagamenti per assicurarsi la selezione come browser predefinito, hanno permesso a Google di consolidare il suo monopolio, creando così un vantaggio che i rivali non potevano eguagliare e permettendo così all’azienda di Alphabet di chiedere più soldi agli inserzionisti per via della propria onnipresenza.
L’effetto della sentenza potrebbe estendersi ben oltre Google. I regolatori statunitensi hanno già accusato altri giganti tecnologici, come Apple, Amazon e Meta, di violare le leggi antitrust favorendo i propri prodotti e acquisendo concorrenti più piccoli. Le possibili soluzioni che il giudice Mehta deciderà per il caso di Google potrebbero influenzare significativamente questi altri procedimenti, determinando nuove regole e limitazioni per l’intero settore.
Gli esperti antitrust suggeriscono una serie di possibili misure correttive. Tra queste, vietare a Google di stipulare accordi esclusivi per la distribuzione delle ricerche, costringerla a condividere i dati di ricerca con i concorrenti e persino separare alcune delle sue divisioni, come il browser Chrome o il sistema operativo Android. Queste misure dovrebbero aiutare a ridisegnare un mercato più aperto e competitivo, favorendo l’innovazione e impedendo ad una singola azienda di dominare l’intero settore.