Kamala Harris contro l'acquisizione giapponese di U.S. Steel

Anche Kamala Harris contro l’acquisizione giapponese di U.S. Steel

Le dichiarazioni della candidata alla Presidenza confermano l'impegno bipartisan di vigilare, ed eventualmente bloccare, l'acquisizione di un colosso siderurgico americano. Ma i dubbi su come trattare una questione che riguarda un Paese amico ed alleato fondamentale in oriente non sono pochi.

La Vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha espresso chiaramente la sua opposizione alla proposta di acquisizione della U.S. Steel da parte della giapponese Nippon Steel, sottolineando la necessità di mantenere l’azienda nelle mani di proprietari americani. Durante una tappa della sua campagna elettorale a Pittsburgh, Harris ha affermato che la U.S. Steel “dovrebbe rimanere di proprietà e gestione americana”, ricevendo un’accoglienza calorosa da parte del pubblico presente e confermando quanto avevamo raccontato in passato.

L’offerta da 15 miliardi di dollari di Nippon Steel, annunciata a dicembre scorso, è stata da subito oggetto di controversie. Il sindacato United Steelworkers, che ha sede proprio a Pittsburgh, ha espresso forti preoccupazioni, sostenendo che il passaggio di proprietà a una corporation straniera potrebbe rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Il sindacato ha inoltre manifestato dubbi sugli impegni presi da Nippon Steel, tra cui la promessa di non licenziare i dipendenti o chiudere gli impianti.

Negli ultimi mesi, l’opposizione all’acquisizione si è intensificata, coinvolgendo anche figure politiche di primo piano. Oltre a Harris, sia il Presidente Joe Biden che il candidato repubblicano alla presidenza, Donald Trump, hanno dichiarato la loro contrarietà alla cessione di U.S. Steel a un’entità straniera. Questo schieramento politico bipartisan ha rafforzato la posizione del sindacato, preoccupato per le implicazioni occupazionali e di sicurezza nazionale.

La dichiarazione di Harris rappresenta un ulteriore colpo per le speranze di Nippon Steel di concludere l’affare. Il colosso giapponese, tuttavia, ha ribadito la propria fiducia nella fusione, sostenendo che l’operazione metterebbe U.S. Steel e l’intera industria siderurgica americana su basi più solide. “Crediamo che un processo di revisione regolatoria equo e obiettivo sosterrà questo esito”, ha affermato l’azienda in un comunicato.

Nonostante l’opposizione, Nippon Steel spera che le trattative possano proseguire anche oltre le elezioni presidenziali di novembre, quando la pressione politica potrebbe diminuire. Negli Stati Uniti, il presidente ha il potere di bloccare determinate transazioni internazionali per motivi di sicurezza nazionale. Allo stesso tempo, il Giappone è considerato un Paese amico e un alleato importante in Oriente, dove lo scontro con la Cina è sempre più acuito anche in seguito alle ultime vicende giudiziarie che hanno colpito la funzionaria dello Stato di New York Linda Sun. Tutto questo, chiaramente, alimenta gli interrogativi su come verrà effettivamente gestita l’acquisizione dalle autorità competenti.

Attualmente, il Comitato per gli Investimenti Stranieri negli Stati Uniti (CFIUS), un potente gruppo interagenzia, sta valutando le implicazioni di sicurezza nazionale legate alla proposta di Nippon Steel. In caso di indagine approfondita, il comitato farà una raccomandazione al Presidente, il quale avrà l’ultima parola sulla vicenda. Nippon Steel ha cercato di rassicurare il governo americano con l’annuncio del ritiro da una joint venture cinese, un gesto volto a ridurre i potenziali sospetti dei regolatori statunitensi.

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