Il 4 luglio, spiegato

È il giorno in cui si celebra l’indipendenza degli Stati Uniti, ma anche una festa popolare fatta di barbecue, fuochi d’artificio e qualche contraddizione storica

Ogni anno, il 4 luglio negli Stati Uniti, milioni di americani si radunano nei parchi e nei giardini, accendendo barbecue e fuochi d’artificio. Ma dietro il rumore e i colori affiora il ricordo di un documento firmato in un’America ancora fragile e tutta da costruire: la Dichiarazione d’Indipendenza americana, un gesto politico e culturale che segnava la nascita di un’idea, quella di un nuovo Paese fondato su principi che ancora oggi vengono discussi o interpretati.

Philadelphia, dove il documento venne redatto e approvato, non era soltanto il luogo più pratico per radunare i rappresentanti delle colonie: era già allora una città cosmopolita, il fulcro commerciale e intellettuale di quell’America nascente. La sua eredità continua a essere celebrata nella Liberty Bell, il cui valore simbolico però va oltre la sola Rivoluzione americana. Basti pensare, infatti, che nel corso del XIX secolo fu ripresa dagli abolizionisti come icona della battaglia contro la schiavitù, segno che le libertà proclamate nel 1776 non erano state garantite a tutti sin dall’inizio.

Nel tempo poi la festa, da solenne, è diventata sempre più popolare. I fuochi d’artificio che la sera del 4 luglio illuminano i cieli americani non sono solo uno spettacolo: richiamano i festeggiamenti rumorosi che, già nel Settecento, accompagnavano eventi pubblici e politici nelle colonie britanniche. Così come i falò accesi lungo le spiagge, eredità di antichi riti europei di metà estate, trasformati in celebrazione patriottica.

Anche il cibo che oggi caratterizza la giornata, parla di influenze e contaminazioni. L’hot dog, ormai protagonista indiscusso dei picnic del 4 luglio, ha origini che attraversano l’Atlantico, portate dagli immigrati tedeschi nell’Ottocento: si stima che per il 4 luglio se ne preparino circa 150 milioni. Il barbecue, altro rito immancabile, nasce invece nel Sud degli Stati Uniti, dove il lento affumicamento delle carni era già una pratica comune nelle piantagioni e nei raduni popolari ben prima della Rivoluzione.

A New York, il 4 luglio assume proporzioni spettacolari. Il Macy’s Fourth of July Fireworks è uno degli eventi più seguiti e grandiosi del Paese: centinaia di migliaia di persone si riversano lungo l’East River e nei rooftop dei quartieri vicini per assistere a uno show pirotecnico che dura quasi mezz’ora e che ogni anno cambia coreografia e colonna sonora. È un evento che, come molti altri aspetti del 4 luglio, mescola con naturalezza tradizione e intrattenimento, patriottismo e cultura pop.

A distanza di quasi due secoli e mezzo, le modalità con cui gli americani celebrano il 4 luglio raccontano un Paese che ha trasformato il ricordo della sua nascita in una festa collettiva, più simile a una grande sagra nazionale che a una commemorazione storica. Ma dietro i teli a stelle e strisce e le griglie fumanti, rimane la consapevolezza – anche se spesso solo accennata – che l’indipendenza americana è stata un processo lungo, fatto di conquiste successive e di continue rivendicazioni.

Così il 4 luglio è rimasto, anno dopo anno, una celebrazione che unisce il passato al presente senza troppa coerenza, ma con molta partecipazione. Sfilate, spettacoli pirotecnici e pranzi all’aperto servono a ribadire un senso di appartenenza che, come la crepa della Liberty Bell, non nasconde le sue fratture, ma continua a essere esibito come simbolo di una libertà ancora in costruzione.

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