Ogni grande città ha la sua colonna sonora, e New York, la metropoli per eccellenza, non fa eccezione. Se “New York, New York” di Frank Sinatra è stato per decenni l’inno romantico e nostalgico della Grande Mela, “Empire State of Mind” di Jay-Z e Alicia Keys ha conquistato il ruolo di celebrazione moderna di questa città in continua evoluzione. Rilasciato nel 2009, il brano è diventato una pietra miliare della cultura pop contemporanea, capace di incarnare lo spirito di New York con il linguaggio della sua generazione.
Dietro questo successo si cela una storia ricca di ambizione e autenticità. Jay-Z, nato e cresciuto a Brooklyn, ha sempre avuto un legame viscerale con la città. Cresciuto tra le difficoltà economiche e le sfide della vita di strada, Shawn Corey Carter – questo il suo vero nome – ha trasformato le sue esperienze personali in narrazioni musicali che parlano di riscatto e determinazione, un po’ come gran parte della musica rap. “Empire State of Mind” è il culmine di questo viaggio, una celebrazione della resilienza che New York incarna per milioni di persone.
Ciò che mi colpisce di questo brano è l’aspirazione e la speranza: l’idea che esista un luogo dove puoi diventare qualcosa. Ma devi essere consapevole che vivere a New York, o in qualsiasi grande città, ha anche i suoi lati negativi. Puoi perderti o essere risucchiato, ed è per questo che il terzo verso è fatto in quel modo. L’ho visto accadere tante volte. Tuttavia, se riesci a superare le insidie, puoi avere successo. I grandi successi risuonano con il pubblico più vasto. L’ispirazione in quel brano ha toccato corde profonde, in tutto il mondo.
Jay-Z, dal booklet del disco
La canzone nasce dalla collaborazione con Alicia Keys, un’altra figlia di New York, originaria di Hell’s Kitchen. La sua voce potente e soulful conferisce un’ulteriore profondità emotiva al brano ed è impossibile ascoltare il ritornello senza sentire una spinta di energia: “New York, concrete jungle where dreams are made of, there’s nothing you can’t do…”. Parole che risuonano come una sorta di mantra per chiunque aspiri a realizzare i propri sogni nella città che non dorme mai.
Dal punto di vista musicale, “Empire State of Mind” è un mix perfetto di hip hop e soul contemporaneo, arricchito da un arrangiamento orchestrale che richiama la grandiosità di Broadway e la pulsazione costante della città. Il beat, prodotto dal duo Al Shux, è costruito per evocare l’idea di marcia trionfale, mentre le liriche di Jay-Z intrecciano riferimenti alla cultura pop e alla storia di New York, da Sinatra ai Knicks, fino agli iconici edifici come l’Empire State Building.
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Acquista su AmazonIl video musicale, girato in bianco e nero, è un tributo visivo alla città. Le immagini alternano scene dei quartieri popolari a scorci dei simboli più famosi della metropoli, come Times Square e il Ponte di Brooklyn. Questo contrasto tra i sogni e le realtà di New York riflette perfettamente il messaggio del brano: una città di opportunità e sfide, dove chiunque può trovare la propria strada, a patto di avere la grinta necessaria.
Dal suo debutto, “Empire State of Mind” ha ottenuto riconoscimenti importanti, inclusi due Grammy Awards, e ha raggiunto il primo posto nella classifica Billboard Hot 100. Più di una semplice hit, è diventata una canzone simbolo, spesso suonata durante eventi sportivi al Madison Square Garden ed eventi simili. È ormai parte del DNA culturale di New York.
Ciò che rende questa canzone davvero unica è la sua capacità di parlare sia ai newyorkesi che a coloro che sognano di visitare la città. Jay-Z e Alicia Keys hanno catturato l’essenza di New York non solo come luogo fisico, ma come concetto universale: una destinazione per i sognatori, un crocevia di storie, speranze e sfide.
Oggi, “Empire State of Mind” risuona ancora con la stessa forza di quando è stata pubblicata. È la colonna sonora di taxi che sfrecciano tra i grattacieli, di passeggiate al tramonto su High Line e di feste nei club di Manhattan. È una dichiarazione d’amore a una città che, nel bene e nel male, resta l’epicentro del mondo.